Si conclude l’11 maggio 2024 con un incontro su Virginia Woolf e uno speciale accompagnamento musicale la seconda edizione di Lezioni d’Europa. Quattro incontri alla ricerca dello spirito europeo: un progetto di carattere multidisciplinare organizzato da Centro Teatrale Bresciano e Associazione ILuoghi – Centro Studi per l’educazione alla cittadinanza, e coordinato da Lorena Pasquini, ricercatrice di Storia dell’integrazione europea presso il Centro Interdipartimentale di ricerca e documentazione sulla storia del Novecento dell’Università di Pavia.
Elisa Bolchi dell’Università degli studi di Ferrara presenterà la conferenza dal titolo “Virginia Wolf. Costruire l’esistenza della pace”. L’attrice Giuseppina Turra offrirà alcune letture di pagine tratte dalle opere di Woolf; inoltre, la lezione sarà accompagnata dalle esecuzioni musicali del Novae Cordae Ensemble, diretto dal Maestro Marco Fabbri.
La Bolchi è ricercatrice in Lingua e traduzione inglese all’Università di Ferrara. È socia fondatrice della Italian Virginia Woolf Society e sulla ricezione di Woolf in Italia sta scrivendo Virginia Woolf and Italian Readers per l’editore Palgrave Macmillan dopo aver pubblicato Il paese della bellezza. Virginia Woolf nelle riviste italiane tra le due guerre (2007) e L’indimenticabile artista. Lettere e appunti sulla storia editoriale di Virginia Woolf in Mondadori (2015). È inoltre membro del dottorato interdisciplinare in Environmental Sustainability and Wellbeing dell’Università di Ferrara e del dottorato nazionale in Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico.
Professoressa Bolchi, perché Virginia Woolf incarna gli ideali di indipendenza e libertà?
Più che incarna direi che ne è una solida rappresentante, ed è dovuto a vari fattori, in primo luogo l’aver potuto esercitare il proprio pensiero in un circolo di amici davvero speciali, ora noti come Bloomsbury Group, i quali le hanno dato modo di capire che un dialogo uomo-donna diverso da quello del contesto vittoriano in cui era cresciuta era possibile. Ma anche l’esperienza della Hogarth Press, la casa editrice che ha fondato col marito, le ha dato modo di mettere in atto un pensiero, e una forma, liberi e indipendenti.
Sembra un paradosso ma perché è così difficile scegliere la pace e si abbraccia la guerra? Perché non si smette di mostrare i muscoli mentre la gente soffre?
La domanda è molto complessa, restando su Woolf direi che lei denuncia proprio il fatto che veniamo cresciuti con una sorta di abitudine alla guerra, con un’idea di patria che va difesa, e si fa un gran parlare di guerra, mentre si parla meno di pace, o meglio, se ne parla sempre in relazione alla guerra… quello su cui ragionerò sabato è proprio come Woolf cerchi un modo per rendere più concreta la pace attraverso l’istruzione e l’indipendenza del pensiero.
La fase storica che stiamo raccontando come la vive?
Da studiosa del ‘900 la vivo con molta ansia, perché molti, troppi, segnali somigliano a quelli che hanno portato ai totalitarismi e alla catastrofe della seconda guerra mondiale.
Cosa le ha fatto aprire gli occhi e decidere di farsi promotrice di questo tipo di conversazione?
Non direi che ho aperto gli occhi, mi occupo di Virginia Woolf da quasi tutta la vita, ho molto lavorato su questi temi in aula e nei miei saggi, quindi quando Lorena Pasquini mi ha invitata a tenere una delle lezioni del ciclo Lezioni d’Europa sul tema della pace sono stata felice di poter allargare il dialogo con un pubblico più ampio.
Alcuni pensatori sostengono che se la pace fosse riconosciuta come diritto umano fondamentale, lo Stato che lo violasse verrebbe portato davanti al tribunale dell’Aja: solo utopia o un percorso praticabile?
Non spetta a me rispondere a una domanda così complessa, non sono certo una esperta di diritti umani. Credo però che ci siano già molti diritti umani riconosciuti come fondamentali che quotidianamente vengono calpestati, quindi non sono ottimista.
L’evoluzione della storia, del pensiero, del sentire comune ha modificato e aggiornato il senso stesso della parola Patria. Ma forse già i padri e le madri costituenti avevano in mente un concetto ampio (e moderno) di Patria, affidando la sua difesa ai cittadini (e non ai militari)…
Sicuramente è molto cambiata nel corso degli anni e oggi si insegna un concetto di Patria che non è certo quello che insegnavano un secolo fa, ma anche solo 50 anni fa. Woolf nel suo saggio Tre Ghinee si concentra molto sulla pericolosità del concetto di Patria, in difesa della quale è lecito perdere le vite di moltissimi giovani, ma dice anche giustamente come per le donne inglesi quella parola, patria, abbia un significato totalmente diverso perché le donne non godevano degli stessi diritti. Oggi certamente le cose sono cambiate, pensando al nostro paese, quando Woolf scrisse il saggio, nel 1938, in Italia le donne non votavano, non esistevano leggi a tutela della salute sessuale delle donne – ricordiamoci che lo stupro fino al 1996 in Italia è stato un crimine contro la morale pubblica e non la persona… insomma la parola Patria, per una donna, fino a qualche anno fa, aveva un valore completamente diverso da quello che aveva per un uomo, ma anche da quello che ha oggi. Le madri e i padri costituenti hanno fatto un lavoro enorme e importante, dando un nuovo senso al concetto stesso di patria ma dando anche un grande ruolo alla costruzione della pace; credo però che questa costruzione sia un lavoro costante, che tutte le cittadine e tutti i cittadini devono fare costantemente, anche solo ricordando la responsabilità che deriva dall’essere liberi.
Nel bellissimo saggio Pensieri di pace durante un’incursione aerea Woolf racconta proprio di come la paura impedisca il pensiero. Quindi riprendo questo pensiero comune, questo no alla paura, proprio per intenderlo come un invito a non lasciarsi intimidire dai facili ‘nemici’ che spesso ci vengono proposti, da quegli ‘altri’ che ci dicono di temere. Cercare di restare vigili, per non smettere di pensare lucidamente, credo sia fondamentale, e pensare cercando di costruire speranza, per non farsi annichilire dalla paura, è ancora più cruciale. Sono membro di un dottorato di ricerca interdisciplinare in Sostenibilità Ambientale e Benessere all’Università di Ferrara, ideato e coordinato, non a caso, da una grande studiosa di utopia, Paola Spinozzi, e questo mi offre il privilegio di lavorare a stretto contatto non solo di esperti ma anche di giovani studenti che lavorano costantemente per un mondo più sostenibile. I temi affrontati sono spesso difficili e i dati terrificanti, ma il loro impegno, il loro entusiasmo, il loro pensiero agile, creativo e nuovo mi dà grande speranza e mi mostra che costruire un futuro migliore è possibile.
Al netto dei giudizi espressi, il miglior consiglio che può regalarci?
Leggere. Leggere autrici e autori del passato, oltre che del presente, perché l’arte ha antenne lunghe, sa sentire prima degli altri e sa sentire meglio, spesso. Quindi leggere ci aiuta a capire, ma anche a esercitare il pensiero, che è una delle azioni più importanti che dovremmo fare come esseri umani.