Sfidare gli standard di creazione tradizionale per abbattere ogni convenzione. Questa è l’ambizione del giovane artista Ignazio Malenotti, nato a Treviso 22 anni fa. Ignazio è figlio del famoso imprenditore di successo Michele (ex capo di Belstaff), e come suo padre prima di lui, porta avanti il loro Dna nel mondo della moda.
La domanda di partenza è sempre la stessa: come si può rendere una suggestione vincente? L’arte ci ha abituato che qualunque idea commerciale, che sia un tavolo, una sedia, un tessuto, si avvia solo se il risultato, la sfida è sostenibile con il mercato. Per fortuna nell’anima di Ignazio si vive un’atmosfera di magia, un mix di stili e tanti colori. La realtà che il protagonista della nostra storia ha creato si chiama Backwearz: real fashion, real movies.
Molto più di un semplice brand di abbigliamento. Backwearz è un nuovo modo di respirare la moda, un’emozione che trasporta il consumatore in luoghi prima di oggi sconosciuti. Ignazio lo spiega in poche battute: “Noi creiamo collezioni di alta moda italiana, che presentiamo all’interno dei film che scrivo e produco io stesso. La classica sfilata di moda viene sostituita dal film, e il modello diventa il personaggio cinematografico. A oggi ci presentiamo con una collezione di magliette “storte” (una sorta di provocazione alla moda odierna), ma a Ottobre uscirà la nuova collezione esclusiva, sposata al nuovo film”.
Ignazio, perché hai scelto di intraprendere questa professione? E’ stata una scelta lucida e consapevole? Quale e’ il tuo primo ricordo della moda?
La professione che ho scelto di intraprendere è la professione di imprenditore. Più che una scelta, l’imprenditoria è stata la mia vocazione. E’ da quando nasco che mi perdo nell’arte della soluzione ai problemi, e non appena emersa l’opportunità, la colsi senza battere ciglio. Nel
Settembre del 2023, appena cominciati gli studi alla ESCP Business School, nel mio terzo anno a Berlino, ebbi un intuito: magliette portate al contrario. Insomma, il culmine della contro-tendenza e dell’anti moda; ma anche di originalità di pensiero e di ambizione. E’ così che ho conosciuto il mio attuale socio Leo Chen: grazie alla sua dimestichezza e padronanza dell’arte a mano libera, insieme decidemmo di esplorare un mondo ricco di avventura, la moda. Ma la moda, per mia fortuna, non mi è nuova. Anzi, io la moda l’ho respirata tutta la vita grazie al successo professionale di mio papà, Michele, prima con Belstaff, e poi con Matchless London.
Come imprenditore cosa ti affascina in quello che fai?
Come aspirante imprenditore, essendo ancora agli esordi e avendo dinanzi a me una lunga carriera che mi attende, mi affascinano più cose. A partire dal rapporto intimo che si matura con le persone, fino ad arrivare all’elevatissimo stress proveniente dalle montagne di problemi che si accumulano, e i quesiti che temporaneamente appaiono irrisolvibili. Io proprio non capisco chi disprezza lo stress. Lo stress mi stimola e mi fa sentire vivo.
Quanto è stato difficile entrare in questo universo?
Questo universo ancora non l’ho penetrato. Non basta una semplice collezione di maglie, un po’ di intuito e belle idee, per entrare a competere con i grandi partecipanti di oggi. Ma, la visione è chiara, la passione è forte, e la determinazione inscalfibile. Il nostro sogno è lungimirante, quindi il viaggio sarà altrettanto lungo.
La tua fonte d’ispirazione?
La mia fonte di ispirazione non è riconducibile a un singolo ente. Io tratto l’ispirazione come una chiave di lettura intangibile, ma modellabile, che proviene dalle costanti esperienze che maturo nel corso della vita. E’ grazie a queste esperienze che si creano opportunità dalla quale io traggo ispirazione. Un’ispirazione genuina e sincera, carburante per idee imprenditoriali e per i vari film che ho scritto e prodotto.
Qual è il tuo luogo del cuore?
Il mio luogo del cuore è Treviso. Sono nato e cresciuto a Treviso, pertanto è più di una semplice casa per me. Ma, con la grande fortuna che ho avuto, con i numerosi viaggi internazionali e esperienze di vita in giro per il mondo, sostengo che la vita all’estero mi acchiappa e attira molto di più.
Il progetto di cui vai più fiero?
Sono fiero di ciascuno dei progetti edificati sulla passione. D’altronde un progetto può essere considerato anche un’esperienza di vita. E di ogni cosa che ho consapevolmente compiuto nella mia vita non provo rimpianti: solo finestre spalancate all’apprendimento. Ciononostante, il
progetto di cui vado più fiero è il progetto attuale. Un progetto che si chiama Backwearz: real fashion, real movies.
Ci pare di capire che la parte importante della tua vita scaturisce dalla voglia di raccontare un’esperienza, una storia, un’emozione. Quali sono le storie più importanti che hai sentito legate all’arte?
Di storie legate all’arte ne trovo ben parecchie. L’arte d’altronde non è altro che la libera espressione, e per mia fortuna, di libera espressione nella mia famiglia se ne sentiva spesso parlare. Creatività e innovazione sono tutt’oggi pilastri di vita. Se vengo privato di esse, non sono interessato.
L’eterna domanda: essere artisti fino in fondo quanto paga?
Essere artisti paga quanto l’artista è abile nella comunicazione con il consumatore. Più un artista trova il giusto equilibrio tra gusto personale, soggettivo, e preferenze di massa, e più l’artista, a mio parere, troverà il suo desiderato “successo”. Ma è ormai conoscenza risaputa che le grandi menti sono spesso incomprese oggi, e studiate domani.
Il sogno nel cassetto?
Troppi i sogni nel cassetto da elencare. Solo il tempo e la retta via mi guideranno verso i miei sogni più remoti.
Che cosa bisogna trasmettere ai posteri?
Penso che io sia ancora troppo giovane per condividere il “cosa bisogna trasmettere ai posteri”. Di esperienze ne devo ancora fare tante, e spero che un domani saranno loro a parlare, non io.