Dalla sua finestra non vede il grigio del cemento, ma il mare e l’orizzonte senza limiti. Maria De Filippo una laurea specialistica in Scienze delle risorse faunistiche-ambientali e master in Biologia marina con specializzazione nello studio dell’avifauna marina, ha partecipato a diversi progetti di ricerca nelle isole del Mediterraneo. Vive in Sicilia dove organizza vacanze in barca a vela, snorkeling guidato e seawatching a bordo della sua imbarcazione Magie.
Non sarà il canto delle sirene, nel girone terrestre,
Ad insegnarci quale ritorno, attraverso alle tempeste,
Quando la bussola si incanta, quando si pianta il motore.
Non sarà il canto delle sirene ad addormentarci il cuore,
Quando l’occhio di Ismaele si affaccia da dietro il sole,
E nella schiuma della nostra scia qualcosa appare e scompare.
Non sarà il canto delle sirene che non ci farà guardare.
Mio padre era un marinaio e andava a navigare,
Se l’è portato il vento, se l’è portato il mare.
Mio padre era un marinaio, girava le città,
Mio figlio non le conosce, ma le conoscerà.
Francesco De Gregori
Dopo averla conosciuta e ascoltato la sua storia ti chiedi: che ci faccio qui mentre il mondo gira e l’orologio del tempo scorre? Qualunque cosa pensate dei viaggi, dell’ambiente, delle avventure siete ancora lontani dal conoscere la sua anima. Maria è passione, fuoco, sole e acqua. Dev’essere stato per questo che abbiamo voluto a tutti costi raccontarla. Perché nell’epoca del mordi e fuggi, della vanità e del glamour le ragazze come lei diventano pericolose: ti fanno pensare, chiedere, riflettere, su cosa è importante nella vita. Non credo che capiti tutti i giorni esprimere sensibilità multiple e variegate.
Come se ogni volta fosse un viaggio: tra onde e mare in tempesta, prima di approdare in porti sicuri. La seconda impressione che mi sono fatto di lei è che per arrivare a toccare il suo cuore ci voglia una certa fortuna: come esplorare la terra selvaggia dove la natura regna sovrana. Ma se riesci, se hai seguito con attenzione le tracce, gli indizi e non commetti errori, ti ritroverai in una oasi naturale. Un paradiso terrestre dove la barriera corallina e la foresta pluviale si toccano. A un certo punto della vita, ad alcuni manca il coraggio di fare certe scelte. Se ti lasci guidare dalla passione, quel coraggio lo trovi. Non so che succederà nelle prossime settimane. So solo che il mio cuore è lì dove la barriera corallina e la foresta pluviale si toccano, e lì ritornerò.
Maria De Filippo il mare è la tua casa: ci vivi, lo studi, lo salvaguardi, lo attraversi ma soprattutto lo ami. Quando è scattata la scintilla?
Se cresci vicino al mare, questo diventa sostanza del tuo sangue e ti lega per sempre. La sua forza attrattiva è invincibile. E’ un legame ancestrale che non ha nulla di razionale; salvaguardarlo, studiare gli esseri che lo abitano e navigarci è una forma naturale di amore, di rispetto. Ci sono stati sicuramente degli avvenimenti nella mia vita che mi hanno forgiata. A esempio i racconti di mio padre e dei suoi viaggi in Grecia su un guscio di 8 metri a vela, con in mano una bussola e una carta nautica. Raccontava di queste onde altissime, del vento che fischiava forte e piegava la barca, mi sembrava Ulisse e ogni volta che il racconto si arricchiva di nuovi particolari, cresceva in me la voglia di vivere quelle stesse avventure. Un altro evento decisivo è stato il lavoro prima come volontaria e poi come ricercatrice per un progetto Life+ a Malta sullo studio degli uccelli marini. Passavo le notti accovacciata nelle grotte sulle falesie a sentire il canto delle berte di ritorno ai nidi, nelle notti buie, quando il canto si fa più forte. Per studiarne i movimenti a mare eseguivamo dei transetti su una barca a vela, era un gruppo di lavoro splendido e le avventure vissute tra salti di delfini, salvataggi di tartarughe marine, avvistamenti di pesci luna e sbuffi di balene, ancora mi emozionano profondamente.
Sono dell’idea che il mare, come la bellezza, ha una forza che nessuno può guidare, niente può sciupare. Che ne pensi?
Penso che questa idea dovrebbe essere maggiormente condivisa. Leonardo negli studi sull’acqua trovò interessanti analogie tra il suo fluire con il moto del sangue ed il movimento dei capelli. E infatti la nostra stessa essenza è fatta di acqua e il suo scorrere regola i fenomeni naturali. Il mare è potente ed instancabile nel suo moto perpetuo, nella schiuma che si infrange con forza o nelle silenti ed implacabili correnti, il mare da la vita e l’energia da cui ogni cosa dipende.
Ti abbiamo conosciuta durante una conferenza in una scuola nella quale spiegavi agli studenti come difendere le spiagge, il mare, dai rifiuti. Al di là delle campagne informative che cosa occorre per fermare l’inquinamento?
I sistemi di produzione e consumo della nostra società porteranno presto al collasso degli ecosistemi da cui noi stessi dipendiamo. Se non si prenderà realmente coscienza della gravità e degli effetti devastanti dell’inquinamento, le conseguenze saranno gravissime. Tra le forme peggiori di inquinamento del mare vi è quello della plastica, di cui ormai si parla molto ma si fa troppo poco. Buona parte di questa plastica che si ritrova nei mari, spesso in microscopici pezzetti che entrano nella catena alimentare, è formata da “packaging”. L’uomo contemporaneo impacchetta tutto: cellofan per imballaggio dei prodotti tramite e-commerce, polistirolo, piatti pronti monodose, ortofrutta confezionata, cannucce chilometriche, bottiglie, bottigliette e tappi…il tutto moltiplicato per centinaia di migliaia di volte in tutto il mondo.Non è sostenibile. E il riciclaggio è una comoda bugia perché solo una minima parte delle “plastiche” viene realmente “rigenerato”. Perché qualcosa cambi sarà necessario cambiare le nostre abitudini e fare le giuste scelte, rifiutandoci di acquistare prodotti che non seguano dei criteri di rispetto dell’ambiente e ribellandoci a distruttivi sistemi consumistici.
Da biologa quanto è importante la ricerca?
“Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta” disse Socrate… e non c’è biologo che non la pensi allo stesso modo; perché analizzare e comprendere i processi della natura, oltre che essere di enorme fascino, è necessario per poter pianificare delle azioni concrete di salvaguardia dell’ambiente. Per alcuni anni mi sono occupata di ricerca nel campo della migrazione degli uccelli marini, in particolare delle Berte maggiori, le cui popolazioni sono in pericolo. Grazie all’utilizzo di una sofisticata tecnologia sono state tracciate le rotte seguite da questi splendidi uccelli, che ogni estate volano in migliaia attraverso gli oceani per tornare a nidificare sulle impervie scogliere nel Mediterraneo. La loro sopravvivenza è strettamente legata alla salvaguardia degli ambienti naturali di piccole isole come Linosa e alla salute del mare. Soltanto attraverso lo studio di appassionati ricercatori è stato possibile conoscere la biologia delle berte e di altre tantissime specie al fine di proteggere.
In che cosa ha fallito la politica nel salvaguardare l’ambiente?
La politica ha fallito nel non considerare l’uomo parte dell’ambiente stesso: a perseverare in una visione antropocentrica ed egoista che si è dimostrata fallimentare ed auto distruttiva in nome di una spinta crescita economica nonostante l’imminente e globale disastro ambientale.Non è stato dato peso al monito di scienziati e ambientalisti e sebbene siano stati fatti degli enormi passi avanti come, ad esempio la Conferenza di Rio sulla biodiversità, dall’altro lato si discute ancora se e quali Paesi debbano inserire nei loro programmi riduzioni di gas serra in atmosfera. Un rapporto delle Nazioni Unite segnala impietosamente che dei venti paesi più ricchi al mondo – quelli del G20, responsabili del 78% delle emissioni globali – quindici non hanno neppure fissato un’agenda per arrivare al traguardo di azzerare le emissioni nette di gas serra.
La quarantena dovuta al virus ha costretto tutti noi a restare in casa. E il tema sui social è stato il cambiamento. E allora ti chiediamo: il mare, la vela, aiuta a cambiare le abitudini? E se è un sì quali, soprattutto?
Il virus nel bene e nel male ci ha tenuto prigionieri delle nostre scelte e delle nostre case. Chi ha avuto la fortuna di ritrovarsi a vivere in un bel contesto come una campagna, una casa con giardino o vicino al mare, ha vissuto questo periodo così strano in un modo molto differente da chi invece si è sentito un po’ soffocare tra i palazzi di una città. Molte persone hanno compreso l’importanza della libertà legata anche ad una semplice passeggiata al parco o in spiaggia, alla ricerca di un contatto con la natura forse un po’ perduto nella affannosa routine quotidiana pre-pandemia. In questa voglia condivisa di rivivere gli spazi naturali, il mare può avere un importante ruolo nella ricerca del benessere interiore. La vela è sicuramente l’attività che più di tutte si avvicina al senso di libertà assoluta, al confronto con la propria parte più primitiva, perché in fondo su una barca non si può fare a meno di essere se stessi.
C’è chi sostiene che il cammino di ognuno di noi comincia o finisce con una tempesta. Navigare non è roba per tutti. Come si affronta una burrasca?
A mare, come nella vita, si cerca di evitare le burrasche. Ma, per analogia, a volte sono imprevedibili, soprattutto se si naviga sulle lunghe distanze o in oceano e l’unico modo per uscirne vivi è affrontarle a sangue freddo. Io ho avuto la fortuna di non trovarmi mai in una situazione di pericolo ma ho letto ed ascoltato diversi racconti di equipaggi che se la sono vista brutta, ed ho visto film bellissimi sull’argomento. La navigazione richiede molta disciplina, ci sono delle buone norme da seguire in caso di maltempo o ingovernabilità della barca come ridurre immediatamente le vele, legarsi con le lifeline, mettersi alla cappa, non avvicinarsi troppo alla costa perché l’altezza dei frangenti può aumentare, ordinare all’equipaggio non operativo di entrare sotto coperta per non rischiare inutilmente. In realtà il buon marinaio deve guardare i bollettini in continuazione, il barometro e riconoscere i segnali della natura per affrontare in maniera sicura ogni navigazione. C’è poi una cosa che ho imparato dalla vita: “Nella tempesta si vedono i marinai di cui ti puoi fidare”.
Come ci si prepara per un viaggio?
Mettendo in valigia i soliti vestiti che non useremo mai! E anche tante aspettative, speranze, voglia di scoperta. Con gli occhi aperti ad ogni novità perché il viaggio è conoscenza e stupore, avventura e abbandono. Staccarsi dalla certezza per cercare qualcosa di se dall’altro lato del mondo…percorrendo quel sottile filo che ci collega tutti.
E per il ritorno?
Il ritorno da un viaggio è un nuovo punto zero, perché ogni viaggio in qualche modo ci cambia un pochino. Cambia il nostro modo di vedere le cose, ci ha aperto la mente e ci proietta verso il futuro con nuovi input e con molta più vitalità. Ma il ritorno può anche essere nostalgia, perché dentro al viaggio abbiamo lasciato un pezzetto della nostra anima…
L’estate 2020 cosa ti regalerà?
Spero che questa estate, nonostante la pandemia e tutte le limitazioni a noi imposte per contenerla, mi indichi la giusta rotta! Durante questo periodo di isolamento e introspezione ho avuto modo di focalizzare sui miei prossimi obiettivi. Innanzitutto crescere professionalmente nell’ambito della nautica, navigare il più possibile a bordo di Magie, la barca con cui organizzo veleggiate ed escursioni nel nostro meraviglioso mare siciliano e cercare la felicità. Perché come dice Benigni “anche se la felicità a volte si dimentica di noi, noi non ci dobbiamo mai dimenticare di lei”.
Prossimo viaggio?
Mi piacerebbe andare a vedere le balene in Baja California… la California messicana, la più lunga penisola del mondo, quasi duemila chilometri conficcati nel cuore dell’Oceano Pacifico. E’ un sogno che ho da tanto tempo, da quando lessi un bellissimo libro di Cacucci: “Le balene lo sanno”. Un inno alla magnificenza di questi giganti misteriosi e al Messico che più di sessant’anni fa, fu il primo a creare riserve protette per questi animali e loro lo sanno …che da queste parti vive un’umanità più vera, autentica e amichevole.