Deborah R.: Tu lascia che sia, è legge naturale, ti porta nella Via

Quando scoprirai l’amore che ti abita la tua vita prenderà un’altra forma.
Non vorrai più seppellire te stesso per paura di non andare bene, farai del vuoto la tua casa perché è proprio lì che ciò che sei prende forma.
Tu non prendi forma dagli altri, dalle loro parole, tu non prendi forma da quello che la tua mente ti racconta di te, dal tuo giudice interiore che è pronto a ricordarti dove sei inciampato o cosa ti manca.
Quando scoprirai l’amore che ti abita non lo dovrai elemosinare all’esterno e non pretenderai di essere compreso perché scoprirai in te questo potere.
Quando scoprirai l’amore che ti abita non sarai mai solo perché avrai trovato la tua anima.

Deborah R.

 

Il senso di Deborah Robazza per la vita?

Il senso della vita per me è conoscere noi stessi nel profondo, non sprecare l’occasione di essere qui in questo viaggio terreno ma usare questo viaggio per fare esperienza e migliorare come essere umani lasciando questo mondo meglio di come l’abbiamo trovato.

Nel tuo romanzo Se mi amo posso amare traccia un percorso di serenità?

Il mio sentire mi ha portato ad aprirmi all’idea di reincarnazione quindi per me tutto ha senso molto profondo, tutto fa parte di un disegno più grande.

Quando spegni le candeline, esprimi un desiderio con la fiducia che qualcuno lo ascolterà…come se avessi la certezza che possa funzionare. Da piccola come immaginavi di essere da grande?

Da piccola sognavo di parlare di fronte ad un pubblico, o comunque di parlare e leggevo molto. Avendo sofferto di mutismo selettivo per quasi tre anni avevo molta difficoltà ad esprimermi nei luoghi dove non mi sentivo a mio agio e ora sento di aver fatto passi da gigante.

Hai realizzato tutto quello che pensavi di realizzare?

Sento di essere in cammino, non ho realizzato tutto quello che vorrei anzi credo di essere solo all’inizio, ai primi passi ma sono grata delle piccole sfide che ho superato. Tendiamo sempre a sottolineare quando sbagliamo e poco a gratificare le piccole grandi cose che ogni giorno affrontiamo. A volte l’ambizione può portare a essere severi e rigidi con noi stessi ma ho imparato a essermi amica, a tendermi la mano e soprattutto ho imparato dalla mia maestra più grande, la natura, che ogni fiore ha il suo tempo per sbocciare.

Sei dove avresti voluto essere? Che risposta ti sei data?

Di questo ho fatto esperienza con la scrittura quando sentivo che volevo scrivere e il foglio rimaneva bianco, allora ho avuto fiducia nel processo, la vita mi ha fatto fare delle esperienze a volte belle, altre molto difficili ma ciò mi ha permesso di maturare dentro la parola e come sto scrivendo nel mio secondo libro “le cose che ti appartengono ti vengono a cercare”. È sempre un incontro quello tra noi e il nostro desiderio.

A raccontare la nostalgia non si rischia di essere stucchevoli?

Io credo ci sia poesia nella nostalgia come in tutte quelle sensazioni sottili e magiche che possiamo sperimentare. L’altro giorno ho mangiato un cibo che mi ha riportato per un attimo a quando ero piccola, era il cibo che mia nonna ci faceva la domenica. È stato bello rivivere per un attimo quel momento. Nella nostra società non c’è spazio per la nostalgia, la dolce tristezza, il dolore infatti si tendono a curare certe sensazioni quando invece sono naturali e se accolte possono darci tanto.

La scrittura aiuta a capire la propria indole. Hai mai sentito la pressione di raggiungere determinate tappe nella vita?

Ho sentito la pressione quando sapevo poco di me, mi è capitato di sentirmi fuori tempo, fuori luogo perché ero condizionata dai modelli sociali. I modelli sono un po’ tossici, sono più direzionati a omologare, più sei uguale più ti senti accolto e al sicuro.

Quale tipo di disagio è figlio dei nostri giorni?

C’è paura di essere diversi, di ascoltare veramente la nostra voce, infatti credo che il disagio maggiore di questo momento storico sia proprio il sentirsi soli in mezzo a tanti. Sono aumentate problematiche come ansia e panico perché le persone reprimono parti di loro per adattarsi, hanno paura delle loro emozioni. Ho avuto esperienza sia di ansia che di panico e le ho vissute proprio come richiamo interiore, come se i disagi fossero arrivati per aiutarmi e indirizzarmi nel mio cammino.

Un tempo le ragazze avevano aspettative come il matrimonio, figli e classe sociale. Oggi?

Le aspettative della donna oggi sono cambiate, sono cambiate le priorità ma c’è ancora moltissimo lavoro, lo stereotipo sui ruoli della donna è ancora molto forte, non c’è stato molto progresso ancora secondo me. L’energia femminile spaventa molto, è ancora molto controllata.

Perché spesso manca la solidarietà femminile?

La mancanza di solidarietà femminile ha radici storiche ma è dovuta anche da una mancanza di conoscenza di sé. Nella donna ci sono molte donne, una donna può essere tantissime cose, una donna che conosce la sua energia sarà più solidale con le altre donne. La donna dovrebbe osservare ciò che giudica in un altra donna perché molte volte li è nascosto ciò che lei non concede a sé stessa. La domanda dovrebbe essere: quante donne conosco dentro me? E quante ancora no?

Chiudiamo con una suggestione: parodia e parole della nostra epoca?

Non ho una frase in particolare per questo periodo storico ma se il mondo esterno è solo un riflesso del mondo interno credo l’uomo abbia un grande bisogno di riavvicinarsi alla natura.