Ambradea nasce a Roma. Diplomata alla Musical Theatre Academy nel 2013. Si divide tra Roma e Londra partecipando a diversi master sul canto, la danza e la recitazione.
É attiva professionalmente nel panorama teatrale e musicale italiano ed estero dal 2005.
Lavora per diverse band musicali e diventa la frontwoman per 4 anni del gruppo musicale Ritmovies Best Movie Hits.
Nel 2020 nasce la collaborazione con la Lead Records ed esce con il suo primo singolo inedito “My Future”, in inglese, scritto da Orlando Johnson con le musiche di Antonio Decimo.
Il suo progetto di scrittura e composizione musicale prende inizio nel 2021, quando esce con il suo nuovo singolo “Lose it all”, un brano nuovamente in inglese che punta il dito sui meccanismi oscuri dello showbusiness e con il quale vuole lanciare il messaggio agli artisti di non mollare mai la presa.
Il progetto subisce un’evoluzione e cambia prospettiva e linguaggio: l’italiano.
Esce a maggio 2022 con “Voglio fare l’eroina” e ad ottobre con “Crudelia (all I need is love)”.
A gennaio 2023 decide di fare il salto e di produrre un album interamente scritto e composto da lei stessa.
A ottobre 2023 conclude il lavoro di registrazione di tutte le 11 tracce che fanno parte dell’album dal titolo “EsSENZA”.
Un duplice significato delineato da quella prima esse. Un qualcosa che parla dell’essenza in tutte le sue forme. Essenza.
Ma anche un qualcosa fatto senza fronzoli, senza artifici, senza macchinosità. Senza. Così come è stato sentito, vissuto.
A gennaio 2024 lancia il primo singolo estratto dall’album, dal titolo “Statue di cera” e a Marzo 2024 pubblica l’intero disco, presentato in versione live, all’Alcazar di Roma, il 22 Giugno.
Ambra, qual è il punto di partenza?
Ci sono infiniti punti di partenza, dipende da che prospettiva guardiamo i nostri obiettivi. Il mio punto di partenza è stato il teatro. Ero una bambina piuttosto smarrita, ma con grandi ambizioni. L’ho fatto per contrastare la timidezza che mi caratterizzava, che non mi faceva reagire di fronte alle cose. Nel teatro ho trovato la mia chiave di espressione: delle tavole di legno sulle quali poter essere chiunque, al di fuori di me. Non sopportavo essere timida, ma allo stesso tempo non riuscivo a stare al passo nel mondo reale. Poi è arrivato il pianoforte e la danza, e da lì ho cominciato a capire quanto, tutto ciò che mi tenevo dentro, riusciva ad avere il suo sfogo. Più tardi è arrivato il canto, il tassello più difficile da scardinare, poiché si trattava di liberare una voce che era sempre stata in silenzio. Dopo un grande lavoro su me stessa, alla fine ho raggiunto un grande livello di consapevolezza e liberazione interiore. Vivo continuamente la sensazione di essere al punto di partenza, ma a oggi riesco a vedere anche che quel punto di partenza un tempo è stato il mio punto di arrivo. La consapevolezza di dove sia arrivata, e come ci sia arrivata, gioca un ruolo fondamentale in questo momento della mia vita. Sono in una fase di grande consapevolezza di me stessa, della direzione che ho intrapreso, dal punto di vista artistico. E’ stato un percorso molto lungo, ho dovuto passare attraverso molte vite per capire quale fosse la mia direzione e, ad oggi, mi sento sulla strada giusta, finalmente.
Per te chi o cosa rappresenta l’essenza infinita?
Ognuno di noi nasce con la propria essenza, che rimane immutata e imprescindibile per tutta la nostra vita. Credo che sia una caratteristica innata, con la quale dobbiamo fare i conti in base a ciò che ci troviamo attorno. C’è chi riesce a esprimere a pieno la propria essenza e chi invece, pur percependola, ha grandi difficoltà nel farla emergere. E’ un insieme di istinti primordiali, sensazioni, emozioni che decodifichiamo attraverso il nostro essere. Essenza e infinita sono due termini difficili da collocare in una certa misura, l’infinito è una parola che, per ovvie ragioni, non potremo mai capire a pieno. L’essenza di cui ho voluto parlare nel mio disco è la nostra parte più viscerale, la nostra parte più vera, quella senza giudizio, quella terrena, sensoriale, emozionale. Ho voluto fare un lavoro di liberazione interiore, nel quale ho messo sul tavolo tutte le sensazioni e le emozioni che avevo sopito negli ultimi anni. Da lì è nato, in musica, il mio viaggio alla ricerca di me stessa, un viaggio verso il nucleo, verso ciò che chiamo, appunto, l’essenza.
E’ stato difficile entrare nel mondo della musica?
E’ stato difficile prima di tutto formarmi come artista per arrivare ad essere soddisfatta di quello che creo, per arrivare ad individuare una strada in linea con il mio modo di decodificare i pensieri e le emozioni. La musica nella mia vita c’è sempre stata, a partire dalla mia famiglia che ha sempre avuto un’inclinazione verso il mondo artistico. Per quanto riguarda la domanda “è stato difficile entrare nel mondo della musica”, se per entrare si intende riuscire ad avere un successo tale da poterci vivere a 360 gradi, la domanda la declinerei al presente: è’ difficile. Presentare un progetto originale che non sia in linea con ciò che è in “voga” è un grande atto di coraggio e resistenza all’omologazione. La mia è una scelta consapevole, ma ho sempre difeso l’autenticità nell’arte. Mi piace sapere di cosa parlo quando presento la mia musica. Ci sarebbe da fare un discorso infinito e spesso ridondante ormai, sulla situazione della musica in Italia. Per quanto mi riguarda, riassumo tutto in questa risposta, che mi viene spesso in mente quando mi chiedono quale sia l’artista italiano a cui mi ispiro, ovvero: non c’è.
Perché proprio questo genere?
Ho voluto fare un esperimento unendo tutto ciò da cui ero attratta. Le mie radici sono nella musica soul, nella musica rock, nelle sonorità anni ’80, ma ultimamente mi sono avvicinata all’elettronica e trovo che sia un genere che si avvicini molto alla mia personalità. Ho trovato parti di me in suoni secchi e decisi, mischiati a suoni avvolgenti ed echeggianti. Mi piace la scia che lasciano certi tipi di suoni, legati ai testi che scrivo, spesso criptici e misteriosi, ma che, se analizzati, riescono a condurti dritto al punto. Mi piace che ci siano contrasti che lasciano l’ascoltatore con domande da farsi. E’ una fase sperimentale nella quale ho messo le mie prime radici, ora si tratta solo di affinare il tiro e lasciarmi ispirare da ciò che ho intorno, da ciò che vivo e che sento.
L’arte, la musica, i libri possono essere una sorta di riscatto o sono semplicemente un percorso naturale di una persona sensibile?
Sono entrambe le cose. E’ una necessità prima di tutto. Da persona sensibile quale sono, ho spesso avuto difficoltà nel comunicare la mia visione del mondo nella vita reale. La musica e l’arte mi hanno aiutata in questo. Prima di tutto mi hanno fatto sentire meno sola. I dischi che ascoltavo sono stati i miei migliori compagni di viaggio per molto tempo e le sensazioni che provavo le ritrovavo tutte lì dentro. La musica e l’arte in generale sono sempre stati il mezzo più diretto per raccontare ciò che sentivo. Per questo motivo lo ho visto anche come un mezzo per affermarsi nel mondo con le proprie idee e la propria identità. Nel mio ultimo disco, ad esempio, attorno a sentimenti come la rivalsa e l’amore, ci sono anche molti “non detti” che ho finalmente voluto tirare fuori. Ho racchiuso le esperienze di vita che ho accumulato durante questi anni ed è stato un modo per esorcizzare certi fantasmi, dando loro finalmente un nome.
Che cosa ti suggerisce la parola identità?
L’identità è una ricerca. L’identità è una scelta, una direzione, un’inclinazione. L’arte è un mezzo che può essere d’aiuto nel formare la nostra identità, ci porta in luoghi inesplorati, ci da impulsi emotivi grazie ai quali cominciamo a comprendere come reagiamo in determinati momenti e quali sono le scelte che attuiamo. Molto spesso davanti alla domanda “chi sei?” ci si trova impreparati o si danno delle risposte vaghe, superficiali, sminuenti, proprio perché è una domanda che ci facciamo poco o che non comprendiamo fino in fondo. La ricerca di chi si è non finisce mai, si aggiungono tasselli lungo il percorso, ma dobbiamo sempre fare attenzione, osservare come reagiamo di fronte alle cose e chiederci se le decisioni che prendiamo vengono da noi stessi oppure sono influenzate dall’ambiente che ci circonda. Se si cresce in situazioni complicate, ci vuole un grande lavoro per destrutturare e ricostruire tutto ciò al quale siamo stati ingiustamente abituati, e qui entra in gioco la volontà, la scelta. In un mondo che tende all’omologazione ossessiva, la ricerca della propria identità e l’affermazione di se stessi può diventare un punto di forza.
Mi piace questa tua descrizione: Io non faccio quello che dici tu…Io sono la fonte, il mare, il santo Graal Vivo i pensieri…Con quel tocco di ossessione. Per l’ambiguità…Sono un po’ Narcisa Liberatamente… Solo un testo per una canzone o sei davvero così?
Narcisa è una canzone che esalta le stranezze, le ambiguità, il sentirsi belli nell’essere diversi, nel non essere ordinari. E’ un’ubriacatura, un soliloquio che fai nel limbo tra l’essere lucida ed inebriata. Ed io, oltre ad avere altre mille sfaccettature, sono anche così: piacevolmente ossessionata dall’ambiguità, curiosa di conoscere quante vite si vivono, curiosa di come funziona la mente umana, libera nel sentirmi narcisa, nell’ aver scoperto la formula per amare le mie stranezze e il mio modo di vedere la vita, che trovo estremamente affascinante. Mi piace vivere le mie diverse identità, sono una che si studia in continuazione, sono attratta da tutto ciò che non vediamo ma che sentiamo, e sto imparando a dare ascolto a ciò che mi succede senza fare “quello che dici tu”, ragionando senza pormi troppi limiti, liberatamente.
Mi ha sempre affascinato la coesistenza di tante anime, spesso diverse, nelle donne. In modo particolare quando le manifestate con orgoglio. In te quante anime convivono?
Meravigliosa domanda. Ospito diverse anime dentro di me, tutte nate dalla stessa radice, dalla stessa essenza, ma ognuna potenzialmente protagonista a seconda delle situazioni. Addirittura convivono in me anime che forse non vedranno mai la luce in questo corpo, probabilmente troppo estreme, con le quali si deve fare i conti attraverso i compromessi. Ma è bello poter vedere le cose da diverse prospettive, ognuna con il suo lato folle e ognuna con qualcosa da cui imparare. Non bisogna avere paura delle proprie sensazioni, anche quando pensiamo che non ci appartengano. Potremmo scoprire molte cose su noi stessi se solo lasciassimo fluire i nostri pensieri, accogliendoli come tali e lasciandoli agire per vedere dove ci portano. Spesso ci mettiamo dei limiti non necessari. Io sto imparando ad ascoltare la mia mente ed il mio corpo per vedere quante anime riescono a farsi spazio al mio interno. Sono una persona che è molto attenta ai segnali che ho attorno e mi piace pensare che ci sia molto di più di quello che vediamo.
Vogliamo davvero vivere inseguendo ideali irraggiungibili, o dovremmo avvicinarci alle lezioni d’amore che ci dà il tempo?
Questo è un pensiero che muta con il tempo. Il tempo è un grande maestro, quando sappiamo ascoltarlo. Io sicuramente voto per l’amore, perché lo ho visto, lo ho assaporato, toccato con mano. A oggi non rinuncerei all’amore per degli ideali irraggiungibili. Mi sento molto grata dell’amore che ricevo ogni giorno. Probabilmente l’ossessione di raggiungere i propri obiettivi può essere placata quando lasciamo andare, quando finalmente lasciamo che le cose abbiano il loro corso e, così, tutto torna. Credo che se esiste un qualcosa destinato a noi, l’universo trova il modo di comunicarcelo. Poi sta a noi affinare i sensi per essere in grado di comprenderlo e accoglierlo al momento opportuno. Anche noi dobbiamo fare la nostra parte.
Quanto è importante in una artista il valore dell’autostima?
Credo sia fondamentale. Sempre accompagnata dalla giusta dose di umiltà. Per me l’arte è una ricerca continua e mai un punto di arrivo. I conti si fanno sempre con noi stessi, e dobbiamo essere molto sinceri a riguardo. Questo vale sia nelle critiche, sia nel riconoscere il nostro valore. A un certo punto si diventa in grado di riconoscere cosa mettiamo sulla bilancia, quale sia il potenziale e non dobbiamo avere paura di dichiararlo e soprattutto di difenderlo a spada tratta ogni qualvolta ci viene messo in dubbio.
Chi erano i tuoi miti da bambina?
I supereroi, specialmente per un motivo nel quale mi rispecchiavo molto: erano personaggi che nella vita reale facevano fatica a esternare le proprie emozioni. Adoravo sempre il momento in cui ricevevano il superpoteri e tutte le paure svanivano, rendendoli in grado di salvare il mondo. Anche Freddie Mercury per me era un supereroe, e lo penso tutt’ora.
Un ricordo dell’infanzia a cui tieni in modo particolare?
I materassi a Natale. C’era questa cosa che si faceva in famiglia la notte di Natale: trasferivamo tutti i materassi dei letti nel salone e, dopo il cenone della vigilia, ci si metteva a guardare i film e si dormiva tutti insieme aspettando la mattina di Natale. Sono figlia di genitori separati e credo sia normale trattenere quel genere di ricordi in cui si assaporava aria di famiglia. Sono cresciuta con due sorelle più piccole, abbiamo attraversato momenti complicati ma che ci hanno permesso di creare un forte legame tra noi e, tutt’oggi, ricordiamo quei momenti con tenerezza.
Danze in riva al mare. Scivolando nel mondo. Senza gravità. E’ per te questa la libertà di una donna?
Mi piace sentirmi donna nell’anima, prima ancora di volerlo dimostrare. La libertà nasce prima di tutto nella testa, nel modo in cui pensiamo, nel modo in cui facciamo le nostre scelte ma, anche quando non abbiamo scelta, nessuno può toglierci la libertà della nostra visione. Vivo il mio essere donna con grande orgoglio e soprattutto non sono ossessionata dall’idea di voler dimostrare le mie qualità in quanto tale. Vivo la mia identità femminile accogliendo tutto ciò che mi fa piacere ricevere. Sono cresciuta in una famiglia matriarcale in cui ognuna di noi ha imparato molto presto a badare e, soprattutto, a bastare se stessa, come essere vivente prima di tutto. Questa è una libertà mentale che non ha prezzo.
La ricetta per prendere le cose meno belle con filosofia…
Credo molto nella legge dell’universo e meno nel caso. Spesso mi è capitato di chiedermi il perché mi capitasse una determinata cosa, quando poi, nel tempo, ho cominciato a riconoscere le risposte. Le ho trovate nelle persone che incontravo, nelle connessioni che avevo all’interno di un determinato luogo, nelle “coincidenze” che capitavano. Sono riuscita a vedere tutto questo proprio nel momento in cui ho accettato quello che mi stava succedendo ed ho mollato la presa. Spesso lasciare andare e rimanere in ascolto è una grande ricetta per aiutare noi stessi a sentirci parte di un disegno più grande con il quale dobbiamo convivere.
Una speranza da condividere?
L’amore esiste. Ne ho la prova. Ma prima di tutto, amate voi stessi. Lo dico da persona che ha vissuto metà della sua vita con cinismo, come un pezzo di ghiaccio, metà della sua vita con la paura del proprio giudizio, con la paura di provare emozioni. Potrebbe capitare che, a un certo punto, si presenti qualcosa di nuovo, di bello alla nostra porta e potrebbe spaventarci per quanto sia sconvolgente. Spesso non siamo pronti ad accoglierlo, a comprenderlo. Dobbiamo scegliere di andare a fondo e darci una chance di conoscere noi stessi. Questo ci permetterà di essere più aperti a dare amore incondizionatamente, senza la pretesa di ricevere qualcosa in cambio, senza il continuo bisogno di trovare qualcuno che colmi i nostri vuoti interiori, a quelli ci avremo pensato noi, imparando a volerci bene. Solo cosi, tutto ciò che gira intorno a noi comincia a prendere un altro significato e ci farà sentire più liberi.