La storia di Eleonora Anna Bove: l’artista che ha una favola dentro

Nella vita di ognuno di noi c’è sempre il giorno prima e il giorno dopo con speranze e delusioni connesse. Un luogo smisurato e privo di punti di riferimento fatto di immagini e visioni concentriche. Questa è una storia diversa. La storia di Eleonora Anna Bove appassionata di fotografia e fotomodella. Ma non solo…

Eleonora ha iniziato a posare perché sentiva la necessità di farlo in seguito, ha iniziato a scrivere di Fotografia per D-Art. “Nel frattempo mi laureavo in Lingue con tesi sul cinema francese. Successivamente, ho iniziato ad approfondire la fotografia cinematografica e ho scritto per alcune riviste (Taxi Drivers, Close Up e GlamourAffair) per esercitarmi ad analizzare e quindi assimilare aspetti che mi potrebbero ritornare utili per quello che mi piace fare. Inseguo il sogno di gestire le luci per quanto riguarda le immagini in movimento, raccontare e, perché no, emozionare”. Ognuno ha una favola dentro che non riesce a leggere da solo. Spesso bisogna che qualcuno la racconti con la meraviglia e l’incanto negli occhi per svelare il tesoro che è nascosto all’interno. Forse è così che la vita cambia rotta per sempre.

Eleonora sei giovane ma con alle spalle tante esperienze artistiche: sangue freddo o spericolata?

Ho sempre provato a mettermi in gioco in ciò che mi piace fare. Non mi reputo una spericolata, anzi. Penso, però, che esistono dei treni che passano una sola volta nella vita.. Bisogna fare un bel respiro e trovare il coraggio giusto. Credo tantissimo nella formazione e nell’esperienza: non appena intravedo un corso che stimola la mia curiosità, mi iscrivo volentieri; mi piace tenermi aggiornata, approfondire ciò che effettivamente mi interessa. Lo studio è essenziale, così come l’esperienza. Mi piace, inoltre, immaginare che ci sia della predisposizione in quello che coltivo.

Di solito come scegli i progetti da fare?

Quando si tratta di posa fotografica, valuto prima la serietà di chi mi contatta; poi, deve esserci un’affinità di visioni. Non a caso, mi ritrovo a posare spesso e volentieri con le stesse persone. Quando invece fotografo personalmente, provo a raccontare qualcosa che mi sta a cuore o che mi rappresenta, attraverso gli altri e il Mondo. Se non ho nulla da raccontare, preferisco stare ferma. Per quanto riguarda le proposte lavorative, valuto di volta in volta. Provo comunque a non allontanarmi molto da me stessa. Magari agli inizi si è più aperti, poi invece si diventa molto selettivi. Io sono particolarmente rigida in questo.

Un passo dopo l’altro ti hanno aiutata a crescere: quanto è distante il tuo obiettivo?

Bisogna sempre individuare degli obiettivi: il desiderio è il motore che ci fa andare avanti. nella vita Per quanto riguarda la posa, credo di averlo già raggiunto e superato. Gli obiettivi sono dei cerchi che si chiudono e lasciano spazio a qualcosa di nuovo: evolvono come anche noi evolviamo. Guai se non fosse così. Attualmente, sto inseguendo quello che mi piace da 5/6 anni: la fotografia per quanto riguarda le immagini in movimento. Le luci, così come le ombre e i colori, per me, sono magia. Anche quando tornavo a casa dall’Università (frequentavo la facoltà di Lingue e Letterature Straniere) io cercavo e osservavo fotografie, anziché studiare. Le foto che mi affascinavano maggiormente avevano un taglio prettamente cinematografico. Mi piace, infatti, ricreare un’atmosfera. La strada ancora è lunga. .

C’è chi sostiene che non si diventa donna senza sforzo: le tue priorità?

Le mie priorità, attualmente, sono la salute, il lavoro e le persone che mi vogliono e a cui voglio bene. Difendo molto la mia libertà e la mia indipendenza. Comunque, sto studiando tantissimo.

 

Spesso nel quotidiano ci sono momenti in cui ci sentiamo privati dei diritti: ti sei mai sentita una vittima?

Probabilmente sì e bisogna anche farsi sentire in quei casi. Detesto terribilmente l’arroganza.

La solidarietà femminile esiste?

Non direi. Mi piacerebbe rispondere di sì. Tra donne si crea sempre un’aria di paragone e sfida, sia tra amiche che sul posto di lavoro. Questa è una cosa veramente stupida, dal momento che noi donne siamo un Universo immenso: siamo tutte diverse. E meno male!

Il tuo è un volto molto espressivo: quale ruolo ti senti in grado di interpretare in un ipotetico film?

Ho pensato di provare il cammino della recitazione, ma credo di essere negata e, poi, mi annoia. Quindi, non ci terrei a interpretare un ruolo. Se proprio dovessi scegliere, mi piacerebbe un ruolo in un film stile Rohmer, Nouvelle Vague. Comunque, preferisco di gran lunga creare: scelta delle inquadrature, movimenti di macchina, controllo dell’illuminazione, magari la  scrittura.  Quello che faccio mi deve stimolare.

Perché il cinema italiano offre solo film scandalo o storie d’amore complicate? Magari la realtà quotidiana è ben diversa…

Il cinema italiano attuale, secondo me, è in gran ripresa. Mi piace seguirlo: quando esce un film italiano, mi fiondo subito in sala.  Se guardiamo da vicino film come Favolacce, vediamo come il cinema italiano prova ad avvicinarsi al cinema internazionale.  Le storie d’amore complicate ispirano da sempre film, musica, libri, poesia. Ben vengano, secondo me. L’originalità, poi, risiede nella maniera in cui vengono raccontate.

Nella vita privata come ti definiresti?

Testarda, permalosa, generosa. Gentile. A volte introspettiva, delle altre estroversa e vulcanica. Come ogni bilancia che si rispetti, devo sempre trovare un equilibrio.

Questo periodo di paure dovute al virus su cosa ti ha fatto riflettere?

Premetto che sono una persona riflessiva a prescindere. Sicuramente mi ha fatto riflettere sull’importanza delle piccole cose, che spesso perdiamo di vista per un sistema in cui siamo ingabbiati oramai. Mi ha fatto riscoprire l’importanza della libertà e del contatto fisico.

Domani c’è il libera tutti da parte del governo: la prima cosa che farai?

Se potessi, viaggerei. Mi manca tremendamente viaggiare, vedere luoghi nuovi.

 

Si ringrazia per le foto Pablo Peron, Pietro Gemelli, Monica Cordiviola, Michele De Nigris, Gigi Samueli, Carlo Conversano