A due anni quasi dall’inizio della pandemia globale da Sars Cov2 non possiamo dire ancora di aver vinto la battaglia. Certo i numeri dei posti letto in terapia intensiva e dei morti ci dicono che il peggio ormai è alle spalle, ma una certa rilassatezza collettiva, gli ostinati che non vogliono vaccinarsi, gli scettici verso la terza dose, l’uso inadeguato della mascherina e un ritorno a pieno regime nei luoghi di lavoro e a scuola tornano a far salire la curva dei contagi.
Come salvare il Natale? Se lo chiedono in tanti. Per dare risposta a questi quesiti ma anche per fare il punto sulle nuove varianti in circolazione in Europa e per capire se questi vaccini, studiati sul ceppo originario di Wuhan, sapranno coprire adeguatamente contro il virus l’agenzia di stampa Dire ha raggiunto il professor Massimo Ciccozzi, ordinario di Epidemiologia e statistica dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.
– La curva dei contagi torna a salire, che inverno ci aspetta e soprattutto come ‘salvare’ il Natale?
“La curva dei contagi sale ma non è molto preoccupante perché gli ospedali, sia in regime di ricovero ordinario che terapia intensiva non sono occupati sopra i valori di soglia previsti. In ogni caso per non far aumentare i casi dobbiamo impedire al massimo la circolazione del virus. Dobbiamo essere cauti ma in questo momento non abbiamo numeri che possono mettere a rischio chiusure in vista del Natale. Chiaramente se crescono i contagi la situazione cambia. Tutto dipende dai nostri atteggiamenti. Ho sempre detto che la mascherina è un elemento essenziale e continuo a dirlo. Abbiamo visto in Inghilterra cosa è successo quando la mascherina è stata tolta a giugno e i contagi sono tornati a salire anche tra i vaccinati. Va ricordato poi che anche una persona vaccinata può contagiarsi e dunque contagiare nel 23% dei casi”.
“Il vaccino non elimina il contagio ma agisce sulla malattia e sulla sua gravità. Il siero infatti impedisce al soggetto di finire in ospedale e soprattutto in terapia intensiva. L’inverno dipenderà dai dati- chiarisce Ciccozzi- se riusciamo ad avere un picco dei contagi verso fine novembre e inizio dicembre non credo il governo adotterà misure incredibili. Si punta per questo alla terza dose per aumentare gli anticorpi circolanti. Questo è un virus che non riusciremo ad estirpare per qualche anno ancora- continua l’epidemiologo- per cui ci dovremo convivere e magari sarà necessario sottoporsi a vaccinazioni annuali per rendere il virus endemico così come accade per il vaccino dell’influenza. Una delle soluzioni è la mascherina al chiuso ma anche all’aperto quando c’è densità di popolazione. Un esempio è lo stadio dove le persone siedono molto vicino. E’ vero che si accede con tampone negativo o con doppia dose di vaccino. Ma specialmente nel caso del tampone antigenico può dare molti falsi negativi e perciò il soggetto potrebbe risultare negativo e non lo è. Questi protocolli andavano bene con la sola variante inglese che era contagiosa ma non come la variante delta che abbiamo in casa ed dalle 6 alle 8 volte più contagiosa del ceppo originale Wuhan. Più prudenza”.
– Il Friuli-Venezia Giulia potrebbe passare in zona gialla ma anche il Trentino non è messo bene. Perché il Nord d’Italia, come da inizio pandemia, sembra essere più colpito? Gli amanti dello sci potrebbero non vedere le cime innevate quest’anno o la situazione non è poi così allarmante?
“A livello epidemiologico il Nord Est ha avuto un tasso di vaccinazione, specialmente la provincia Bolzano, in percentuale tra le più basse rispetto alle altre regioni italiane. Va considerato anche- consiglia Ciccozzi- la maggiore movimentazione per lavoro, magari dai paesi dell’Est come la Slovenia che sono in questo momento ad estremo rischio di contagio e di contagiare, perché lì solo il 30% della popolazione è vaccinata. Non dimentichiamoci che in quei territori sono state organizzate molte manifestazioni contro il Green pass. Dico però puoi manifestare liberamente ma mettiti la mascherina. Molti erano senza mascherina”.
Per ciò che riguarda i colori, “come dicevamo prima- prosegue il professore ordinario di Epidemiologia e statistica dell’Università Campus Bio-Medico di Roma- il passaggio da una fascia all’altra dipende dai numeri di occupazione delle terapie intensive. Mi auguro che chi manifesta indossi la mascherina. L’altra arma che abbiamo è il vaccino. Non credo nell’obbligo ma piuttosto nel far comprendere agli scettici che il vaccino è l’unica strada che abbiamo per uscire fuori da questa situazione. A coloro che pensano di uscirne con le terapie orali come quelle di Merk o Pfizer dico si è vero- conferma Ciccozzi- ma ancora non sono state validate e poi ti devi contagiare e curarti. Meglio proprio non ‘beccarti’ il virus. Se i dati dicono che non c’è stress ospedaliero tutti possono andare a sciare. Dico se vai in cabinovia metti la mascherina o quando sei in fila. Fino a quando non arriviamo a raggiungere un livello di endemia non potremo togliere la mascherina. Giuro che poi sarò il primo a bruciarla”.
– In un comune nella regione francese della Bretagna è stata individuata una nuova variante del coronavirus ‘molto diversa’ dalle altre secondo le autorità sanitarie locali. Cosa sappiamo a riguardo e i vaccini ad oggi autorizzati saranno in grado di proteggere rispetto a varianti del virus emergenti?
“Dai nostri studi non risulta più contagiosa della ‘variante delta plus’ che abbiamo isolato. Posso dire che le varianti si formano per mutazioni casuali che danno un vantaggio al virus. Se il vantaggio non è la contagiosità può essere la resistenza all’attacco degli anticorpi. Per ora questa variante ‘delta plus’ non sembra averlo”.
“Ci possono essere delle varianti che possono dare fastidio all’efficacia del vaccino ma non lo annullano. Questi vaccini ancora ci proteggono- garantisce Ciccozzi- ma bisognerà pensare a ‘disegnare’ delle dosi di vaccino su quella che è la variante prevalente con tutte le sue mutazioni per stare tranquilli. La terza dose per oggi è ‘disegnata’ sul ceppo originale di Wuhan. Ci potrebbero essere varianti diverse in sacche endemiche che potrebbero essere resistenti ai vaccini che oggi abbiamo a disposizione. Ecco perché l’Europa deve correre e deve essere omogeneamente vaccinata. L’Est e l’Ovest d’Europa devono arrivare allo stesso numero dei vaccinati ma bisogna correre anche in Africa e in Asia per rendere, ripeto ancora, endemico il virus e tenerlo sotto controllo. Noi dobbiamo mettere in atto più le strategie di contenimento con la vaccinazioni e l’uso delle mascherine che pensare alle terapie. Più sistemi di sorveglianza ad esempio all’arrivo nei nostri aeroporti con tamponi ai passeggeri che arrivano dell’est. Dirò di più, non so qual è il fattore economico e politico alla base della scelta della sospensione dello smart working ma da epidemiologo avrei aspettato a concludere l’anno lavorando da remoto. In questo modo avremmo evitato di far muovere una massa di gente importante in questa stagione fredda che vuol dire fare muovere il virus. Avrei tolto una possibilità in più al virus di circolare e fare danni. Ho paura anche di una certa rilassatezza diffusa tra la popolazione che temo ci porterà a combattere con il virus per mesi. Capisco che la gente è stanca sono due anni a dicembre che combattiamo con il virus. Tutti facciamo tanti sacrifici personali- conclude- ma non ne veniamo a capo perché evidentemente tali sacrifici non li fanno tutti”.