Nadia Carboni: La ceramica non è solo arte, ma anche un ponte tra passato e futuro

L’Associazione italiana Città della Ceramica (AiCC) nei giorni scorsi ha annunciato la nomina di Nadia Carboni come nuovo Direttore dell’Associazione. Carboni succede a Giuseppe Olmeti che per 15 anni ha guidato l’Associazione con dedizione e competenza, lasciando un’eredità preziosa fatta di progetti di grande valore per la tutela e la promozione della ceramica italiana.

Fondata nel 1999, l’AiCC riunisce oggi 57 Comuni italiani riconosciuti dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy per la loro affermata tradizione ceramica. L’Associazione opera per preservare e promuovere la ceramica artistica e artigianale attraverso progetti culturali, formativi e di innovazione.

Nadia Carboni, con oltre 20 anni di esperienza nel management culturale, nella pianificazione strategica, nella governance pubblica e nello sviluppo territoriale, porterà alla guida dell’AiCC una visione innovativa e un forte impegno per la valorizzazione dell’arte ceramica italiana. Il suo percorso accademico comprende una laurea con lode in Scienze Politiche presso l’Università di Bologna, un Master in Business Administration e un Dottorato di ricerca in Scienza dell’Amministrazione.

Attualmente dirige l’Area Sviluppo Economico e Smart City presso l’Unione della Romagna Faentina, dove coordina progetti di crescita economica, mobilità sostenibile, innovazione urbana e comunicazione istituzionale. Precedentemente ha guidato il Settore Governance e Comunicazione, Sviluppo e Progetti Strategici dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, contribuendo alla realizzazione di importanti iniziative strategiche e di marketing territoriale.

Nadia Carboni, tra le sue priorità c’è la valorizzazione dell’arte ceramica italiana: cosa bolle in pentola?

La valorizzazione dell’arte ceramica italiana passa principalmente da tre pilastri: innovazione, internazionalizzazione e integrazione con altre arti e settori. Stiamo lavorando a progetti che coinvolgano scuole, artigiani e imprese per creare un dialogo tra la tradizione millenaria della ceramica italiana e le sfide contemporanee, dalla sostenibilità ambientale all’attrazione di nuove generazioni. La ceramica non è solo arte, ma anche un ponte tra passato e futuro.

Sul fronte dell’innovazione, per esempio, vorrei lanciare un progetto per esplorare le applicazioni del digitale nei processi produttivi, una “Ceramica 4.0” per intenderci, mettendo in valore l’integrazione delle nuove tecnologie nella lavorazione della ceramica, come la stampa 3D e l’utilizzo di materiali sostenibili.

Per quanto riguarda l’internazionalizzazione, contiamo già una buona rete di partnership con istituzioni culturali in Europa e Asia, che andrà ulteriormente rafforzata, attraverso strumenti come le residenze d’artista e le esposizioni temporanee capaci di raccontare la storia e l’innovazione della ceramica italiana, intercettando finanziamenti sia nazionali che europei. Un esempio virtuoso realizzato negli anni passati dall’associazione è stato ad esempio il progetto “Ritorno a Fuping”, una residenza d’artista in collaborazione con il Pottery Art Village di Fuping, in Cina, che ha coinvolto una cinquantina di ceramisti delle città associate all’AiCC. Questo progetto ha rafforzato il legame tra gli artigiani italiani e cinesi, culminando in mostre itineranti sia in Cina che in Italia.

Anche l’integrazione con altre arti e settori rappresenta un asset importante di sviluppo e promozione: vorrei promuovere la ceramica come elemento centrale nel design, nell’architettura e nella moda, rafforzando e attivando nuove collaborazioni con accademie d’arte e scuole di design per sviluppare workshop interdisciplinari e creare contaminazioni creative.

Un’importante novità che si inserisce nell’ambito delle politiche di valorizzazione della ceramica è l’introduzione del marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta) per i prodotti artigianali e industriali, resa possibile dal Regolamento (UE) 2023/2411: può diventare una ulteriore opportunità per valorizzare le ceramiche italiane, riconoscendone il legame con il territorio e garantendone l’autenticità a livello europeo. Tuttavia, questa novità dovrà integrarsi con la vigente legge 188/1990, che rappresenta lo strumento fondamentale per il riconoscimento ministeriale delle “città di affermata tradizione ceramica”. AiCC, in questo nuovo scenario, sarà chiamata a svolgere un ruolo ancora più strategico: fare da regia tra i territori, le istituzioni nazionali e l’Unione Europea, garantendo che i due strumenti – il riconoscimento ministeriale e il marchio IGP – lavorino in sinergia per massimizzare l’impatto della valorizzazione della ceramica.Attraverso questa integrazione di strumenti, puntiamo a rafforzare il nostro posizionamento a livello internazionale, sostenendo al contempo lo sviluppo economico e turistico delle comunità locali che fanno della ceramica un simbolo del Made in Italy.

Nel corso della sua carriera, ha ricoperto ruoli di rilievo: con quali risultati?
Ho avuto il privilegio di costruire e attuare progetti che hanno generato un impatto tangibile: dal rilancio turistico di territori meno conosciuti alla promozione di iniziative culturali e di sviluppo economico, dove l’innovazione e la sostenibilità sono state le principali cifre di misurazione dei risultati. Ogni iniziativa che ho messo in campo è stata un tassello importante per contribuire alla valorizzazione dei territori, creare sinergie tra pubblico e privato e promuovere lo sviluppo economico, culturale e sociale delle comunità.

In Bassa Romagna, a esempio, ho ideato e promosso un festival culturale “Terrena – Land Art in Bassa Romagna”, che ha saputo intrecciare arte e territorio, valorizzando paesaggi unici, attraverso installazioni artistiche site-specific. Questo progetto ha attratto nuovi visitatori e ampliato il pubblico, trasformando il paesaggio locale in una galleria a cielo aperto. Parallelamente, ho messo in campo la campagna di promozione turistica “Bassa Romagna mia, terra di cuore” che ha rafforzato l’identità territoriale, attraverso una comunicazione mirata che facendo breccia sul turismo esperienziale ha  cercato di differenziarsi dal turismo delle città d’arte e della riviera romagnola.

A Faenza, il mio impegno si è concentrato su diversi fronti: la comunicazione, lo sviluppo economico e l’innovazione e sostenibilità urbana. Con la campagna integrata “Fare Faenza”, ad esempio, stiamo cercando di raccontare la trasformazione epocale in atto a Faenza e nel territorio dell’Unione, grazie ai progetti infrastrutturali finanziati dal PNRR, dai fondi europei e dalla ricostruzione post alluvione. Tramite progetti europei e regionali stiamo invece lavorando a misure e iniziative legate alla mobilità sostenibile, per migliorare la qualità urbana e la sostenibilità del territorio, incentivando comportamenti eco-compatibili – con il bike to work e il bike to school ad esempio -, rigenerando nuovi spazi pubblici e dando vita a centri storici sempre più vivibili e a misura d’uomo. A questo proposito stiamo per partire con un nuovo progetto di governance e sviluppo del centro storico – l’hub urbano – insieme alle associazioni di categoria e agli operatori economici,

Un altro capitolo significativo della mia carriera è stato il coordinamento della candidatura di Ravenna a Capitale Europea della Cultura 2019. Anche se il titolo non fu assegnato, questo progetto ambizioso ha gettato le basi per un nuovo modello di governance culturale e ha ispirato l’istituzione del riconoscimento della Capitale Italiana della Cultura, oggi uno strumento prezioso per valorizzare le eccellenze culturali italiane.

A Vercelli, ho avuto l’opportunità di guidare il Piano Strategico della città, coinvolgendo professionisti di alto livello e definendo una visione chiara per il suo sviluppo futuro. Un lavoro che ha dimostrato quanto sia importante il dialogo tra istituzioni, imprese e cittadini per costruire percorsi di crescita condivisa.

Questi progetti rappresentano solo alcune delle tappe del mio percorso, ma racchiudono la filosofia che guida il mio lavoro: creare connessioni tra persone, idee e risorse per generare valore e costruire un futuro più sostenibile per le comunità che ho l’onore di servire.

Quali sono, secondo lei, gli ostacoli principali da affrontare? E come pensate di farvi conoscere nella luce giusta?

Gli ostacoli principali sono la frammentazione delle iniziative e la difficoltà di far emergere un settore che spesso viene percepito come di nicchia. Il nostro obiettivo è comunicare il valore universale della ceramica italiana: non è solo artigianato, è cultura, identità e innovazione. A questo proposito un progetto bandiera di AiCC è “Buongiorno Ceramica”, un evento diffuso e partecipativo che coinvolge tutte le città italiane di tradizione ceramica. Ogni anno, per due giorni, le città della rete si trasformano in spazi vivi di creatività e condivisione, aprendo le porte di botteghe, atelier e musei al pubblico. “Buongiorno Ceramica” è molto più di un festival: è un’occasione per avvicinare il grande pubblico al mondo della ceramica, mostrando dal vivo il lavoro degli artigiani, offrendo laboratori per bambini e adulti e organizzando mostre ed eventi culturali. Inoltre, grazie alla versione internazionale, “Good Morning Ceramics”, portiamo l’energia e il fascino di questo evento anche oltre i confini nazionali, coinvolgendo partner europei e dando ulteriore visibilità al nostro Made in Italy. Questo progetto è un esempio perfetto di come la ceramica possa essere non solo un’arte, ma anche uno strumento per promuovere i territori, attirare turismo e creare un senso di appartenenza attorno a questa straordinaria tradizione. Nelle prossime edizioni vorrei, tra l’altro, rafforzare la componente digitale: attraverso campagne social e contenuti online, raccontare le storie dei ceramisti, valorizzando la tradizione e l’innovazione che caratterizzano questo settore.

Insieme a “Buongiorno Ceramica”, un altro progetto che va nella direzione di “fare rete e sistema” è “Grand Tour”. Nato con l’obiettivo di celebrare e far conoscere la straordinaria ricchezza della tradizione ceramica italiana, attraverso un’esposizione itinerante, “Grand Tour” mette in rete le città italiane di tradizione ceramica e presenta le opere di maestri artigiani, artisti contemporanei e giovani creativi, offrendo una visione completa delle diverse tecniche, stili e interpretazioni che caratterizzano questo settore. L’esposizione non si limita a celebrare il passato, ma pone al centro anche la ceramica come forma d’arte contemporanea e di design, integrandola con tecnologie innovative e nuovi linguaggi artistici. Un elemento distintivo del progetto è il coinvolgimento delle comunità locali e delle scuole, con attività educative e laboratori che mirano a sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza della ceramica come parte integrante della nostra identità culturale. Ogni tappa della mostra è arricchita da eventi collaterali, come conferenze, incontri con artisti, e degustazioni di prodotti enogastronomici, che sottolineano il legame profondo tra la ceramica e i territori che la producono.

Progetti come questo dimostrano che la ceramica non è di nicchia, ma può essere un mezzo potente per abbattere barriere e creare connessioni.

Il fai-da-te funziona sempre?

No, e nella ceramica lo vediamo chiaramente. Le comunità più forti sono quelle che collaborano, dove le competenze individuali si uniscono per creare qualcosa di più grande. Credo fermamente nel potere delle reti, ed è proprio questo approccio collaborativo che vogliamo incentivare sempre di più.

La ceramica italiana ha un problema di gerontocrazia?

La tradizione è fondamentale, ma non possiamo ignorare la necessità di un ricambio generazionale. Per coinvolgere i giovani stiamo sviluppando progetti che uniscono formazione, accesso ai finanziamenti e visibilità per nuove idee. La ceramica può essere una tela straordinaria per la creatività delle nuove generazioni.

A Faenza per esempio abbiamo istituito un corso professionale ITS, per formare tecnici specializzati nella lavorazione della ceramica. Anche investire in collaborazioni strategiche è importante: una delle mie prime azioni in qualità di nuovo direttore è stato firmare un protocollo di collaborazione con l’ISIA, attraverso un contributo per una borsa di dottorato per il corso in “Design for Social Change”, un programma che mira a formare designer capaci di affrontare le sfide sociali contemporanee attraverso l’innovazione nel settore ceramico.

Vorrei potenziare la collaborazione con Artex, il Centro per l’Artigianato Artistico e Tradizionale della Toscana, partner autorevole nel campo della formazione e della progettazione. Offre numerose attività a supporto degli artigiani, tra cui corsi online focalizzati sulla digitalizzazione, e per sviluppare competenze in e-commerce, marketing digitale e gestione aziendale.

Guardando al futuro, intendo rafforzare questo tipo di collaborazioni, attraverso progetti congiunti che promuovano l’innovazione e la sostenibilità nel settore ceramico: ad esempio, workshop internazionali, programmi di scambio per studenti e artigiani, bandi e/o contest per start up creative e giovani artigiani, e piattaforme digitali che facilitino la condivisione di conoscenze e competenze tra le diverse realtà del settore. Queste iniziative non solo possono attrarre giovani talenti, ma anche garantire un ricambio generazionale, assicurando un futuro dinamico e innovativo per la ceramica italiana.

Come sono i vostri rapporti con il mondo delle imprese?

Costruttivi, ma possono essere rafforzati. Credo che il dialogo costante con le imprese sia essenziale per allineare le esigenze del mercato con le potenzialità artistiche e artigianali. Il nostro obiettivo è costruire partnership che creino valore reciproco.

Il confronto permanente con le imprese dovrà essere un elemento centrale della nostra strategia. Abbiamo già avviato collaborazioni importanti con le associazioni di categoria come Confartigianato e Confindustria Ceramica. Un esempio concreto è il progetto Mater Ceramica, un’iniziativa che ha mappato e valorizzato il patrimonio ceramico italiano, mettendo in rete imprese, artigiani e istituzioni.

In futuro, queste collaborazioni potranno evolversi ulteriormente attraverso iniziative che puntano sull’innovazione digitale e sulla sostenibilità. Ad esempio, immagino progetti congiunti per sviluppare materiali ceramici eco-compatibili, o piattaforme digitali che raccontino in modo interattivo il valore del Made in Italy ceramico a livello globale. Questi percorsi condivisi saranno la chiave per far crescere un sistema sempre più integrato, capace di coniugare tradizione e innovazione, creando valore non solo per le imprese, ma anche per i territori e le comunità che ruotano attorno al mondo della ceramica.

Secondo lei i media vi trascurano?

Credo che ci sia ancora molto da fare per far capire ai media l’importanza del settore. La ceramica è spesso vista come un’arte silenziosa, ma ha una voce potente se raccontata nel modo giusto. Sarà importante investire in storytelling e campagne mirate per cambiare questa percezione. Dobbiamo potenziare la presenza online, sfruttando l’effetto moltiplicatore delle nuove tecnologie e intercettando nuovi pubblici, in particolare giovani. Ad esempio i video sono molto efficaci: mini documentari o video pillole pubblicati online e trasmessi su emittenti locali, che narrano la storia degli artigiani e dei loro atelier, mettendo in luce il processo creativo e il valore culturale di ogni pezzo. Anche i podcast sono un buon strumento per la diffusione di informazione e conoscenza. Importante sarà creare collaborazioni con creator e professionisti del settore culturale e artistico, ma anche del lifestyle e design perché visitino i nostri centri di eccellenza e condividano la loro esperienza con il pubblico.

La ceramica è anche un linguaggio universale capace di veicolare messaggi sociali. L’iniziativa promossa da AiCC “Scarpette Rosse”, a esempio, utilizza le opere in ceramica per sensibilizzare il pubblico sul tema della violenza contro le donne, trasformando ogni pezzo in un simbolo di denuncia e di speranza. In parallelo, con “CeramiCabile” promuoviamo il superamento delle barriere di accessibilità, dimostrando che la ceramica è un’arte inclusiva, aperta a tutti.

Fisco: che cosa vi aspettate e cosa temete dal Governo?

Ci aspettiamo politiche che riconoscano il valore della ceramica come asset culturale e economico, non solo come settore artigianale. Temiamo che la burocrazia e l’assenza di incentivi mirati possano frenare il potenziale del settore. Serve un approccio che premi la sostenibilità e l’innovazione.

 Un suggerimento?

Coltivare visioni a lungo termine. Credo che oggi ci sia una tendenza a concentrarsi su soluzioni immediate, ma il vero cambiamento si costruisce con un piano strategico solido e condiviso.

Quelli bravi in Economia e finanza dicono che più cresce il Pil, più aumenta la sensazione di benessere soggettivo: cosa ne pensa?

Crescita e benessere sono legati, ma non sempre in modo diretto. Per la ceramica personalmente credo che il benessere derivi dalla capacità di creare un impatto culturale ed emozionale, oltre che economico. Una ceramica venduta non è solo un prodotto, è una storia che arriva nelle case di chi la sceglie.

Che tempi immagina per la riuscita della sua mission?

Ogni trasformazione richiede tempo, ovvero un vissuto di conoscenze, relazioni e progetti che diventano patrimonio condiviso. Le idee sono tante, ma anche chiare le direttrici per risultati concreti: un aumento della visibilità internazionale, un maggiore coinvolgimento dei giovani e un sistema di imprese più connesso e innovativo.

La missione d AiCC non è solo promuovere la ceramica italiana, ma farne un motore di cambiamento culturale ed economico. Attraverso l’incontro tra tradizione e innovazione, la ceramica può, a mio avviso, contribuire a rendere il nostro Paese un faro di sostenibilità, creatività e imprenditorialità nel mondo.

Insieme agli artigiani, alle imprese e alle nuove generazioni, vogliamo costruire un futuro dove la ceramica non sia solo una materia, ma un’esperienza capace di raccontare il nostro passato, vivere nel presente e ispirare il futuro.