Bio Be(A)Live nasce da un’idea di Alessandra Rosci (voce) e Marco Tarantini (chitarra), uniti dalla passione per la musica e dalla voglia di mettersi in gioco in questo mondo e in quello degli eventi, proponendo brani con arrangiamenti in versione acustica.
Alessandra e Marco partiamo dall’inizio: come è scoccata la scintilla tra voi e la musica?
Alessandra: Ci siamo conosciuti grazie a un’amica in comune. Non appena abbiamo iniziato a provare è nata una bella sintonia. Ci siamo capiti sin da subito. Il rapporto con la musica è qualcosa di molto profondo che è nato quando ero una bambina. Ricordo ancora a 4 anni quando iniziai a pigiare i primi tasti del pianoforte e a tirare fuori le prime note con la mia voce. Da quel momento questo amore per la musica è sempre rimasto dentro di me nonostante dei periodi della mia vita che mi hanno portato ad allontanarmi un po’ dal percorso musicale.
Marco: Il tutto per me è iniziato a 14 anni, grazie alla passione trasmessami dai miei genitori per la musica in generale, ma soprattutto per artisti e gruppi rock anni ’70. Fu in quel momento che ricevetti in regalo la mia prima chitarra, e da lì è cominciato un percorso fatto di passione ed anche di studio che mi hanno portato a varie esperienze nel corso degli anni.
Qual è la cosa più importante quando vi esibite?
Alessandra: Ci piace molto entrare in empatia con il pubblico. Cerchiamo di coinvolgerlo e di far rimanere loro un bel ricordo dell’evento.
Marco: Per me, oltre alla preparazione e alla concentrazione, conta moltissimo la tranquillità, perché in fondo, anche se ci troviamo in una situazione professionale, si tratta pur sempre di una passione, quindi va affrontata con gioia.
Nell’arte ci vuole più studio o personalità?
Alessandra: Lo studio costante ti porta a migliorare sempre di più e a superare i tuoi limiti, ma anche la personalità ha un ruolo incisivo nella costruzione della carriera musicale di un artista. È lo strumento che ti permette di arrivare alle persone, di creare un legame con loro, di emergere e di essere ricordato come persona unica e speciale.
Marco: Tutti noi siamo portati per suonare almeno uno strumento musicale, perché ognuno di noi ha un talento ben preciso. Bisogna solo essere bravi e fortunati nell’individuarlo. Penso che lo studio sia comunque importante per capire cosa si sta facendo, così come la pratica costante, purché il tutto non vada a soffocare il talento naturale.
Di solito gli artisti sostengono che la creatività li mette in contatto con tutto ciò che li circonda. Vivere certe sensazioni permette loro di esprimere al meglio la propria natura. Capita anche a voi?
Alessandra: La creatività è una costante della mia vita, sia dal punto di vista musicale che nella mia quotidianità. Vivo di emozioni e sensazioni. Quando provo qualcosa che sia un’emozione positiva o negativa, cerco di farne tesoro e tradurla nel modo giusto affinché possa diventare un’idea costruttiva, e perché no a volte anche geniale.
Marco: La creatività gioca un ruolo importante. Personalmente prima di suonare un brano cerco ispirazione e mi immagino le note sulla chitarra, come fossero un pattern già prestabilito. Faccio in modo che lo strumento sia un’estensione del mio corpo.
Quale musica ferma il tempo?
Alessandra: Quella della tua infanzia, quella in cui riporti alla mente un momento particolare di vita vissuta con le persone che ami. Il tempo si ferma in quelle immagini, in quei ricordi accompagnati dalle colonne sonore della tua vita.
Marco: Quella in cui ti immedesimi e che fa uscire fuori le emozioni che hai dentro. In quel preciso istante il mondo intorno a te si ferma.
Suonare, cantare: un viaggio umano che coinvolge tutti i sensi. Qual è stata per voi la sfida maggiore?
Alessandra: La sfida più dura è stata ed è tutt’ora la nostra ricerca continua di migliorare ogni giorno di più e di arrivare ad un pubblico sempre più ampio. Amiamo quello che facciamo e vorremmo che questo nostro amore spassionato per la musica arrivasse a tutti.
Marco: A parte trovare il nome giusto per il nostro duo (scherzo), la sfida più grande è stata quella di esibirsi per la prima volta davanti ad un pubblico. Per me forse è stato più semplice, grazie alle mie esperienze precedenti.
Cosa vi ha insegnato questo ambiente a volte seducente, altre spietato e cinico?
Alessandra: E’ vero, questo mondo è complicato e pieno di insidie. A volte ti capiterà di incontrare persone che credono nella tua arte e altre volte ti capiterà di sentirti scoraggiato, ma la cosa che ti ripagherà sempre è quella di rimanere vero e coerente con te stesso, di non smettere mai di credere nelle tue capacità e di continuare a fare quello che ami a prescindere dalle difficoltà.
Marco: Personalmente mi ha insegnato che bisogna essere bravi musicisti ed anche brave persone, perché questi due aspetti ti offrono più possibilità.
Il momento in cui vi siete sentiti gratificati?
Alessandra: C’è un momento in particolare che mi gratifica più di tutti durante le nostre esibizioni ed è quando il pubblico partecipa attivamente mettendosi a cantare le canzoni insieme a noi. Vedere i sorrisi e gli occhi pieni di gioia delle persone è la cosa più gratificante che ci sia.
Marco: Quando le persone si soffermano ad ascoltare, partecipando alle canzoni. Poi alla fine vengono a ringraziarci e a farci i complimenti. Questo ripaga tutto il duro lavoro che c’è dietro.
Che saggezza ci serve per vivere il presente?
Alessandra: Le persone che siamo ora, sono il frutto di quello che siamo stati, di quello che abbiamo vissuto nel passato. Per vivere e assaporare il presente ci serve l’esperienza, la coscienza e la consapevolezza delle persone che eravamo in modo da essere la versione migliori di noi stessi oggi.
Marco: Penso che sia semplicemente vivere il presente, che è l’unica cosa che conta. I problemi del passato non ci appartengono più, mentre quelli futuri ancora non ci riguardano.
Fuori dai denti: che cosa volete dalla vita?
Alessandra: Ho imparato che per essere felici e appagati basti veramente poco. Mi auguro di poter sempre fare quello che più amo nella mia vita così da non sentire la fatica del lavoro. Come diceva Confucio: “Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita”.
Marco: Vorrei che la passione per la musica restasse tale e non soltanto un lavoro come gli altri.