Il sindaco di estrema destra (una lista civica) di una importante città dell’Umbria nell’aula consiliare minaccia poi aggredisce fisicamente e poi riminaccia un consigliere dell’opposizione di destra (FdI). Un cantante musicista showman conferenziere guru mediadipendente insulta il suo pubblico siciliano in una serata dedicata di fatto impropriamente a una delle persone meno aggressive io abbia mai incontrato.
Franco Battiato avrebbe avuto bisogno per lui e per noi di un omaggio migliore, se non altro perché ha segnalato la difficoltà di trovare l’alba in ogni crepuscolo e tutto il resto. Forse, dovunque sia, starà sorridendo con il suo sorriso arabo – siculo oppure guarderà sospirando da un’altra parte, dopo avere sentito che uno spettatore pagante si é beccato del frocio di merda dal grande artista.
Chi non sa controllarsi e notoriamente pericoloso a sé e agli altri. Eppure saltano i nervi a tutti in un Paese maleducato e quelli citati sono solo due esempi delle ultime quarantotto ore. Se poi si vuole andare sul tragico reale, un ragazzo di ventitré anni muore durante una lite, colpito da una fiocina dall’assassino che poi se ne riparte tranquillo, dopo aver recuperato la fiocina che potrebbe sempre tornare di nuovo utile. Quando i carabinieri lo arrestano sembra stupito.
L’autocontrollo, la saggezza che si esprime con lo stile e magari l’ironia, la comunicazione che si fonda solo sulla violenza verbale e non solo verbale, sono all’ordine del giorno. Marek Halter in una intervista romana di tanto tempo fa, mi raccontava dal fondo della sua folta barba, la sua infanzia di bambino scappato dal ghetto di Varsavia fra le fiamme naziste, sempre verso est e poi sud e poi ovest e di nuovo nord, a sei anni – sei anni – cercando pace e speranza, visto che l’infanzia gli era stata già negata. La violenza nasce dove finisce la parola, mi disse aggiungendo che questa era una legge storica che purtroppo veniva regolarmente ignorata.
Eravamo in un albergo del centro e Marek Halter raccontava anche la fatica fatta per tentare di fare dialogare arabi e ebrei. Parlava di come la parola e il dialogo restano il cardine della società civile e che il problema é quando una delle due parti non accetta o non riconosce il dialogo come strumento di civiltà, di cultura e in quel caso non rispettando le regole basic. Non ci si siede al tavolo con i bari, ripeteva non a caso all’infinito Marco Pannella che sulla parola e non sul potere – in Italia, pensa te – aveva costruito tutta la sua non marginale vita politica.
Carlo Romeo, consulente Aduc