Dicono che in Sicilia il grande cambiamento in atto porterà l’Isola a uscire dalle sabbie mobili. Quante volte abbiamo sentito questa frase pronunciata da più persone, politici e opinionisti compresi? Ma a parere nostro il grande cambiamento in atto pone oggi tante trappole dietro ogni promessa (da marinaio), che la classe politica pronuncia con leggerezza e senza pensarci troppo. Magari perché coloro che governano la Sicilia sono abituati più a parlare che ad ascoltare. E se non ascolti finisci con avere convinzioni errate: dalla Sanità, alla Scuola; dalla Cultura alla Famiglia. E così vi raccontiamo un’altra storia siciliana che vi consigliamo di leggere e che ha molto a che fare col valore dell’ascolto e solidarietà. La protagonista si chiama, Sabrina Renna.
Sabrina, dopo gli studi in Scienze della educazione e della formazione, si é specializzata in Criminologia forense; frequenta attualmente la facoltà di Giurisprudenza. Impegnata da anni nelle battaglie radicali per i diritti dei detenuti, per l’eliminazione dell’ostatività, é stata consigliere comunale per dieci anni ad Acireale. È attualmente componente del consiglio direttivo di Nessuno tocchi Caino, esponente del Movimento per l’Autonomia. In prima linea sui temi autonomisti, sui diritti delle donne, in generale a difesa delle sacche di fragilità.
La Regione guidata da Renato Schifani arranca, se non peggio. I litigi tra alleati sono all’ordine del giorno Sanità in perenne emergenza; precarietà nel lavoro; famiglie che fanno fatica a gestire tasse e spesa. Sabrina Renna, che cosa sta succedendo in Sicilia?
Succede che veniamo da due anni di gestione deludente nel metodo e nel merito. Nel metodo perché in Regione si é insediata una gestione spesse volte oligarchica, tentando di marginalizzare le voci diverse. Nel merito perché, al di là degli spot, é una mancata una stagione delle riforme. La cartina di tornasole é la sanità: una lottizzazione senz’anima. Siamo lontani anni luce dalla riforma targata Russo.
Manca una classe dirigente?
Non é una questione di etichette e di nomi. Il vero problema é che Schifani o chiunque altro dovrebbe chiamare a raccolta le migliori intelligenze dal punto di vista del merito e i partiti dovrebbero tornare a fare i partiti. Perché i tecnici della democrazia sono i politici e oggi, salvo rare occasioni, mancano evidentemente.
Che idea si è fatto di Schifani? Come può ripartire la Sicilia? Ha senso aggrapparsi al presunto valore salvifico di progetti come il Ponte sullo Stretto?
Serve un piano vero sulle infrastrutture ma il Ponte non é uno spot: é una cosa seria perché consente di battere un concetto negativo di insularità. Occorre fare il Ponte e le altre cose. È fuorviante metterlo in coda alle priorità.
Lei è una donna impegnata nella salvaguardia dei diritti: spesso ha criticato le Istituzioni sulla gestione delle carceri. E’ cambiato qualcosa o siamo sempre in zona pericolo?
Siamo in zona rossa, ripiombati ai tempi della Torregiani.. Aumentano sovraffollamento e suicidi. Manca una coscienza dello stato di diritto: il governo nazionale é rimasto sordo rispetto alla battaglia di Rita Bernardini sulla liberazione anticipata. È una strage di diritti…
Giustizia & politica: la commissione Antimafia presenta a ogni tornata elettorale l’elenco dei candidati colpiti da provvedimenti giudiziari. Solo propaganda o aiuta a fare chiarezza nelle liste?
L’etica é importante e i partiti devono dimostrare un supplemento di rigore ma le garanzie costituzionali sono le garanzie costituzionali…Non si deve mai rinunciare. A condizione che non diventi garantismo peloso.
Abbiamo libertà di parola e ognuno può dire quello che vuole. Ma ha senso questo parlare a vuoto, a vanvera, confondendo, se non addirittura, disinformando le persone? Insomma, il politically correct ha ucciso la libertà d’espressione?
Sì, ha ragione. Siamo affetti dalla sindrome dei sepolcri imbiancati e delle anime belle. A volte, servono parole di verità. Anche quando fa male.
Siamo abituati più a parlare che ad ascoltare: quali sono le frasi che Sabrina non pronuncia pur pensandole?
Ho iniziato a fare politica perché volevo cambiare il mondo. A volte, ho remore a dirlo perché sembra una frase fatta ma lo penso! A che serve la politica se non a cambiare le cose?
Saper cambiare opinione è un grande privilegio o una mancanza di coerenza?
Sciascia voleva che di lui si dicesse “contraddisse e si contraddisse”. Se non é trasformismo, cambiare idea é da persone intelligenti.
Un consiglio sincero per chi gestisce la Pubblica amministrazione?
Rigore, passione e competenza. Non serve altro.
C’è chi sostiene che sull’immigrazione la politica è tremendamente indietro rispetto alla storia e all’attualità. La colpa dell’Occidente, come pure dell’Italia, è non aver compreso pienamente la complessità della questione. Il suo parere?
Sull’immigrazione sento cose aberranti. È una ricchezza ma la questione merita una risposta Europea. Dopodiché io sono per lo ius soli: chi nasce in Italia é italiano.
E’ d’accordo che tra tante urgenze c’è la natalità e una politica familiare degna di questo nome? O non si può aggiungere altro?
Siamo una società vecchia a crescita zero. Serve ripartire dal punto di vista economico al di là di bonus bebè o assegni familiari. Uscire da logiche recessive patenti e occulte. L’immigrazione comunque dovunque “ringiovanisce” la popolazione e non toglie lavoro. Lo crea.
La piazza è un modo democratico per parlare ai cittadini e a chi fa le leggi?
Il luogo della democrazia sono le assemblee parlamentari ma se diventano di fatto “un bivacco” la gente fa bene a urlare. E la politica non deve esorcizzare le ragioni della protesta.
Prima o poi si riuscirà a vincere la mafia?
“È un fenomeno umano. Ha avuto un inizio, una evoluzione e avrà pure… Una fine”. Spetterà a noi determinarla.