Femminile, romantica e poetica. Sono questi i trademark di Francesca Abate, fashion designer catanese che il 5 giugno, alle ore 20, debutterà con la sua prima collezione moda al Palazzo Biscari di Catania. Un inno alla bellezza e alla ricercatezza, attraverso abiti curati in ogni dettaglio. L’alta sartoria, la qualità dei tessuti e dei ricami, la raffinatezza delle lavorazioni in un puro stile italiano. E ancora, la passione per l’arte, uno stile inconfondibile e un design moderno connotano fortemente la collezione “Vita”. 27 anni, originaria di Catania, Francesca Abate è appassionata di moda sin da bambina. Dopo un percorso di studi che l’ha portata alla laurea in Infermieristica, ha deciso di dare corpo al suo antico amore frequentando un corso di Fashion design presso l’Accademia Euromediterranea di Catania. Quest’esperienza le ha permesso di consolidare le sue conoscenze e l’ha convinta a concretizzare il suo sogno: oggi Francesca è sales assistant in un importante negozio di moda e cura una rubrica di stile e tendenze per una testata locale. Dopo aver collaborato con alcune agenzie di moda, occupandosi dello styling durante le sfilate, ora è pronta per dare il via al suo ambizioso progetto: una nuova azienda di moda che porta il suo nome, la Francesca Abate Haute Couture. Il nome della collezione scelta per il suo debutto, “Vita”, nasce da una riflessione semplice ed essenziale: “Se per qualcuno può apparire stupido ed ingenuo credere ancora nei propri sogni – dice – a 27 anni posso permettermi di farlo, e impegnarmi per realizzarli. Vita è questo stimolo coraggioso e temerario. Vita è tutto ciò in cui credo”. Linee semplici, tessuti preziosi e ricercati: è questa la cifra distintiva della prima collezione di Francesca Abate, una sfida tutta siciliana nel settore dell’alta moda.
Francesca svela ai lettori di IMG Press il segreto del tuo successo?
Prima di svelarne il segreto dovrei capire se davvero avrò successo! Ritengo, in ogni caso, che la chiave si trovi nella costanza e nella dedizione.
Quando hai deciso di voler essere quello che sei?
L’immagine mia con un foglio e una matita a disegnare bozzetti la posso ritrovare in ogni fase della mia vita. Sempre voluto, sempre fatto, sempre sperato, da che ho ricordi.
Le sfilate dicono sempre la verità?
Dipende da chi le fa, più si sta in alto e più si ha la libertà di dire la propria verità anche se ultimamente si sono viste, sulle passerelle, scene ridicole, di punti di vista distorti e una verità non proprio degli stilisti ma dell’ufficio marketing.
Senza ombre: che persona sei?
Francesca è una sognatrice ora, troppo razionale ieri, schietta e rumorosa, presuntuosa a volte. Estremamente buona e disponibile, spesso mi ritrovo in una dimensione parallela ma torno sula Terra in pochi secondi se c’è bisogno.
Quale modello di donna pensi di rappresentare con i tuoi abiti?
Una donna estremamente femminile, decisa, che non ha paura di apparire, di mostrare il suo corpo con eleganza. Forti personalità, corpi siciliani.
Che cosa è importante in una stilista?
Indubbiamente la conoscenza della materia, il saper distinguere la natura di un tessuto, la confezione di un abito, le linee, passione per la storia della moda e sapere cosa già è stato fatto, la ricerca. Fondamentale è trovare una propria strada, una propria collocazione stilistica e da lì sviluppare i propri progetti.
Se dovessi spiegare a dei principianti il tuo stile che espressione useresti?
Elegante, unico termine che contraddistingue tutto.
Le gioie quotidiane per te?
Ricevere messaggi anni dopo aver consegnato un abito in cui ancora ti ringraziano, veder pubblicato un lavoro di styling, vedere i miei abiti indossati.
Il brivido caldo che una creazione può trasmettere?
C’è così tanto lavoro dietro la creazione di un abito che vedere il prodotto realizzato è come la visione del figlio dopo 9 mesi di gestazione, c’è dietro fatica, ma porta a orgoglio e meraviglia.
Perché la pubblicità parla (solo) il linguaggio del corpo?
Perché si giunge prima a far parlare di sé, si preferisce un mezzuccio piuttosto che un messaggio.
Quale politico a tuo parere sarebbe un perfetto testimonial?
Non farei mai rappresentare un mio prodotto, una mia idea, da un politico.
I calendari glamour hanno ancora un senso?
Per i camionisti forse si! Ritengo che in ogni copertina di riviste o spot pubblicitari si vedano anche troppe donne nude che sia quasi sprecato spendere altri soldi per l’acquisto di un calendario.
Cosa consideri banale in fotografia?
La foto senza uno studio dietro, senza un team di professionisti a confronto.
Quando si perde di vista la strada intrapresa?
A volte ci si arrende, ci poniamo delle scadenze e capita di accontentarsi di fare altro.
Le ragazze che vogliono studiare e non fare a tutti i costi le veline è roba da fantascienza?
Io ho studiato e anche tanto, mi sono laureata, iniziato un master nel contempo ho completato l’accademia di moda, continuo a studiare le lingue e tutto ciò che mi appassiona, non credo di rappresentare la fantascienza perché il 90% delle mie conoscenze è costituito da ragazze come me.
Ti sei occupata spesso dello styling durante le sfilate: la "voce della pancia" come potrebbe essere rappresentata?
Userei uno degli elementi naturali, come esplosione, liberazione, qualcosa di estremamente istintivo.
Che cosa ti manca di più nella vita quotidiana che la moda ti regala?
La moda è diversità e mi distacca dall’omologazione, dalla banalità e la serietà della società comune.
Se potessi ritornare indietro che cosa non rifaresti?
Rifarei tutto, ogni singola cosa. Tra le cose che farei, invece, c’è sicuramente quella di iniziare a studiare moda molto prima.
Ultima domanda: per far perdere la testa a una donna che cosa bisogna donare?
Solamente tempo, attenzioni e intelligenza.