Raccontare la storia di Chiara Bianchino, 20 anni, iscritta a Roma tre, alla facoltà DAMS (Dipartimento arti e scienze dello spettacolo), è per certi versi una sorta di romanzo di una generazione che guarda al futuro come si ammira l’infinità del mare. Tutto questo per evitare di perdere una sola opportunità. Ma facendo questo le ragazze come Chiara, a cui oltre a un bel fisico il buon Dio ha donato un "bel cervello" si sono per certe versi affrancate dall’urgenza dei bisogni, aprendo l’orizzonte dei desideri. Chiara sogna di diventare giornalista nell’ambito cinematografico o di spettacolo e cultura, o critica cinematografica. Intanto si mette in gioco come fotomodella e lavora con una agenzia di Roma, che si chiama Fluo agency. Una storia come tante altre in apparenza, ma unica. Che ci porta a fare un passo indietro: i sogni, i desideri, le speranze in quale cassetto dell’anima sono ben riposti? Ecco quei gorghi. Farsi carico delle conseguenze, ammettere gli errori. Perché come Chiara presto o tardi capirà, l’imbarcazione che naviga non può cancellare la scia che ha tracciato: è inutile rimpiangere le occasioni perdute. Si può, si deve intraprendere un altro percorso. “Le mie passioni sono il cinema, il teatro, l’arte e la letteratura, e naturalmente la moda e la fotografia. Prima di frequentare l’università ho conseguito il diploma al liceo classico Augusto, specializzandomi in particolare nelle lettere classiche, tanto da impartire ripetizioni di latino e greco ai ragazzi di alcuni licei classici e scientifici di Roma. Inoltre ho giocato a pallavolo, nel ruolo di centrale, per circa sei anni. Il mio sogno è di andare a vivere a Londra, una città che conosco molto bene, in quanto mi sono recata in viaggio lì quattro volte, per più di un mese: adoro la cultura inglese, e in particolare la grande attenzione che è data al settore del teatro e del cinema, e in futuro mi piacerebbe andare a vivere lì”. Questa in sintesi è Chiara. La sua storia aiuta a dare un senso alla vita di una generazione innamorata perdutamente del glamour, con la consapevolezza che una vita senza ironia e malizia, con quel pizzico intrigante di glamour è una tortura. E del resto per una passionale come lei, difficile sarebbe credere il contrario. E per un romanzo generazionale, non è che un buon inizio.
Chiara il tuo sogno è diventare una modella affermata: quanta strada devi ancora percorrere?
Penso parecchia ancora: vorrei dedicare molto più tempo alla mia carriera da modella, partecipando a più casting e progetti ed eventi che mi interessano, ma purtroppo ora come ora sono molto presa dall’università e dai corsi di inglese che frequento.
Cosa cerchi veramente di dimostrare?
Vorrei esprimere me stessa, le mie emozioni e la mia interiorità attraverso la fotografia: vorrei dimostrare di sapere interpretare gli stati d’animo e le personalità che mi sono richieste per quel tipo di foto e vorrei dimostrare di saper "sentire" gli abiti che mi chiedono di indossare, il make up che mi chiedono di portare e le "location" in cui mi chiedono di posare.
Ti ritieni una ragazza indipendente o mammona?
Molto indipendente: vorrei esserlo ogni giorno di più.
Bisogna essere prima persona e poi personaggio?
Purtroppo nel mondo della moda e dello spettacolo, bisogna essere prima personaggio.
I soldi, è questo l’aspetto che più ti piace del tuo lavoro?
Diciamo che è uno degli aspetti preponderanti, ma non il principale
Le ragazze disposte ad attraversare il deserto in ginocchio pur di guadagnare una copertina patinata sono pur sempre tante: non ti preoccupa la concorrenza, per così dire sleale?
Sono consapevole di questo tipo di concorrenza, ma se tu vali non c’è concorrenza che possa impedirti di emergere e di mostrare le tue capacità.
Chiara è ottimista sulle pari opportunità?
Sì, spero che il nuovo millennio porti gradualmente alla completa parità dei diritti tra uomini e donne nel mondo occidentale; per quanto riguarda il medio-oriente sono parecchio scettica a riguardo, ma spero che in futuro le condizioni delle donne possano migliorare.
Chi è secondo te una brutta statuina?
Barbara D’Urso: detesto la sua falsità e il suo continuo tentativo di spettacolarizzare il dolore. Penso che sia l’emblema della degenerazione in cui versa la nostra televisione negli ultimi anni.
E chi una icona?
Lana Del Ray: adoro la sua musica, il suo stile e la sua personalità.
Quando ti sei accorta che hai la stoffa?
Quando sono stata scelta per il progetto "Denial" da Luca Latrofa: è stato il primo a credere in me e nella mia abilità a posare e a "interpretare" lo stato d’animo che mi veniva richiesto per quel tipo di set.
Sei fidanzata?
Sì, da più di tre anni.
E’ geloso?
No, direi di no: c’è molta fiducia reciproca.
Quando una relazione può definirsi "pericolosa"?
Quando diventa una relazione morbosa e soffocante, che non ti permette di avere i tuoi spazi e di coltivare i tuoi interessi in libertà.
Nel mondo del glamour circolano tante leggende: cosa ti spaventa di più e cosa ti fa sorridere?
Mi destabilizza un po’ l’ininterrotta proliferazione di modelle alternative (del tipo completamente tatuate, con i capelli tinti dei colori più improbabili, dallo stile originale…): quando guardo le loro foto non so mai se prevalga l’ammirazione per ragazze dalla personalità così forte e decisa o la perplessità per i nuovi canoni che sembrano affermarsi, esercitando un "fascino proibito" per le modelle più "tradizionali".
Che cosa accade veramente quando sei da sola di fronte l’obiettivo?
Mi sento veramente me stessa, mi sento "viva": faccio emergere, attraverso l’espressività, quello che ho dentro.
Nella quotidianità i riflettori accesi sono un bene o un problema?
Per ora sono un bene: è un tipo di notorietà ancora "vivibile"… ho sempre le bacheche dei Social Networks super intasate, ma è una "piccola popolarità" che fa piacere.