Marquica è stata la voce dei Dirotta su Cuba, accompagnando la nuova esperienza del gruppo insieme a Rossano Gentili nel disco “Jaz” pubblicato nel novembre 2005 e anticipato dai singoli “L’iguana“, “Amore normalissimo” e “Genio della Lampada“, ai quali sono seguiti quattro tour nei migliori club, teatri e piazze italiane.
La musica è la sua casa, dove sta al sicuro: lì va sempre tutto bene. Da anni scrive e canta canzoni sulla Terra, sull’amore e le sue stanze, i diritti umani, la sostenibilità ambientale.
E poi ci sono i treni. Passano, a volte. Ma quante? Una, due, venti e poi te li crei tu e smetti di aspettare.
Appena ventenne, è protagonista di eventi musicali quali Motor Show con Red Ronnie, Tim Tour, Coca Cola Tour e Sprite Tour con Radio Deejay. E dentro di lei comprende che fare la cantante é molto più che cantare. “Ha a che fare con la certezza assoluta che la propria vita sarà un Tetris eterno, di incastri, show, prove, cadute, energia a mille, down e up emotivi, nell’arco di pochi minuti. Ha a che fare con una vibrazione che nasce da dentro, ma che arriva da altro, da fuori, da un’inquietudine, da una gioia improvvisa, da un dolore ingestibile, da ferite aperte e cicatrici fluorescenti. Ha a che fare col proprio ciclo vitale e, da donna, riproduttivo”.
Marquica è la voce della rivisitazione di Dave Grusin del musical “West Side Story” insieme a Stefano de Maco, Rino di Pace, Daniele Comoglio, Fabrizio Bernasconi, Claudio Pascoli e Marco Mangelli, al Blue Note di Milano.
Crea, scrive e interpreta il primo spettacolo italiano ibrido tra la stand-up comedy, il musical e il monologo teatrale, sulla sostenibilità ambientale e il confronto generazionale, dal nome “Persephonìa”, insieme al drammaturgo Tobia Rossi e alla regista Gaia Magni, con gli arrangiamenti e le chitarre di Giovanni Ghioldi, suonato al basso da Gabriele Costa e alla batteria da Elia Micheletto, mixato da Gianluca Guidetti, in scena dal 4 Ottobre al Teatro La Claque – Teatro della Tosse di Genova.
Marquica sostiene che “l’arte, tutta, è linguaggio universale”. Bisogna lavorare, impegnarsi. Bisogna avere fame e sete, essere curiosi, volere, mettersi in discussione costantemente.
Nella sua bio scrive: Marquica è incantautrice, produttrice, autrice e artista poliedrica. Il senso di Marquica per la vita?
Il senso della vita è la crescita, umana ed ecologica ovvero riuscire a poter vedere, sentire, accettare e seguire il proprio “Daimon”, che Platone descrive come voce interiore, senza possibilmente fare del male agli altri.
Nei suoi brani è il pensiero che conta o la melodia?
Entrambi! La melodia fa danzare le frequenze delle emozioni, Il pensiero arriva nei testi, negli slogan dei ritornelli, nel ritmo.
La musica è un viaggio umano che coinvolge tutti i sensi. Qual è stata per lei la sfida maggiore?
Continuare a seguirmi, a mettermi in gioco, a sperimentare suoni, a scrivere generi diversi e trovarne sempre una chiave personale e appagante.
La narrazione delle donne ha sempre a che fare con il coraggio. Pensa di essere coraggiosa o semplicemente determinata?
Penso di essere piuttosto coraggiosa e appassionata, sempre alla ricerca, aperta al mondo, alle contaminazioni, molto determinata, ma anche capace di capire quando qualcosa finisce perché tutto scorre e accanirsi trovo abbia poco senso.
Un’artista mostra la realtà che vede nella sua anima: quanto c’è di autobiografico nei suoi spettacoli?
Molto. Amo le storie e in Persephonia, il mio nuovo spettacolo che parla di confronto generazionale e sostenibilità ambientale rivisitando il mito di Ade e Persefone in chiave moderna, ho scritto canzoni in cui sono presenti le emozioni legate al rapporto con mio figlio e la Gen Z, in “Catarifrangenti” ho parlato delle mie sensazioni riguardo alla voglia di essere noi in primis dei fari per gli altri prima di pretenderlo, in “Miss Fuggo” ho raccontato la fine di una storia d’amore che ho vissuto, In “Electra ”ho descritto mio padre, ne “La sposa Bambina” uscita per Emergency, ho trascritto la storia di questa bambina che avevo appena letto su un quotidiano e che mi aveva colpita tantissimo, in “Un giorno Qualunque” parlo di un’avventura che un’amica intima mi ha raccontato, in “Conto Incoerente” la fine di una grande amicizia, ne “Il tuo amore bianco” parlo del grande amore che sentivo per un uomo e quanto questo sentimento gigantesco sarebbe restato con me anche se fosse l’ultimo giorno sulla Terra, in “Pachamama” descrivo l’urgenza ambientale dopo anni di ricerca e attivismo personale su questo tema a me molto caro.
Quanto impattano nel suo tempo e nella sua energia le emozioni?
Moltissimo perché sono altamente sensibile e iperattiva e questo va protetto, spesso mi è capitato di notare quanto queste qualità istrioniche, fossero “troppo” e in parte ne soffrivo, ora ho capito che non voglio né posso contenermi. Do molto spazio agli e alle altre, amo ascoltare i mondi e le sensibilità diverse, cerco di risolvere ogni situazione poco chiara e non farmi troppo intaccare dai vampiri energetici o da chi cerca sempre un modo di lamentarsi. Non ho più tempo per questo perché non ha a che fare con la fragilità o la vulnerabilità umane, ma con una pratica fine a sé stessa di auto sabotaggio e non fa per me, ho troppa vita da compiere e cantare.
Nel mondo di oggi dove conta soprattutto apparire, quanto bisogna veramente essere?
Il mondo odierno è sovraccarico di stimoli e per quanto ci sia moltissima finzione e superficialità, penso che l’essenza di un artista, possa ancora trovare un modo per emergere ed esistere. Credo che il tempo sveli sempre la verità. Quello che manca di più è l’ascolto e il permetterci di andare oltre i venti secondi di una storia social, per questo penso si punti alla velocità, che inevitabilmente porta all’apparire tutto subito, e questo non sta facendo bene alla cultura in generale e all’essere, perché ci riduce al pensare solo ai numeri o a poche categorie predefinite e non ci fa soffermare sulla bellezza o sull’originalità proposta.
Altra domanda da analista: che rapporto ha con la paura?
Sono ansiosa e ho dedicato all’ansia una canzone molto ironica, quasi catartica, a volte ho qualche mania di controllo e precisione, ma ci sto lavorando giornalmente in modo profondo. Non ho paura della morte né della solitudine.
Gli esperti di comunicazione sostengono che noi siamo il brand di noi stessi o, ancora meglio, noi siamo i media di noi stessi e in quanto tali, facciamo notizia, diventiamo ogni giorno notizia. Tutto viene alla luce o qualcosa scompare?
Dipende cosa scegliamo di pubblicare e comunicare. Personalmente non ho quasi mai avuto una strategia e seguo l’istinto, non giudico chi racconta ogni secondo della sua vita, se questo può realmente farlo/a felice o migliorare.
Quando mi pubblicizzo lo faccio per un nuovo progetto oppure posto musica, film, libri che mi hanno colpita o resa molto entusiasta in quel momento e che penso possano così arrivare e fare del bene anche ad altre persone.
Non amo le polemiche né i dibatti non costruttivi on line, mi annoiano moltissimo e credo tolgano ore di vita preziose alla curiosità.
C’è chi sostiene che la perfezione è noiosa, l’imperfezione una necessità che diventa virtù?
La perfezione, per fortuna, non esiste e siamo le nostre cicatrici, i viaggi che facciamo, il modo che abbiamo di ridere, gli odori che ci attraggono, le persone con le quali ci apriamo o chi ci fa sentire leggeri, le pagine su cui ci emozioniamo, le canzoni che mettiamo prima di addormentarci, cosa cantiamo in macchina, o come muoviamo i polsi. Siamo tutte e tutti difettosi, quanta bellezza c’è in questo.
La musica, il teatro, la scrittura in genere sono davvero senza barriere?
No, ce ne sono moltissime e spesso non hanno a che fare con le idee, ma con il fatto che in Italia la cultura, tutta, ha pochissimi fondi dedicati. La creazione di qualsiasi nuovo progetto non dovrebbe avere alcuna barriera, ma la realizzazione dello stesso, spesso trova ostacoli enormi, sia per la danza, che per i libri, che per la musica e per quanto apparentemente tutte e tutti possiamo renderci visibili gratuitamente, per riuscire a lavorarci, servono inevitabili investimenti pubblicitari che in questo momento possono permettersi soprattutto grandi marchi o etichette o sponsor.
La creatività di tutte e tutti può esistere ed essere fruibile, ma per diventare visibile e arrivare a più persone, non basta avere buone idee, servono team o case di produzione e marketing, molto coraggiosi e professionali.
Fin qui hai vissuto di cultura, viaggi e relazioni sociali: di queste esperienze umane cosa conserva e cosa ha resettato? E soprattutto, lungo il percorso, quali momenti vissuti hanno fatto la differenza?
Sicuramente i concerti con i Dirotta su Cuba mi hanno formata come professionista live, così come aver scritto con loro il disco “Jaz”, avere il brano “Amami Forte” all’interno del film “Choose Love” di Thomas Torelli mi ha resa molto felice, esibirmi in teatro col mio disco “La Teoria della Ghianda” è stato bellissimo perché ho coinvolto anche un’attrice che interpretava con me le protagoniste e le storie delle canzoni, i Festival con il progetto di Federico Taddia sul suo libro “Nata in via delle cento stelle” sulla vita di Margherita Hack, mi hanno divertita moltissimo e ne è uscita anche una canzone inedita dedicata. Scrivere, ideare e seguire ogni processo di Persephonia, è ciò che ho amato di più perché questo spettacolo soddisfa moltissima creatività che da anni volevo mettere in scena e cantare, su temi molto caldi. Ho resettato pochissimo, qualche faticoso rapporto lavorativo evitabile, e sono certa che ogni incontro mi abbia fatta migliorare.
Quando ha intrapreso questa strada immagino avesse degli obiettivi da raggiungere: contenta per quello che ha realizzato o ha dei rimorsi per ciò che non è riuscita a fare?
Sono pienamente soddisfatta del mio percorso artistico così come sono consapevole di avere tantissimo altro da dare e dire, non ho rimorsi particolari e se guardo indietro, forse l’unica cosa che posso dirmi è quella di aver aspettato e rispettato troppo i tempi degli altri, sia per troppa educazione che sensibilità. Per fortuna si cresce e ci si focalizza maggiormente, e ora mi sento più forte, libera e intraprendente di anni fa.