Un universo femminile fatto di rituali pomeridiani, di piccole concerti serali tra amici, di solitarie passeggiate lungo i sentieri che si dipanano dal borgo giù verso il mare di smeraldo o su, verso quel Monte Veneretta che domina la cittadina siciliana, di confidenziali racconti di vecchie popolane di antiche leggende e persistenti riti pagani, ma anche di scuole di ricamo per rendere economicamente indipendenti le giovani taorminesi. Un variegato universo femminile che per molti anni contribuì a rendere la comunità anglo-americana protagonista della Taormina d’antan. Questa in sintesi l’ultima fatica letteraria di Milena Privitera dal titolo “Straniere a Taormina”.
Milena svelaci “Straniere a Taormina”: un variegato universo femminile che per molti anni contribuì a rendere la comunità anglo-americana protagonista della Taormina d’antan. Cosa ti ha spinto a raccontare questo mondo?
L’intento di Straniere a Taormina è mettere in luce l’esistenza di un Grand Tour al femminile. Dopo una lunga ricerca e dopo aver letto molti diari, epistole e romanzi autobiografici sono nati questi racconti che hanno come protagoniste donne coraggiose e determinate che alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento sono venute in Sicilia facendo tappa a Taormina. Alcune di loro poi ci sono rimaste per un lungo periodo, addirittura tutta la vita. Viaggiatrici per lo più inglesi e americane che approdano in una Taormina magica incalzate non solo dal desiderio di esplorare un territorio a loro ignoto ma soprattutto di conoscere la natura più intima e segreta di una terra antica e piena di contraddizioni. Concordo che grazie a loro, la comunità anglo-americana in particolar modo dal 1880 al 1920 è stata protagonista di una Taormina d’antan che non esiste più ma che dovremmo sempre e per sempre custodire nel nostro cuore.
Scrivere significa ricostruire una storia, dando identità culturale e dignità alle persone, qualunque sia la loro vicenda. Se ti volti indietro cosa aggiungeresti nel romanzo?
Sicuramente aggiungerei altre storie di altre viaggiatrici che ho dovuto tralasciare a malincuore.
Quanto è cambiata, se è cambiata, da allora la perla dello Jonio?
E’ molto cambiata. Affermando questo non esprimo nessun giudizio. Ritengo però che Taormina abbia mantenuto quel fascino di eleganza e unicità che l’ha resa famosa nel mondo.
Leggere significa viaggiare con la fantasia immaginando posti nuovi e inesplorati, ma sembra che gli adolescenti siano condizionati dal mondo che propongono social e videogiochi. Cosa ne pensi?
Leggere è sognare, viaggiare, fantasticare, almeno lo è stato e lo è per me. Oggi gli adolescenti sognano, viaggiano, fantasticano con i videogiochi. L’unica mia perplessità è il valore educativo della parola a confronto con quello dell’immagine. Ma forse mi sbaglio.
Quando chiedo a qualche collega giornalista hai mai letto Tolstoj, Dostoevskij, Proust… molti dicono: “Sono libri lunghissimi. Non ho tempo”. Milena quali classici ha letto e soprattutto quale romanzo ha cambiato la visione della vita?
Ho sempre preferito leggere i classici. Amo in particolar modo la letteratura classica russa e inglese. Avendo studiato lingue ho approfondito anche la letteratura classica francese e tedesca. Tengo sempre sul mio comodino un classico per ora ho -poiché ho deciso di rileggerlo dopo tanti anni- Il giovane Holden di Salinger. Anna Karenina di Tolstoj letto a soli sedici anni mi ha rivoluzionato la visione della vita.
Si legge per distrarsi, per informarsi, per imparare … Ma io credo che quando apriamo un libro è soprattutto di emozioni che siamo in cerca …
Assolutamente sì. In passato quando un romanzo non mi emozionava arrivavo a fatica alla fine per dire, beh, l’ho letto tutto. Adesso se un romanzo non mi tocca, non mi coinvolge, non mi appassiona lo chiudo e lo riposo.
La crisi economia che attanaglia l’Italia, la Sicilia in modo particolare, spegne anche i sogni e gli slanci. Le comunità di Taormina li riaccende? Li difende?
I taorminesi o almeno molti taorminesi hanno perso l’orgoglio di essere nati, cresciuti o vissuti in una città che per la maggior parte degli stranieri che la visita è un paradiso. Forse -e mi ci metto anch’io- i taorminesi, ripeto molti taorminesi, non mostrano più uno sguardo meravigliato e incantato verso la loro città. Gli slanci ci sono ma sono sporadici. I sogni ci sono ma rimangono desideri. Ciò che non vedo e non trovo e mi rammarico è la comunità. Spero molto nelle nuove generazioni. Ci sono giovani splendidi che hanno il diritto di trovare il loro giusto spazio.