Viene a conoscenza da una chat che il proprio nome e cognome erano identificabili in un cartellone pubblicitario del pronto soccorso raffigurante un operatore sanitario al pc.
È accaduto al paziente di una Asl che dopo la “scoperta” ha presentato un reclamo al Garante privacy per tutelare i propri diritti.
L’Autorità, che nel frattempo aveva ricevuto anche la notifica di data breach dalla Asl in qualità di titolare del trattamento a causa della diffusione dei dati del paziente, ha accertato che il cartellone raffigurava effettivamente un operatore sanitario seduto davanti allo schermo del pc sul quale era visibile una scheda di pronto soccorso con i dati anagrafici del paziente associati alla prestazione sanitaria ricevuta. Il cartellone, peraltro, era posizionato nel corridoio principale di ingresso del pronto soccorso, consentendo così a chiunque di venire a conoscenza di queste informazioni.
Alla richiesta di spiegazioni del Garante, l’Azienda sanitaria ha affermato che la pubblicazione dei dati era stata causata da mera disattenzione e che il cartellone era rimasto affisso per poche settimane.
L’Autorità, nel ricordare che è vietata la diffusione di qualsiasi informazione da cui si possa desumere lo stato di salute, ha applicato alla Asl una sanzione di 20mila euro per trattamento illecito di dati personali.