Italia, anni di piombo. Un brigatista e un mafioso s’incontrano nel carcere di Cuneo. Dopo l’iniziale diffidenza, tra i due nasce un’amicizia che diviene sempre più profonda, autentica, indissolubile. Il romanzo prende spunto da un reale fatto di cronaca, la mancata uccisione di molti brigatisti da parte dei siciliani, che avrebbero dovuto obbedire a “ordini superiori” e che hanno preferito combattere il loro stesso sistema piuttosto che gli amici con cui avevano condiviso anni di vita carceraria, qui ricostruita attraverso i racconti di ex detenuti, come Alberto Franceschini (colonna delle BR) e Gaetano Costa (pentito di mafia), a lungo intervistati dagli autori. Le carceri, in quegli anni, sono un claustrofobico microstato regolamentato da dure leggi interne, da rigidi codici comportamentali che procedono paralleli alle trame che si tessono all’esterno.
In un arco temporale che si snoda lungo un decennio di sangue, Roberto Gugliotta e Giovanna Vizzaccaro indagano sui misteriosi rapporti tra mafia e Stato, penetrando nella vita dei detenuti,
aprendo spiragli su scenari terribili, rendendo evidenti i meccanismi, le collusioni, gli intrighi di quei difficili anni. Ma anche gettando su di essi una luce nuova, mostrando il punto di vista di due antagonisti che alla fine si sosterranno a vicenda, cercando di mantenere l’umanità nella spirale di violenza che va generandosi, inarrestabile.
L’errore, il pentimento, la solidarietà, la fede distorta, ma incrollabile e salda in un credo, s’inseriscono naturalmente in una narrazione dedicata a tutti coloro che hanno avuto la forza di
capire, dimenticare,perdonare, contro l’odio che non vuole fare parlare, sapere,pensare. Dimenticare non è mai la soluzione e ricordare, anche gli errori, è l’unico modo per non sprecare una seconda occasione.
Il picciotto e il brigatista è un libro che permette di entrare con lo sguardo privilegiato dei protagonisti in tre mondi difficili da penetrare: il terrorismo, la mafia e il carcere. Questi tre insiemi si sovrappongono nella storia dei due reclusi, Francesco il terrorista e Vincenzo il mafioso. Attraverso la loro amicizia si comprendono le differenze di vita, motivazioni e valori tra un brigatista e un affiliato a Cosa Nostra. Per conoscere quegli anni e la profonda distanza tra mafia e terrorismo sono disponibili già migliaia di faldoni di processi e decine di saggi. Ma la memoria non è fatta solo di atti giudiziari e libri storici. E un romanzo come quello di Gugliotta e Vizzaccaro può aiutare a cogliere il senso profondo degli anni Settanta meglio di sentenze e libri di storia.
Sandro Ruotolo – Annozero – Raidue