Silvia Ricchelli: Quando dipingi c’è tutto di te. C’è la tua giornata storta (anche quella bella), c’è il tuo stato d’animo, il tuo carattere, i tuoi pensieri

Al destino non ci si può opporre. Lo si può ritardare o guidare, ma alla fine quel che è scritto si avvera. C’era una volta una bambina di nome Silvia che sognava di vivere d’arte. Oggi Silvia che di cognome fa Ricchelli racconta a IMG Press la sua favola: l’obiettivo è chiaro spiegare che si può vivere di sogni perché il futuro è nelle sue mani.

“Dopo il liceo artistico mi sono specializzata in restauro di dipinti su tela, tavola e sculture lignee presso l’istituto Santa Paola di Mantova. Dopo aver lavorato tre anni presso un laboratorio di restauro di Verona, nel 2011 ho aperto la mia attività e laboratorio DomusArte, sito in via Poloni, nel centro di Verona. All’interno svolgo l’attività di restauratrice di opere d’arte, eseguo dipinti e ritratti su commissione e insegno pittura. Dal 2023 collaboro con il Centro Artistico di Verona “CEA” dove svolgo il ruolo di insegnante d’arte per adulti e bambini.  Dal 2016 collaboro con “Scenotecnica Clerici” leader nel settore scenografico. Realizziamo scenografie in polistirolo resinato per eventi internazionali e vetrina italiane ed estere. Nello specifico io mi occupo della parte pittorica. gestisco le mie pagine social di FACEBOOK e INSTAGRAM “domvsartesilviaricchelli”.

Dichiara di non avere sogni nel cassetto… “li tengo tutti in tasca. Adoro affondare le mani nell’inconsistenza delle nuvole”. Come dire: da bambina ha fatto un sogno e lo ha realizzato!

Silvia, il ruolo dell’arte nella tua vita?

Sono dell’idea che fin da bambini, ci accompagnino dei segnali, delle traiettorie. Da bambina ricordo l’odore della trementina a casa di mio nonno che era un autodidatta, la miriade di pennelli consumati, le tele buttate lì…lo trovavo un modo profondamente affascinante. Quindi direi che il Ruolo che l’arte ha avuto nella mia vita è stato di familiarità, un mondo già mio in partenza e che mi ha accompagnata da sempre.

Che cosa è cambiato, se è cambiato qualcosa, rispetto a quando hai iniziato a intraprendere la professione?

Sicuramente sono cambiate tante cose. Ho intrapreso questa attività dopo un periodo di studio e di formazione specifica. Sicuramente senza pensarci troppo, all’epoca avevo ventisei anni e a quell’età è quasi d’obbligo buttarsi. L’ho fatto. All’inizio ovviamente non è stato ne facile ne immediato ma, a distanza dì tredici anni posso dirmi “brava”. Ho clienti numerosi e soddisfatti, nuove collaborazioni e la serenità che prima non possedevo. Non mi sento arrivata, anzi ma sicuramente più sicura.

Come artista cosa ti affascina di più in quello che fai?

Mi affascina la varietà che questo mondo ha da offrire. Non stanca mai. Propone sempre nuove sfide. Il Restauro offre la storia, il pregio e l’onore di rimettere in sesto dipinti del ‘600, 700 provenienti da chiese o da privati. Il dipinto su commissione mi offre la possibilità migliorare la mia mano, di arredare al meglio le case dei miei clienti seguendo i loro gusti e di conoscerne di nuovi. L’insegnamento ad adulti e bambini mi permette di sensibilizzare i caratteri che incontro, accompagnandoli a trovare la loro mano e il loro stile.

Qual è il tuo primo ricordo legato all’arte?

Il ricordo di mio nonno appassionato di pittura e arte il quale ha tramandato mano e pillole di insegnamento a mia madre.

Quanto è stato difficile entrare in questo universo?

Credo che ogni lavoro non convenzionale sia complesso, almeno all’inizio. Più complesso se sei la prima della famiglia a farlo. Intoppi ne troveremo sempre, il segreto è volerlo e giocare tutte le proprie carte con lealtà e dedizione. Nulla viene regalato. una giusta dose di fortuna non guasta ma non basta, servono capacità e passione soprattutto nell’arte.

Quanto siamo amanti della cultura e quanto fingiamo di esserlo?

Se devo basarmi sulla cerchia delle persone che mi capita di frequentare, posso dire che i veri amanti dell’arte ovviamente esistono e si riconoscono. Parlano poco ma gli argomenti sono mirati e lucidi, dettati appunto da una vera passione e un vero studio. Poi esistono coloro che vorrebbero ma parlano per sentito dire o per “slogan” e comunque si credono fenomeni. Vabbè grazie al cielo esistono entrambi.

Cosa bisogna fare per debellare il flagello dell’ignoranza politica verso tutto ciò che arte, cultura, storia e memoria?

Mi risulta complesso rispondere a questa domanda. Posso dire, a esempio, che nella città dove lavoro, Verona, la politica da moltissimo spazio all’arte nella sua varietà. Sponsorizza, organizza, agevola e sensibilizza…non vedo il “flagello” che lei intende. Non credo inoltre che solo la città di Verona dia queste possibilità anzi…

Tra tante certezze effimere che cosa attendersi in chiave culturale per il prossimo futuro?

Che esistano tante certezze effimere in più contesti è sicuramente plausibile, d’altro canto esiste sempre l’altro lato della medaglia. Cerco di vedere la positività soprattutto nei giovani. Insegnando noto che molti adolescenti sono affascinati dall’arte, dal lavoro fatto a mano nonostante siano cresciuti con il mondo digitale e social. Inoltre stanno nascendo recentemente istituti artigiani e questo non può che essere una certezza concreta.

Si legge per distrarsi, per informarsi, per imparare … Ma io credo che quando apriamo un libro è soprattutto di emozioni che siamo in cerca …. Capita anche a chi dipinge?

Che la lettura di un libro, come suggerisce lei, serva per rilassarsi, per informarsi o per emozionarsi, è assolutamente vero, ci fa evadere dalla nostra routine e aumenta cultura e fantasia. La pittura anch’essa è un potente mezzo di evasione ma più personale, più privato. Quando leggi sei condizionato da una storia o da un personaggio…c’è poco di “tuo”. Quando dipingi c’è tutto di te; c’è la tua giornata storta (anche quella bella), c’è il tuo stato d’animo, il tuo carattere, i tuoi pensieri…la pittura fa uscire tutto che tu lo voglia o no. Nei miei corsi di pittura per adulti, noto molte volte che appena iniziano a dipingere, si raccontano, si aprono… è come una terapia.

Il libro sul comodino?

Vorrà dire libri…al momento ho “La profezia di Celestino” e “Elogio alla follia”.

Qual è il tuo luogo del cuore?

Dire che il mio luogo del cuore è dove sono cresciuta mi sembra banale e non sarebbe del tutto corretto. Di sicuro le Radici lasciano un segno importante ma non mi colmano totalmente. Secondo me il Luogo del Cuore è dove, semplicemente puoi sentirti realmente “tu” senza troppi fronzoli. Può essere ovunque e non deve essere per forza uno.

 

Per te cosa rappresenta la quadratura del cerchio?

La quadratura del cerchio come metafora, devo ammettere che mi è sempre piaciuta. La trovo misteriosa e affascinante. Far conciliare due soggetti completamente diversi per trovare la soluzione. Ma esiste la soluzione? Forse dovremmo chiederci questo…

Mi pare di capire che la parte importante della tua vita d’artista scaturisce dalla voglia di raccontare un’esperienza, una storia, un’emozione. Quali sono le storie più importanti che hai sentito legate all’arte?

Esistono storie poco importanti legate all’arte? Esistono storie non raccontate molto probabilmente. Mi piace leggere storie di vita di pittori poco conosciuti, pittori che nessuno o pochi, hanno aggiunto nei libri d’arte convenzionali. Pittori che a scuola non si insegnano.

Qual è la cosa che bisogna trasmettere ai posteri?

Nel mio piccolo cerco di trasmettere che nulla può essere fatto con la fretta e la voglia di vedere il lavoro finito. Cerco di trasmettere la pazienza, il godersi ogni passaggio, anche e soprattutto quello più lungo e complesso. Insegno a non sottovalutare, a non dare per scontato.
Molti alunni che iniziano pretendono di terminare un dipinto in poche ore perché devono arredare casa, rispondo che se vogliono arredarla male non c’è problema. La soddisfazione sta nel vederli cambiare, nel vederli prendersi il proprio tempo e sentirsi soddisfatti di ciò che hanno creato.

Appurata la tua abilità nel ridare nuova vita alle opere d’arte viene spontaneo chiederti: davanti al passato che è spesso ingombrante per ognuno di noi, ti sei mai posta la domanda se sia meglio riportarlo in vita o dichiararne la morte per sempre?

Questa domanda mi fa sorridere! Beh, sono d’accordo che a volte è necessario ammettere che è finita! Per non torturarsi e per lasciare andare…però potremmo sfociare in altri contesti non trova? Da restauratrice conservativa posso dire che difficilmente un’opera può definirsi morta per sempre. Poi dipende dalla cura che dedichiamo alla nostra Opera, qualunque essa sia. Tecnicamente parlando, un restauro puramente conservativo di qualche giorno fatto di consolidamento e pulizia della pellicola pittorica, regala all’opera anni e anni di vita. Quindi, se devo scegliere, scelgo la vita. Scelgo di giocare, se possibile, anche solo una carta.

Il progetto professionale di cui vai più fiera?

Sono realmente fiera di tutti i miei lavori. Orgogliosa dei restauri, dei dipinti su commissione, dell’insegnamento! Ci sono veramente tante sfumature che mi rendono “piena” e sono grata per questo!

Un uomo o una donna che vorresti dipingere?

Uomo o donna che sia, deve colpirmi. Deve arrivarmi energia, è quella che muove tutto. Deve scattare senza troppe spiegazioni.

Il sogno nel cassetto?

Risponderò con una frase che mi piace molto: non ho sogni nel cassetto, li tengo tutti in tasca. Adoro affondare le mani nell’inconsistenza delle nuvole.