Ci sono poche persone che sanno davvero che anche la moda è cultura, scegliere come vestirsi o come non vestirsi è un messaggio, un modo di comunicare, forse anche uno tra i più diretti. Ma come tutte le cose ha un valore solo se scegliamo di riconoscerlo. Credo sia tutto importante se poi viene catalizzato nell’espressione di sé o di un progetto.
Gaia Gorni fotografa italiana di moda e ritratto.
Gaia, c’è chi sostiene che le persone sono cibo per la creatività che va nutrita giorno per giorno. Sono curioso di sapere come ti alimenti per la tua fotografia…
Credo che il primo passo per avere un ecosistema creativo che lavori bene sia tenere un flusso cristallino e poco intaccato dalle distrazioni. Una cosa molto difficile in un mondo che punta a distarti. A me aiuta fare attività che mi ricarichino, stare vicino a una fonte di acqua, stare in mezzo alla natura, annoiarmi, osservare, fare attività fisica.
Per creare, c’è bisogno di spazio, di fare silenzio e spazio dentro un’ecosistema che spesso è saturo e troppo pieno. Sono molto contenta di essere definita una creativa, perché in un mondo in cui le macchine superano di gran lunga e sostituiscono l’uomo, credo che solo gli artisti, in senso lato possano salvare la bellezza e continuare a far meravigliare chi hanno attorno.
Perché essere curiosi è per taluni la cosa più bella della vita?
Perché ti fa fare sempre uno step in più, chiedersi cosa c’è dopo, come funziona una cosa, è una benzina che non ti permette di fermarti alla superfice, ma ti aiuta a cercare un significato.
Come sono le donne che tu immortali? Tutte bellissime o ti piace la diversità dei corpi e dei volti?
Attraggo donne che sono forti delle loro imperfezioni e consapevoli che sono quelle a fare da differenza, a raccontare una storia, a farti affezionare. Credo si instauri una ricerca reciproca, mi cercano per esigenza di essere raccontate nella loro preziosa quotidianità e a mia volta io cerco bellezze imperfette per cercare tratti distintivi che permettano al mio intuito di raccontare qualcosa.
Fuori dai denti: il concetto tuo di bellezza?
Il mio motto è “credo nella mia imperfezione come della mia ragione di essere”, sono inciampata nella mia vocazione da molto giovane, inizialmente non avevo una missione o comunque un punto di vista personale sulle mie fotografie. Scattavo tutto quello che il mio occhio reputava interessante per piacere di farlo. Poi col tempo, ho realizzato che mettere una lente di ingrandimento su una situazione, è un gesto molto potente e forte della mia storia (da piccola ho rischiato più volte la vita ammalandomi di anoressia in cerca di una perfezione molto nociva che vedevo sui social media), ho sviluppato il mio punto di vista fotografico realizzando che la bellezza e la perfezione sono due cose molto diverse.
Ecco perché realizzo ritratti onirici che, allo stesso tempo, esprimono tanto di me e del mio vissuto.
Promuovo una fotografia in cui il soggetto si senta valorizzato proprio da quei tratti distintivi che troppo spesso vengono chiamate imperfezioni.
Sono molto attenta nella cura dei dettagli, ma amo anche le situazioni più sporche e concrete, non bisogna mai smettere di osservare.
Una fonte d’ispirazione?
La natura e le storie delle persone.
Quando una modella guarda le foto da te realizzate secondo te che pensa?
Mettersi davanti a una macchina fotografica tante volte è un gesto che ci rende vulnerabili, a me per prima, quando consegno un lavoro penso le persone si sentano capite, raccontate e valorizzate.
Com’è vedere le persone rappresentate con i tuoi scatti?
Particolare, sono molto grata che ci siano così tante persone che si affidino a me, per raccontare loro stesse, il loro lavoro, o un momento speciale come il matrimonio.
Ci dici una modella che ammiri di più?
Amo le persone con la carnagione scura, con qualcosa di etnico. Ma nel mio piccolo le mie modelle preferite rimangono le mie tre amiche più strette, sono state le prime che hanno creduto in me e mi hanno fatto da cavie, ho ovviamente ricambiato sbattendole tutte e tre su Vogue.
Scherzi a parte, nelle prime due foto certificate da vogue ci sono loro, hanno decisamente dato un boost alla mia carriera.
Un tempo quando si pensava a un calendario, un book fotografico si ragionava in termini di manichino. Ma il manichino non ha umanità perché l’umanità è un atteggiamento, un punto di vista… Il tuo pensiero in proposito?
Il manichino è uno strumento che ti permette di annullare la persone per mostrare il prodotto che c’è sopra (un accessorio o un abito che sia) ma è una cosa che non si usa più tanto perché in un mondo in cui abbiamo tantissime scelte molto uguali, la fa da padrone che ti lascia un impatto emotivo.
Com’eri da ragazzina?
Sono ancora una ragazzina, ho 22 anni! Da bimba ero timida, mi piaceva arrampicarmi sugli alberi e pitturare. Una camminatrice instancabile sempre col naso all’insù.
La moda come la politica oggi dipende molto dai social media. Che cosa pensi di questa rivoluzione digitale?
Regala possibilità, sono molto grata ai social, gran parte della mia clientela mi ha trovato da lì, però credo ci sia poca consapevolezza, di come usarli e di quanto farci colpire.
Che Italia vedi attraverso il tuo obiettivo?
Una Italia un po’ decadente e arroccata sulle sue convinzioni, ma c’è della meraviglia anche in questo.
Che valore ha oggi la moda rispetto alla cultura, ai libri, all’educazione civica?
Ci sono poche persone che sanno davvero che anche la moda è cultura, scegliere come vestirsi o come non vestirsi è un messaggio, un modo di comunicare, forse anche uno tra i più diretti. Ma come tutte le cose ha un valore solo se scegliamo di riconoscerlo. Credo sia tutto importante se poi viene catalizzato nell’espressione di sé o di un progetto.
Ultima domanda: Chiudi gli occhi: un suggerimento per Gaia giovanissima e uno per Gaia tra dieci anni…
Per la Gaia piccola “sei più avanti di quello che credi, continua a essere una guerrafondaia testona sulle tue convinzioni”.
Per la Gaia più vecchia forse…fai in modo di avere una bella casa a Bali? : scherzi a parte, è difficile, spero di continuare a essere così grata ed entusiasta per quello che faccio.