Infatti, quello che “Essi” definiscono “pensiero sostenibile”, e che non ammette il confronto su altre possibili soluzioni ai problemi descritti nell’Agenda, altro non è che l’indottrinamento al “pensiero unico”. Il “pensiero critico” (che dovrebbe essere lo scopo finale dell’istruzione, attraverso cui i nostri ragazzi possono diventare persone che pensano in modo autonomo e non si lasciano contagiare dalle “idee” in voga o da quelle manipolatrici che alcuni gruppi di persone vogliono imporre), viene così “asfissiato” da lezioni tutte uguali che richiedono il solo ripetere a pappagallo ciò che è scritto sui vergognosi libri di testo o ciò che dice l’insegnante e, l’adeguarsi a concetti (cancellazione della fame nel mondo, benessere per tutti, riduzione delle diseguaglianze, lavoro dignitoso per tutti etc. etc.), che “fanno chic e non impegnano”, a ben osservare cosa sta accadendo nel Mondo, proprio per mano di coloro che hanno voluto e scritto l’Agenda (dettata dal WEF).
In una società progettata per dirci cosa fare o non fare e soprattutto cosa pensare, è deleterio insegnare a pensare. In una siffatta società, non è importante quello che pensi, ma come pensi e questo, implica l’essere in grado di interpretare dati, fatti e avvenimenti, analizzare le idee, le intenzioni, gli argomenti per poter giungere a una conclusione personale.
Secondo voi, la scuola, oggi, è capace di fare questo? Intanto in Puglia si sono inventati il #dissensoinformato, la sperimentazione di questo nuovo concetto che ci riporta al “bipensiero” e alla “neolingua” creata da Orwell, naturalmente avverrà nelle scuole e nelle Università italiane.
bilgiu