Cecilia Guzzardi, nata a Catania, cresciuta a Siracusa e trasferitasi a Roma per studiare nell’Accademia Silvio D’Amico, è l’applaudita protagonista di “Agata, la Santa fanciulla”, kolossal sulla Patrona di Catania che in questi giorni viene replicato nella chiesa etnea di San Nicolò l’Arena, la più grande della Sicilia. L’abbiamo incontrata chiedendole innanzitutto che cosa provi una catanese a interpretare il ruolo della Santuzza.
Essere Agata è emozionante. Interpretare il ruolo di una giovane donna così tenace e forte, inamovibile nella sua fede nonostante le terribili torture subite è un’esperienza preziosa e unica perché, al di là del valore religioso del martirio, Agata per me è archetipo di femminicidio e credo che oggi più che mai sia importante narrare la sua Storia.
Che cosa ti ha colpito della sua vita?
Come accennato prima, la cosa che più di tutte mi ha colpito della vita di Agata è la sua determinazione, la sua inamovibile fede.
C’è un ricordo particolare che custodisci di questa esperienza?
Non c’è un ricordo in particolare. Però mi è rimasto profondamente impresso l’affetto dimostrato dai colleghi e dalla Compagnia tutta sin dal primo giorno di prove. Quei sorrisi e abbracci mi hanno colpita.
Qual è il tuo sentimento rispetto al teatro che ti affascina tanto?
Il legame sinergico e passionale che si crea ogni sera con il pubblico, l’hinc et hunc dell’atto teatrale.
Qual è il senso di essere un’artista oggi?
“Un artista può mostrare cose che altre persone sono terrorizzare di esprimere” diceva Bourgeois. E per me questa è una grande verità: gli Artisti, con la A maiuscola, sono messaggeri e l’arte da sempre continuerà ad avere un enorme potere catartico.
Com’è vivere sopra un palco?
Faticoso e meraviglioso allo stesso tempo. Il nostro lavoro però non comincia dietro le quinte al “Chi è di scena”, ma tutta la nostra vita è coinvolta nel processo creativo. Ci sono periodi di grande sforzo non solo mentale ed emotivo ma anche fisico. Infatti, diceva Artaud, “Gli attori sono atleti del cuore”.
Ricordi la tua prima audizione?
Il primo provino che ho fatto è stato nel lontano 2000 per il film “Malena” di Giuseppe Tornatore. Ero solo una bambina, ma la passione per la recitazione è sbocciata in quell’occasione.
Dalla Sicilia sei volata a Roma: significa che per vivere di arte bisogna per forza emigrare?
Credo che “Vivere d’Arte” sia molto complesso in ogni regione d’Italia. Sono andata via dalla Sicilia a diciannove anni perché avevo deciso di studiare a Roma e infatti nel 2013 sono entrata all’Accademia Nazionale D’Arte drammatica Silvio D’Amico e poi da lì è iniziata la carriera da professionista. Adesso sono 15 anni che vivo e lavoro nella capitale ma ogni volta che torno nella mia terra d’origine mi si riempie il cuore di gioia. È successo con “Baccanti” al teatro Greco di Siracusa, con il “Così è se vi pare” di Pirandello ad Agrigento e adesso con “Agata la Santa Fanciulla”. Presto arriveranno altri progetti qui nella mia terra. E ne sono davvero entusiasta.
Pensando al periodo che stiamo vivendo non ti capita mai di vederti nei panni di un naufrago che cerca di sopravvivere nell’oceano?
Più che spaesata, mi sento molto amareggiata e addolorata. Dobbiamo gridare tutti a gran voce la fine immediata dei conflitti. L’Umanità tutta ha bisogno di pace e amore. E questo è anche il grande messaggio che emerge da “Agata, la Santa fanciulla”.
La vita quotidiana è un teatro? E se sì, che genere di prosa?
Posso dirti che la mia vita quotidiana oscilla tra una prosa lirica – romantica e una … assolutamente comica.
Guardando al tuo percorso e al netto dell’ambizione: c’è un progetto artistico che consideri adatto a te?
In realtà sono tanti i personaggi e i progetti ai quali aspiro. Non solo teatrali. Ma … sono molto scaramantica, quindi….
I personaggi che più ti intrigano e perché?
Domanda molto divertente e carina. Non so, credo Bellatrix Lestrange di Harry Potter. Tra l’altro sono una grande fan di Helena Bonham Carter.
La libertà è un concetto molto complesso: la tua idea di libertà in cosa consiste?
Infatti: è un concetto troppo complesso per essere affrontato in poche righe. Rispondo, semplicemente, che per me quella della Libertà è una condizione che si deve conquistare. Il che significa il non dover dipendere da qualcuno o qualcosa e poter quindi realizzare pienamente se stessi. Inseguendo i propri desideri, come dicevano i Greci antichi. Si spera in armonia con il prossimo e non con l’imposizione.
Prossimo traguardo da tagliare?
Adesso il prossimo traguardo è il Cinema. Il mio grande sogno.
Nel cast di quest’edizione di Agata, la Santa fanciulla, Barbara Gallo (Madre Mirella), Davide Sbrogiò (Quinziano), Ivan Giambirtone (Orazio Pennisi), Cecilia Guzzardi (Agata), Giulia Epaminonda (Antonietta), Michele Carvello (James Lanciano), Bruno Prestigio (Melvin Konner), Elena Ragaglia (Afrodisia), Francesco Rizzo (Silvano), Franco Colaiemma (San Pietro) e Luciano Fioretto e Alice Canzonieri (Corifei). Del coro fanno parte Francesca Castro, Andrea Gigante, Martina Giuffrida, Manuela Grimaldi, Marta Marino, Lucio Rapisarda, Rachele Ruffino. Gli elementi scenici e i costumi sono di Riccardo Cappello, le musiche di Nello Toscano, le coreografie di Fia Distefano, l’Organizzazione Generale è di Simone Trischitta, aiuto regista è Lucia Rotondo e assistente alla regia Angelo Bertolo, le luci sono di Davide La Colla e il suono di Enzo Valenti.