Elena Sansò nasce e cresce in un piccolo paese in provincia di Lecce, Taviano, nel caldo e colorato sud Salento. Fin dai primi anni, inizia a coltivare le sue più sfrenate passioni tra cui il disegno e la musica, senza rendersi conto che sono proprio quelle cose che adora fare di più al mondo. Frequenta il liceo linguistico diplomandosi in lingue straniere per poi scegliere di addentrarsi nel mondo della pubblicità all’Università di Modena e Reggio Emilia, non ancora cosciente della piega che avrebbe voluto che prendesse la sua carriera artistica.
E’ solo durante il famoso periodo di chiusura forzata a causa del Covid-19 che ha la possibilità di sperimentare di più le sue inclinazioni artistiche, iniziando a imparare da autodidatta la chitarra e dipingere un po’ per gioco come quando era piccola. Nel 2021 si laurea in Scienze della Comunicazione e ora concorre per la Laurea Magistrale in Pubblicità d’impresa presso la stessa Università. Dal 2022 inizia ad approfondire le sue grandi passioni: è cantante e chitarrista nel suo gruppo musicale in giro per piazze e locali, dipinge incessantemente e fa parte di una compagnia teatrale locale come attrice.
Solo in seguito a una ricerca meticolosa tra svariate sue letture nasce il piacere della scrittura, a partire da monologhi fino a piece teatrali di stampo contemporaneo e minimalista con l’interesse di raccontare gli intrecci psicologici e relazionali che regolano i legami tra i vari personaggi.
Elena, che cosa significa per te creare qualcosa?
Ogni volta che mi chiedevano “cosa farai da grande?”, avevo sempre tanta difficoltà nel rispondere. Boooh, avvocato, naah, troppe cose da sapere a memoria. Commessa? Nemmeno, e chi ci sta tutti i giorni chiusa in un negozio! Medico? Assolutamente no, troppo sangue! Aspetta ci sono, la creatrice! Sì, ma di cosa? Vedete, il fatto è che faccio così tante cose che non saprei da dove iniziare! Ogni mattina apro gli occhi e la prima cosa che mi viene in mente è: che cosa posso creare oggi? Un quadro, una sceneggiatura, una melodia? Secondo me, creare è la cosa più semplice ma al tempo stesso più difficile che si possa fare nella vita perché significa af-fidarci a noi stessi, conoscerci per scoprire delle parti nascoste di noi e stupirci di quello che non sapevamo fossimo in grado di fare. Creare per me significa conoscermi ogni giorno.
Musica, pittura, storie, poesia: chissà quante emozioni nella tua anima…
Musica, pitture, storie, poesia e perché no, anche teatro, questa una delle cose che ho scoperto soprattutto negli ultimi due anni grazie al mio compagno che è attore. Spesso mi sono chiesta in cosa esattamente avrei potuto specializzarmi per intraprendere una carriera unica e mirata, in cosa sono più brava e come può il mio contributo essere concreto e aiutare a portare novità nella scena artistica odierna. Ho spesso sofferto perchè mi sentivo in qualche modo costretta a dover scegliere una di queste cose per poter sviluppare e studiare al meglio una sola attività, ma mi sono accorta che mai e poi mai potrei prendere in considerazione l’idea di abbandonarne anche una sola di tutte perchè ho finalmente capito che sono inevitabilmente parti di me e non vi potrei mai rinunciare. Tutto ciò che faccio mi rappresenta e mi definisce come persona per ciò che sono.
Perché questo tuo rapporto così intenso con il disegno?
Il mio rapporto con il disegno è nato sin da quando ero bambina grazie all’influenza costante di mia madre, anche lei pittrice per passione in primis, ma è soprattutto a partire dal 2018 che ho iniziato a usare la pittura e il disegno in generale come una valvola di sfogo, una sorta di auto-terapia. Vivevo all’epoca un momento difficile, il mio primo anno di università, completamente sola, lontana da casa 8 ore, non conoscevo nessuno, e se posso dirlo, la mia prima vera quarantena io l’ho vissuta in quella casa dove mi sentivo isolata dal mondo, in una città che non conoscevo, con abitudini e relazioni assai diverse da quelle che avevo giù in Salento. La pittura e una piccola ed economica chitarra da spiaggia sono state la mia ancora di salvezza in un periodo pieno di tristezza e solitudine come quello.
Cinque pregi e cinque difetti di Elena?
Domanda difficilissima! Non amo molto auto definirmi, lascio sempre che lo facciano gli altri per me… Direi 5 difetti (parto con quelli):
– istintiva (parto subito in quinta)
– troppo critica (soprattutto con me stessa)
– a volte mi auto sminuisco sentendomi non sufficientemente capace
– alterno facilmente momenti down a momenti up
– ho un costante senso di “perdita del tempo” (mi sembra sempre di essere indietro con i tempi)
5 pregi:
– dolce
– giocherellona
– ho senso dell’umorismo
– gentile
– determinata sugli obiettivi
I risvolti emotivi di un cuore sensibile?
Io credo che per esperienza, essere un po’ più sensibili sia in gran parte più un pregio perché penso aiuti a sviluppare empatia nei confronti degli altri, aiuta anche gli altri ad entrare in un contatto più intimo ed autentico con te. Tuttavia a volte mi è capitato che in un momento più buio la sensibilità mi facesse per un attimo perdere la freddezza di come affrontare la cosa e la lucidità di uscirne.
Ci sveli il significato dell’anarchia dell’anima?
“Lanarchiadellanimart” è il nome della pagina dove sono esposti i miei lavori su commissione e in particolar modo il mio personale progetto su tela “PERSONALITA’” dove ritraggo volti su richiesta accompagnati dagli animali più amati e che caratterizzano la persona stessa. Il nome deriva da “Anarchia dell’anima” ed è un’espressione che meglio rispecchia il senso di fare arte, cioè di dar sfogo alla propria anima e creatività senza vincoli di regole. Bastano solo uno spazio bianco e una matita per liberare ciò che si vuole liberare da dentro sé stessi, e questo lo si può fare solo se liberiamo noi stessi dalle nostre stesse gabbie. Siamo anarchici!
Come difendi il tuo spazio dai social?
Promuovere la propria arte sui social (per esperienza) è una cosa difficilissima: ciò che attira sui social e crea engagement è altro rispetto a una semplice tela dipinta a mano. Nel mio piccolo noto questo tutti i giorni: gestisco due pagine dove raccolgo tutti i miei lavori a mano (@lanarchiadellanimart e @firmato.e) e ritengo sia difficile ritagliarsi un piccolo spazio dove le persone possono notarti. Stando sempre di più sui social, che sicuramente sono un valido strumento per la promozione dei propri lavori, mi sono accorta che tuttavia la gente vuole conoscere le storie che stanno dietro a una creazione e non solo la creazione da sola in sé. Un contenuto online ha molta più presa se viene percepito come vicino al pubblico, e per fare questo spesso racconto parti di me stessa e della mia vita di tutti i giorni.
Le tue confessioni intime le ritrovi in quello che crei?
Assolutamente sì. Il bello di creare sta nel ritrovare le mie riflessioni più profonde, il mio gusto personale per ciò che ritengo bello che molto spesso non necessariamente coincide con quello del pubblico di massa. Nei miei quadri, ad esempio, cerco sempre di raffigurare soggetti che rappresentano una generazione, uno stato d’animo o un’emozione in particolare affinché possano comunicare un mio pensiero che in quel momento predomina dentro di me, diventando un’esigenza da sviscerare sulla tela.
Nei tuoi lavori ritrovo molte facce: sono quelle di un Paese controverso?
Se per “Paese controverso” intendi la situazione attuale che stiamo vivendo oggi ti direi di sì: la mia generazione e quelle dopo stanno attraversando un momento storico pieno di cose orribili, le guerre adesso, il covid prima, non è un bel periodo per chi sta formando i primi strumenti di sopravvivenza sul pianeta Terra. A volte mi sento persa, come se intorno a me piano piano il mondo stesse decidendo di dissolversi ed è difficile dover stare dietro a tutto e combattere per non crollare all’improvviso stanchi.
A parte vivere con la testa tra le nuvole, come passi le tue giornate?
In questo momento sono molto concentrata sul conseguimento della mia laurea, mi mancano pochi esami e finalmente potrò terminare il mio percorso universitario per diventare un’esperta della comunicazione pubblicitaria. Ovviamente questo non mi preclude di studiare musica da autodidatta, fare teatro e dipingere a più non posso.
A proposito di sentimenti: c’è chi sostiene che il primo amore è molto diverso dal secondo, dal terzo e via dicendo. Che ne pensi?
Di solito diffido di chi è sicuro di qualcosa che non è oggettivo per definizione, come l’amore, che altro di più personale non esiste, ma in un certo senso ti direi che sì, è diverso ma non necessariamente migliore. Io nella mia vita ho conosciuto delle persone che mi hanno dato tanto, ma mai nessuna è riuscita a darmi tutto quello che il mio compagno attuale mi dà ogni giorno adesso. Ho avuto la fortuna di conoscere una persona stupenda che mi sostiene in qualunque cosa io faccia e in qualunque scelta io prenda e sono dell’idea che il primo vero amore possa essere chissà il terzo o il quarto che si incontra nella vita, non importa, è sicuramente unico e irripetibile nel suo genere e soprattutto non lo si cerca, arriva e basta.
Il lieto fine nella tua storia?
Mm… lieto fine, un po’ scontato. In questo momento mi sento felice, ma più che lieto fine… perché non un finale aperto?