A vederla Paola (Bevini) sembra in forma perfetta. Paola nasce a Modena, ma da quasi 25 anni vive a Reggio Emilia col marito e la figlia. Un diploma in ragioneria e un passato come modella, ma ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Ama in particolar modo i gatti, la luna e la “sua” Formentera. Da alcuni anni gestisce l’outlet di abbigliamento dell’azienda di suo marito.
Paola, iniziamo con una domanda scomoda: il 25 novembre si è celebrata La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ha qualcosa da aggiungere?
Domanda decisamente molto scomoda… non me la sento in questo momento e in questa sede di parlare di ciò che mi è accaduto…magari in futuro, all’interno del mio primo romanzo (prima o poi mi deciderò a scriverlo!). Posso però esprimere il mio pensiero in merito a questo tema sempre, ahimè, di grande attualità! Ritengo che il problema sia legato a una società ancora oggi troppo patriarcale e maschilista, che considera la donna come un oggetto, come un essere privo di dignità e costretto a subire. Occorrerebbe modificare la nostra cultura alle radici, occorrerebbe iniziare magari educando gli uomini fin da bambini al rispetto e, perché no, anche all’amore nei confronti delle donne, tentando di prevenire in tal modo comportamenti discriminatori futuri e soprattutto femminicidi crudeli e ingiustificati.
E i diritti delle donne?
In Italia, rispetto al passato, la donna ha sicuramente migliorato la sua condizione sociale e politica, attraverso lotte lunghe secoli e non prive di ostacoli, sacrifici e ingiustizie. Gli obiettivi conquistati sono stati in effetti parecchi (il diritto all’istruzione, il diritto di voto, il diritto all’aborto, per fare qualche esempio), ma credo che la donna sia ancora lontana dalla parità assoluta con l’uomo, soprattutto in campo professionale. C’è ancora disparità nei salari, nell’assegnazione dei ruoli, nella possibilità di fare carriera. La situazione italiana non è sicuramente paragonabile a quella dei paesi del Nord Europa o del Canada, dove le donne hanno molti più diritti. Ed è inoltre differente da quella dei paesi islamici o in via di sviluppo, dove al contrario la donna vive ancora una pesante condizione di inferiorità. Ricollegandomi alla domanda precedente, credo che la serie inesauribile di femminicidi rappresenti il non rispetto di uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano, in questo caso specifico della donna, il diritto alla libertà!
Il lavoro è un bisogno primario, base fondamentale per l’autonomia e il riconoscimento del proprio ruolo sociale. Francesco De Gregori avrebbe cantato: siamo noi questo piatto di grano… Guardandosi allo specchio come si giudica?
Oddio, il mio rapporto con lo specchio è diventato assai problematico. Ciò è legato principalmente alla mia dannata patologia, la fibromialgia, con la quale convivo da ormai 13 anni e che arriva a impedirmi anche l cose più semplici nel quotidiano, come asciugarmi i capelli o mescolare un risotto. Quando mi guardo allo specchio non riesco ad identificarmi, purtroppo, con l’immagine che vi vedo riflessa; mi appare una donna ancora piacente, in forma, ma in realtà io mi sento una vecchia novantenne! Se penso che sono sempre stata una persona super attiva, che c’è stato un periodo della mia vita, poco più che ventenne, in cui facevo addirittura tre lavori contemporaneamente per mantenermi, rischio di impazzire! Ho sempre ritenuto il lavoro qualcosa di estremamente importante; al di là del mezzo di sussistenza che indubbiamente è, per me rappresenta soprattutto realizzazione personale, gratificazione, beneficio etico e spirituale. E il fatto ora di essere limitata in ciò che posso fare, a causa del mio corpo costantemente tormentato dai dolori, comporta per la mia persona tanta rabbia e frustrazione. Il rischio di deprimermi è dietro l’angolo…devo fare leva su tutta la mia forza di volontà per impedirlo! Siccome sono una persona che non si da mai per vinta, ma anzi lotta continuamente, mi occupo da alcuni anni di dirigere l’outlet di abbigliamento dell’azienda di mio marito, avendo la possibilità di gestirmi giorni e orari; penso di aver trovato un giusto compromesso tra il bisogno di sentirmi in qualche modo utile alla società e la necessità del mio corpo di prendersi delle pause.
Abbiamo tante speranze e una consapevolezza: il destino è in mano a ognuno di noi. Bisogna avere il coraggio di lasciare andare quello che non gira… La struttura portante della sua vita?
Per quanto mi riguarda credo che sia più di una…nel senso che devo dire grazie alla mia forza interiore, al mio profondo senso etico… e comunque, sì, a me stessa, perché ho sempre lottato da sola e mi sono sempre arrangiata in ogni situazione. Da quando sono diventata madre mia figlia ha rappresentato il motore di ogni mia azione… e in alcune situazioni, estremamente difficili e delicate, la sua presenza mi ha dato ulteriore forza per andare avanti. Penso di dover ringraziare anche i miei
sogni, perché mi hanno sempre trasmesso gli stimoli giusti per sopravvivere, e la mia fede, perché il fatto di credere in qualcosa, quando attorno a me ci sono solamente tenebre, è in grado di farmi intravedere, anche se minuscola e lontana, una luce.
Quali sono i sacrifici più duri che ha dovuto fare?
Farei prima a elencare forse i sacrifici che non ho dovuto affrontare! La mia è stata una vita tutt’altro che facile… Ciò che mi ha pesato molto e che ha senza ombra di dubbio condizionato la mia personalità è crescere in una famiglia dove i litigi e le urla erano all’ordine del giorno, dove bisognava stare attenti a come si spendevano i soldi perché purtroppo non erano mai abbastanza… vedevo spesso mia madre piangere e non potevo far nulla per proteggerla e aiutarla…la sentivo lontana anni luce immersa nel suo dolore… mio padre non è mai stato un padre, era completamente assente, completamente incurante di me e dei miei bisogni… mi è mancato affetto… ecco… crescere senza affetto è stata sicuramente la prova più difficile! Diciamo che mi sono cresciuta da sola… non so se ho fatto un buon lavoro…ho sicuramente commesso degli errori…ma questa sono ormai!
Le piace scrivere poesie: che rapporto ha con quello che scrivi? Che rapporto ha con il tempo?
All’età di otto anni mi hanno regalato un diario segreto, quei classici diari con il lucchetto…non so se vanno ancora di moda… ebbene io ho iniziato a scriverci qualche frase, qualche pensiero, qualcosa di bello o al contrario di brutto che mi era accaduto e anche qualche breve e semplice poesia…parliamo di poesie infantili, quelle che mi vergogno di far leggere a chiunque! Poi però questa passione è continuata ed è diventata quasi una impellenza… dovevo e devo mettere nero su bianco le mie emozioni! Scrivere è anche un modo per me per esorcizzare qualcosa di spiacevole, oppure per fissare un momento particolarmente felice. in effetti per lo più scrivo della mia persona, di tutto ciò che mi gira intorno e che a me è strettamente collegato. La scrittura mi è utile persino per fermare il tempo, che scorre via così veloce… mi auguro di averne ancora tanto, ci sono un sacco di cose che voglio fare e di sicuro ci saranno altre poesie che le racconteranno!
Sappiamo che ha un passato da modella: chissà che ricordi… Cosa le ha insegnato questo ambiente a volte seducente, altre spietato e cinico?
Credo che in realtà non mi abbia insegnato nulla… ho però compreso che per lavorare in certi ambienti occorre avere una personalità molto forte, in modo da non farsi sottomettere o raggirare. Se non vuoi soccombere devi sapere dire “no”…e io l’ho fatto, ho rifiutato, a esempio, festini a base di sesso e droga, soprattutto ho rifiutato di fare cose che andavano contro i miei valori. Sono stata innamorata della moda da quando ne ho memoria…desideravo fare la stilista da grande, ma mia mamma mi ha tarpato le ali sul nascere! Ho dovuto frequentare la scuola di ragioneria in modo da avere un diploma che mi consentisse di trovare immediatamente un lavoro, nel frattempo però mi facevo i vestiti da sola! Successivamente, data la mia altezza e la struttura fisica, ho iniziato a sognare un futuro da modella e il destino ha voluto che a 18 anni facessi le prime sfilate e l’anno successivo, scoperta da un famoso fotografo della mia zona, ho iniziato a posare per diversi servizi fotografici. Poi, durante un casting a Roma in una agenzia pubblicitaria è accaduto qualcosa che mi ha portato ad allontanarmi dall’ambiente della moda… in pratica mi è stato offerto un lavoro come attrice a patto che io fossi “gentile” con il regista… Prima di tutto, non ero interessata al mondo del cinema e secondo, ma ancora più importante non sono una persona che scende a compromessi tanto meno di quel genere! Ho quindi rifiutato l’offerta e per circa un paio d’anni non ho più partecipato a nessun casting, ero talmente disgustata da ciò che mi era accaduto che non volevo più saperne del mondo della moda o dello spettacolo! Successivamente, ho ripreso a lavorare in quel settore, fino ai miei quarant’anni, ma non ad alti livelli, e soprattutto vicino casa, tra Modena e Reggio Emilia, una zona che vanta una grande tradizione tessile.
Più felice adesso o quando aveva 18 anni?
Mi risulta un po’ difficile rispondere… uhm… però forse a 18 anni… ero giovane, piena di vita, di sogni, di speranze sul futuro… e non era ancora accaduta la maggior parte delle cose terribili che mi hanno profondamente e inevitabilmente segnato…
Se potesse tornare indietro a un giorno della sua vita o fare qualcosa in modo diverso, a che giorno tornerebbe e cosa rifarebbe?
In realtà non mi interessa poter tornare indietro per cambiare qualcosa che ho fatto, perché in linea di massima, nel bene e nel male, rifarei tutto nello stesso modo. Vorrei invece poter riportare mia madre nella mia vita, perché se ne è andata troppo presto! Avrei voluto trascorrere ancora moltissimi anni con lei, avrei voluto che conoscesse mia figlia… mi manca sempre così tanto!
Attualità, moda, bellezza, poesie, cura del corpo: la sostenibilità è l’argomento che mette tutti in crisi, per non parlare che i prezzi dei beni
di lusso sono schizzati alle stelle, ampliando ancor più il divario tra ricchi e poveri. Come giudica l’Italia?
L’Italia…è una terra meravigliosa, soprattutto dal punto di vista naturalistico, ma è anche un paese dai grandi contrasti… ha una storia antichissima e un grande patrimonio culturale…ma una politica e una giustizia alquanto claudicanti e una forte rete di criminalità…siamo credo tra i paesi dove si vive più a lungo, ma dove non si fanno quasi più figli. In tutto questo, il divario tra ricchi e poveri sta continuando ad aumentare e si sta andando pian piano verso un accentramento delle ricchezze nelle mani di pochi. Una prova evidente di ciò la trovo nel tessile-abbigliamento, settore di mia competenza, dove ormai la vendita dei prodotti è affidata unicamente alle catene della fast fashion e ai negozi di marchi di lusso; non c’è quasi più traccia dei negozi “intermedi”. Un aumento del divario col tempo non può che portare a disordini sociali, con proteste e rivolte delle classi più povere, e a una sempre maggiore instabilità politica. Non si prospetta un gran bel periodo nel
prossimo futuro! I cambiamenti climatici poi contribuiscono ad aumentare le disuguaglianze economiche e sociali; le persone più povere non sono e non saranno in grado di far fronte a siccità, disastri ambientali e malattie che possono derivarne. Riuscire a trovare una soluzione a tutto questo non sarà semplice.
I nostri abiti raccontano chi siamo, dove viviamo e, a volte, anche il modo in cui amiamo: se aprissimo il suo armadio che troveremmo?
Ah beh!… in quel caso si aprirebbe un mondo!! Scherzi a parte, trovereste tanti pantaloni di ogni forma e colore, maglioni dalle tinte vivaci, ma anche abiti corti neri e gonne di paillettes. Potreste scovare qualche capo tagliato e cucito dalla sottoscritta ai tempi delle superiori, che ancora conservo per il suo valore affettivo. Poi
proseguendo potreste imbattervi in un numero considerevole di sneakers, ma anche di altrettante scarpe e sandali col tacco dieci. Diciamo che sono una persona dalle mille sfaccettature, che ama la moda ma non la segue, preferisco creare il mio stile. Sono anche molto meteoropatica e questa caratteristica condiziona il mio modo di vestire: a seconda dell’umore della giornata indosso un capo piuttosto che un altro! Per quanto riguarda il mio modo di amare…beh, per me ne esiste uno
solo: totalmente!
Sappiamo che le piace viaggiare: il viaggio più straordinario da compiere su questa terra?
Adoro viaggiare! Adoro posare i miei occhi su luoghi nuovi e adoro entrare in contatto con culture e tradizioni differenti dalle mie. Ritengo che i viaggi siano in grado di arricchirci tantissimo. Non so se possano definirsi straordinari, ma ho due desideri da realizzare in merito… Il primo, percorrere il cammino che porta a Santiago de Compostela, perché sono certa che sarà anche un cammino spirituale e intimo molto intenso. Mi auguro solo di riuscire a portarlo a termine, vista la mia patologia antipaticissima! Secondo, un viaggio sulla Route 66, in particolare la parte che riguarda l’Arizona e quindi il Grand Canyon, perché trovo che lì gli scenari e i colori siano davvero magici.
Il lieto fine nella sua storia?
Guardi, a me basta che ci sia, qualunque esso sarà… mi basta solo che sia un lieto fine!