La storia di Sara Angelini è paragonabile a chi ogni giorno della sua vita si sente sulle montagne russe. Ma lei ha imparato a camminare tra errori e inciampi, credendo sempre ai sogni. Ad accettare che la felicità viene e va perché così è la vita. Sara riesce a gestire le oscillazioni dell’altalena grazie alla sua forza mentale che per una atleta professionista è tra le qualità necessarie per farsi strada. Sara gioca a volley e le piace parlare dello sport in generale, ma se si prova a chiederle della vita privata alza un muro invalicabile: non è timidezza ma consapevolezza che il privato va protetto. Il futuro di Sara? “Il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo e quella a cui presto più attenzione in termini di qualità. Ritengo che il vero lusso sia tutto lì, a volte nemmeno mi rendevo conto delle cose pazzesche che ero riuscita a fare”…
Fino a ieri una giocatrice professionista di volley… Chi è oggi Sara Angelini?
A novembre, inseguito all’infortunio al crociato, c’è stata una profonda parentesi di auto riflessione che mi ha portata ad attraversare una sorta di crisi d’identità. Lo status di giocatrice professionista è sempre stato grande motivo d’orgoglio per me, e lo scoppiare di quella bolla che racchiudeva il mio mondo felice è stato estremamente destabilizzante. Chi sono senza pallavolo? mi domandavo… Ma alla fine la risposta era “sempre Sara”, tenace, solare e piena di entusiasmo per la vita e pronta a reinventarmi. A ogni modo non nascondo che l’idea di finire la carriera con un infortunio non mi faccia impazzire. Non escludo che potreste rivederti presto di nuovo in campo.
Lo sport è stato fondamentale nella tua vita: sei approdata al volley dopo essere stata una giovane promessa nel salto in alto…ti riusciva tutto facile o ti costava fatica?
La mia fisicità è stata indubbiamente un grosso vantaggio e l’elevazione e la potenza i miei punti di forza. Solitamente faccio una netta distinzione per i giocatori: i talenti e gli atleti. Ai talenti, come hai anticipato tu riesce tutto facile; io invece da atleta, ho dovuto costruirmi, dedicarmi e impegnarmi a raggiungere i tecnicismi del giocatore professionista.
In questo momento hai più progetti o ricordi?
Entrambe le cose, il mio bagaglio personale è lo slancio per il domani, la prova che l’impegno ripaga. Una delle mie frasi preferite è: “il successo inizia dalla volontà dell’individuo, è nella sua mente”. Be la volontà non mi manca, sono una persona intraprendente e mi cimento in disparate attività per mettermi alla prova ed essere stimolata a spingermi sempre più in la con progetti e obiettivi.
C’è qualcosa di buono nel passare del tempo?
Il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo e quella a cui presto più attenzione in termini di qualità. Ritengo che il vero lusso sia tutto lì, a volte nemmeno mi rendevo conto delle cose pazzesche che ero riuscita a fare, o delle esperienze straordinarie che avevo avuto la fortuna di
poter vivere. Una grossa fetta di questa privilegio l’ha occupata lo sport.
Nel tuo credo d’atleta qual è la forma perfetta che mette d’accordo stile e tattica?
Per il mio vissuto, quello che mi chiedi ha un nome ed è Emiliano Giandomenico. È stato l’allenatore che è riuscito a farmi esprimere il mio miglior gioco e a ottenere soddisfazioni personali oltre che di squadra. Esigeva che tutte le giocatrici studiassero nei minimi dettagli l’avversario e che sapessimo esattamente quello che doveva fare ognuna di noi nello specifico e in base alle diverse . Questo comportava interrogazioni casuali all’improvviso e perciò eri obbligata a prepararti meticolosamente su tutto e a restare sempre sul pezzo. Quindi, partendo dallo studio gara ti risponderei la “visualizzazione”, sia dei propri movimenti che di quelli di gruppo. Tra l’altro è un tecnica che sta prendendo sempre più piede negli ultimi anni e la particolarità è che si può praticare anche al di fuori dal campo o richiamarla durante un recupero post infortunio, come nel mio caso. Non so se vi è mai capitato di vedere un video di Sofia Goggia mentre la pratica.
Come si festeggia una vittoria?
È una cosa molto soggettiva che va da giocatore a giocatore, per guanto mi riguarda festeggio stando in gruppo, passando del tempo con la squadra come la classica pizzata post partita.
Come si metabolizza l’amarezza di una sconfitta?
Tornando a lavorare sugli aspetti che vanno migliorati.
Come ti senti nella parte di chi deve spiegare ai giovani che frequentano una palestra come si diventa persone civili prima e atleti professionisti poi?
Cerco solo di dare il buon esempio, penso sia meglio di qualsiasi spiegazione.
L’attività sportiva educa al sacrificio, al rispetto degli avversari, delle regole nella competizione: allora perché purtroppo spesso una manifestazione sportiva che sia una olimpiade o una semplice gara amatoriale viene sporcata dal doping?
Spesso c’è chi è ignaro di assumerlo e per questi atleti spezzo una lancia in loro favore. Per chi ne è consapevole mi spiace moltissimo perché probabilmente non crede di farcela con i propri mezzi o le proprie forze. Sono sincera, è un argomento che faccio fatica a toccare, le motivazioni possono essere di svariate nature e i risvolti pure.
Non solo volley: le tue passioni spaziano dagli studi come Interior & Industrial Designer alla passione per il cabaret e la risata… Non dirci che sei cresciuta pensando di poter fare tutto quello che volevi…
Amo sognare in grande e mio padre e mia madre mi hanno insegnato a perseguire standard elevati. Non sono cresciuta pensando di poter fare tutto, ma avendo la concezione di non voler essere il mio stesso limite. Adesso ci starebbe una bella battuta di chiusura, ma… mi limiterò a rispondere alla domanda.
Sui social hai scritto: Tutti che vogliono essere felici, ma nessuno che la insegue questa dannata felicità… Spiegaci il tuo concetto di felicità?
La mia felicità risiede nella mia concretezza, dico di voler fare una cosa, di vedere un luogo, di fare un’esperienza, di andare a trovare un amico… lo faccio! O trovo il modo di farlo, o lo programmo, insomma in qualche modo ci arrivo. La mia parola data ha un grosso valore. Realizzo ciò che desidero o che mi prefiggo e cerco di farlo con persone di qualità in grado di fare la differenza per me. Celebro quotidianamente la vita partendo dalle cose più piccole e il mio cuore sorridere per ognuna di esse.
Si ama una volta sola, le altre volte si vuole bene. E’ così?
Amare è una scelta consapevole che richiede impegno e dedizione. Si ama sempre, ma sotto forme diverse, in base alle diverse persone e ai momenti della vita.
Si dice che più un sogno è grande, più ha confini indefinibili: cosa nella tua vita perfetta ancora manca?
Costruire una famiglia e chissà dar vita a qualche futuro campione di qualche sport.