Gabriele Galassi a scattare foto è bravissimo. A mettere a nudo le donne ancor di più. Ma non solo. Andate a curiosare nella sua pagina social: è un trionfo di bellezze e di volti che vi terrà con il fiato sospeso. Valorizzare i corpi delle modelle non significa mostrare tutto. Le rivelazioni sono per pochi, e sono le cose che ci rendono più preziosi agli occhi degli altri. Nei ritratti di Gabriele l’intimità è stimolante e crea desiderio, il sapere tutto subito, invece, annoia. Per fortuna, non tutte, però, perdono, nel gioco contemporaneo della vanità: c’è la vita quotidiana e bisogna fare i conti con la realtà. Valorizzarsi è questo!
Il potere dell’immagine e dell’ironia
Gabriele ha sempre cercato di creare qualcosa di originale nei suoi lavori: “Vedere una donna nuda è molto facile, questo non vuol dire che sia erotismo, la cultura dell’arte fotografica sta sparendo, la donna non deve essere un oggetto da desiderare, qualcosa da possedere, anzi bisogna a tornare al rispetto della persona, spesso viene veicolato il corpo nudo come oggetto, ma tale non lo deve essere, anche se fa fotografia lo aiuta a essere inarrivabile, bisogna pensare al nudo come espressione di arte”.
Gabriele vive a Riccione. La passione per la fotografia nasce da lontano, il babbo era fotografo, aveva cominciato da ragazzino a lavorare in “bottega” poi assieme al suo amico aveva aperto due negozi a Riccione. Li è nato e cresciuto il nostro Gabriele. Da bambino girava per quei negozi, respirando l’odore della carta fotografica, il profumo dei bagni chimici della camera oscura; sentiva il sapore delle pellicole, letteralmente, perché per preparare i rullini che poi gli scattini (i ragazzi che facevano le fotografie ai turisti) avrebbero dovuto usare o al mare o in strada la sera, bisognava leccare la coda e inciderci il numero sopra. Erano gli anni del turismo di massa, e si facevano ogni giorno migliaia di fotografie. Insomma, Gabriele era costantemente immerso nella fotografia, mentre per i suoi amici l’estate significava mare, per lui significava negozio di fotografia.
www.gabrielegalassifotografo.it
Gabriele Galassi da dietro il tuo obiettivo che Paese osservi?
Quando guardo dal mio obiettivo vedo la più affascinante città della Romagna: Riccione.
Perché hai iniziato a fotografare quello che ti sta attorno?
È stato naturale, sono cresciuto in un negozio di fotografie, mio papà era un fotografo e io a 14 anni fotografavo per strada i turisti.
Lavori parecchio?
Lavoro si, guadagno no!
Il segreto della tua creatività?
Credo sia l’amore per la fotografia, e il piacere di cogliere l’attimo.
Fotografare significa anche diffondere le tue fantasie, le tue ideologie: se dovessi riassumere il tuo pensiero in una foto?
La foto del ragazzo davanti ai carri armati.
Chi sono le persone che ti hanno influenzato di più nelle tue scelte?
Sono tante, anzi ogni giorno ne aggiungo un altro, ma se devo citare alcuni nomi, direi mio padre, Newton, McCurry, Claude Norie.
Nella vita di tutti i giorni riesci a essere coerente con i tuoi principi?
Io vivo con i miei principi, senza di quelli la vita sarebbe vuota.
Nel mondo di oggi dove conta soprattutto apparire, quanto bisogna veramente essere?
Bisogna non scendere a compromessi, anche se questo poi ti porterà ad essere emarginato, perché quando ti guardi allo specchio devi vedere una persona che ti piace.
Le ragazze che tu immortali sono un riferimento quasi costante al desiderio, alla passione: perché è così importante per te rappresentarle così?
Quello delle modelle è solo una parte del mio lavoro, forse quella più appariscente, ma non l’unica, la più facile è diretta, ma le altre sono altrettanto importanti.
Ho notato valorizzi molto lo sguardo. Del resto per me un viso è come un libro aperto. C’è un motivo dietro a questo dettaglio?
Gli occhi sono lo specchio dell’anima, lo sguardo è l’arma più importante di una modella, con lo sguardo parli con chi guarda la fotografia.
Come si fa a mettere a nudo l’anima di una donna?
Entrando in relazione con la modella, capendo col dialogo quello che piace a lei, per poi valorizzarlo.
L’arte fotografica non è più quella cosa che sta appesa a una parete e si guarda in silenzio, ma è un caos d’immagini dove la sensualità si taglia a fette. Eppure basta un clic per fare la differenza tra arte e bolgia umana…
L’arte e il piacere di guardarla è soggettiva, bisogna cercare il modo di raccontare una storia, di lanciare un ricordo, di stuzzicare una idea.
Sui canali social l’erotismo è sempre più inafferrabile e al tempo stesso rampante: la donna intrappolata dentro il desiderio altrui, e dentro al desiderio di essere desiderata, anche se nessuno sa più da chi vuole esserlo. Cosa ne pensi?
Siamo nell’epoca del tutto subito, e del tutto è lecito, Vedere una donna nuda è molto facile, questo non vuol dire che sia erotismo, la cultura dell’ arte fotografica sta sparendo, la donna non deve essere un oggetto da desiderare, qualcosa da possedere, anzi bisogna a tornare al rispetto della persona, spesso viene veicolato il corpo nudo come oggetto, ma tale non lo deve essere, anche se fa fotografia lo aiuta ad essere inarrivabile , bisogna pensare al nudo come espressione di arte.
Dove sta per te l’equilibrio tra dedizione e ossessione?
Sta nel non farsi fagocitare dalle cose, nel volersi migliorare senza farsene una malattia, troveremo sempre qualcuno migliore di noi, che fa cose più belle, a nostro giudizio, ma provare sperimentare e serenamente ogni tanto fallire.
Come ti piacerebbe essere ricordato?
Come una persona serena felice e coerente.