Sarà in scena in prima assoluta al TeatroBasilica dal 7 al 10 dicembre 2023 lo spettacolo “Questa non è casa mia”, il nuovo lavoro scritto, interpretato e diretto da Giulia Trippetta.
Giulia ha studiato presso la scuola “La scaletta” di Gianni Diotajuti e nel 2012 viene ammessa All’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico diplomandosi nel 2015 a pieni voti. Nel 2016 vince il Premio Hystrio alla Vocazione e nello stesso anno lavora con Pierpaolo Sepe ne “I due Gentiluomini di Verona”. Nel 2017 vince il Premio Imaie come migliore attrice per lo spettacolo “S.P.E.M.” e nello stesso anno va in scena prima con Arturo Cirillo in “Notturno di donna con Ospiti” di Annibale Ruccello, per la regia di Mario Scandale, e poi è al fianco di Roberto Rustioni nello spettacolo “Idiota” di Jordi Casanovas.
Nel 2018 è in scena nella rassegna Trend con “Yellow moon” di David Greig con la regia di Mario Scandale. Viene poi diretta da Silvio Peroni in “Crescendo” di Luke Norris e nel 2019 da Arturo Cirillo in “Orgoglio e pregiudizio”. Nel 2020 è in scena alla Corte Ospitale con lo spettacolo finalista di Forever Young “Canaglie“di Giulia Bartolini. Nel 2021 viene diretta da Giorgio Barberio Corsetti ne “La metamorfosi” di Franz Kafka e in “Metamorfosi Cabaret”; dal 2022 torna in scena con Arturo Cirillo nel suo “Cyrano”.
Giulia qual è il tuo tipo di casa ideale?
Una domanda apparentemente semplice che muove la protagonista della sua storia ad affrontare un viaggio alla ricerca di un posto che riesca a darle quel senso di serenità che ha ormai abbandonato da anni…non ho una casa ideale, credo sinceramente che si possa definire casa qualunque posto in cui sentiamo di poter essere noi stessi, sembra una cosa banale, ma avere un posto o una persona che ci faccia sentire totalmente a nostro agio e che ci permetta di tirare fuori anche le parti di noi più scomode, sia fondamentale per poterci fare sentire a casa.
Nello spettacolo ti poni delle domande cruciali: Da piccoli come immaginavamo saremmo diventati a 30 o a 40 anni? Abbiamo realizzato tutto quello che pensavamo di realizzare? Siamo dove avremmo voluto essere? Che risposta ti sei data?
Effettivamente non ho tutte le risposte a queste domande, di sicuro non ho realizzato tutto quello che pensavo avrei fatto entro i 30 anni, ma crescendo cambiano un po’ i parametri con i quali vediamo l’età adulta. Mi rendo conto che al giorno d’oggi molti miei coetanei si trovano nella stessa condizione, ovvero a non avere quegli strumenti che gli permettano di definirsi adulti, ma qui si apre un’altra questione ovvero quali sono i parametri con i quali una persona si possa definire adulta? Se appunto a trent’anni ci si trova a non avere un lavoro che permetta di avere una famiglia, una casa, o qualunque cosa si voglia realizzare.
A raccontare la nostalgia non si rischia di essere stucchevoli?
Il rischio c’è, però credo anche nella forza della nostalgia, delle radici, nella forza del ricordo, che nei momenti di smarrimento può essere un’ancora alla quale tornare per ricordarci da dove veniamo, e trovare lì la forza per costruire nuovi ricordi e proiettarci nel futuro.
Che cosa c’è nel tuo passato che rimpiangi o va tutto metabolizzato senza spargere lacrime e rimorsi?
Io non cambierei nulla del mio passato, quando parlo di nostalgia è più legata a una sensazione, a una serenità che si ha prima di affrontare il viaggio verso l’età adulta, le responsabilità. Una nostalgia per un periodo che scorre via veloce e in cui le possibilità della vita sono ancora tutte aperte, quindi si vive in una sincera e aperta speranza verso il futuro, speranza che crescendo viene sempre meno, poiché si devono fare i conti con le reali possibilità che si hanno, e non sempre queste coincidono con quelle che si pensava di avere.
Alison Wolf qualche anno fa scrisse un saggio sull’ascesa delle Donne Alfa, quelle per cui fare carriera è normale, così come non credere più nel matrimonio: meglio l’indipendenza economica, perché è da lì che passa la vera parità con gli uomini… Quali sono al giorno d’oggi i parametri con cui un individuo si definisce adulto, se la maggior parte delle persone a 30 anni non ha ancora la possibilità di avere un lavoro fisso e di conseguenza una famiglia e una casa?
Questa è una domanda alla quale sinceramente io non so dare una risposta precisa, lo sto ancora cercando di capire ed è infatti la domanda che muove lo spettacolo e alla quale credo ognuno possa e debba rispondere secondo la propria esperienza. Sicuramente credo che abbia molto a che fare con l’assunzione di responsabilità delle proprie scelte, sapendo che sono quelle che determinano il nostro percorso, la nostra personalità, la nostra vita.
La narrazione delle donne in carriera ha sempre a che fare con il coraggio. Pensi di essere coraggiosa o semplicemente determinata?
Io credo di essere più determinata che coraggiosa, ed è la determinazione che spesso mi ha fatto tirare fuori il coraggio. Quando mi metto in testa una cosa, faccio di tutto per realizzarla e questo fa in modo che nei momenti cruciali il riesca a trovare il coraggio che magari mi mancherebbe se non fossi così sicura di quello che voglio. A volte credo di essere più incosciente che coraggiosa, ma il confine è sottile.
Un tempo le ragazze avevano aspettative come il matrimonio, figli e classe sociale. Oggi?
Oggi viviamo in un mondo in cui è tutto in discussione, e per le donne in particolare molto parametri sono cambiati, adesso tantissime donne, tra le quali mi metto anche io, oltre alla famiglia puntano su una realizzazione anche dal punto di vista lavorativo e anche in questo caso credo si debba molto lavorare sul fornire alle donne i giusti strumenti per poter portare avanti sia la carriera privata che il lavoro senza che si trovi o costrette a scegliere.
Quanto è stato importante l’amore nella tua vita?
L’amore è stato fondamentale, ma non solo l’amore da un punto di vista romantico sentimentale, parlo dell’amore in generale, ne ho bisogno per poter trovare un senso a quello che faccio. Sicuramente l’amore fondamentale è quello verso se stessi, per il quale ho lottato e continuo duramente a lottare, ma che è l’unico che ci può rendere veramente liberi di aprirci poi all’amore sotto tutte le sue forme.
La suggestione che tramette nello spettacolo è questo senso di smarrimento che provano tutti quelli che lottano per trovare il proprio spazio in un mondo sempre più frenetico e competitivo. Tu ce l’hai l’XX Factor?
Questo non sta a me dirlo, ma quello che posso dire è che ho una grande passione verso quello che faccio e una grande curiosità, sicuramente non mi risparmio e mi butto con tutta me stessa nella speranza che ogni nuova esperienza mi faccia scoprire qualcosa di nuovo, di sorprendente; quindi mi sento assolutamente persa in questo mondo frenetico e competitivo ma in questo caos provo comunque a prendere quello che mi è utile e che mi fa stare bene.
L’alternativa qual è?
Per me non esiste un’alternativa alla messa in discussione, o meglio c’è, ma per me equivarrebbe alla morte non in senso letterale. L’unica alternativa che abbiamo è giocare con le carte che ci vengono date, qualcosa di buono può e deve venirne fuori.
Perché spesso manca la solidarietà femminile?
Perché veniamo da secoli di storia in cui il mondo è girato in un modo diverso, e le donne per farsi strada hanno potuto contare solo su loro stesse, credo serviranno secoli prima che si raggiunga una condizione di reale parità di genere e quindi anche una reale e profonda solidarietà femminile, però sento che stiamo andando nella giusta direzione e credo che ognuno nel suo piccolo possa fare la differenza, io ci provo. Ogni volta che sento di non andare nella giusta direzione, magari giudicando o facendo qualcosa legato a degli schemi culturali, provo a fermarmi a capire e aggiustare il tiro.
Si discute molto dei nuovi modelli di leadership femminile… Tanto per non andare lontano come giudica il nostro Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni? Ti senti rappresentata?
Non seguo molto la politica (altro dramma di molti della mia generazione) ma non credo sia giusto parlare di leadership femminile, credo che per quanto riguarda un’istituzione così importante si debba valutare il lavoro svolto a prescindere dal suo genere, credo vadano presi in esame soltanto la persona e nello specifico per il presidente del consiglio se ciò che ha fatto e sta facendo sia coerente con ciò che ha promesso e sia positivo per il suo paese, e non credo questo dipenda in alcun modo dal genere.
Chiudiamo con una suggestione: parodia e parole della nostra epoca?
Sicuramente l’ironia è sempre la chiave migliore per poter affrontare ogni tipo di problematica, credo sia lo strumento che ci consente di guardare con più lucidità e distacco ciò che ci circonda e che magari ci crea anche disagio; in un epoca così complessa è fondamente poter ridere anche dei nostri disagi, tutto ciò su cui non si può ridere crea un taboo nel quale poi si concentrano paure e pregiudizi. Veramente a volte una risata può cambiare la prospettiva.