“Non convince fino in fondo il Piano regionale Rifiuti: bene l’incentivazione del compostaggio e della differenziata, ma le discariche rimangono le protagoniste principali. I termovalorizzatori, esclusi dal Piano, sono il minore dei mali. E a livello locale si punti principalmente sulle compostiere.” Documento di CapitaleMessina a firma del geologo ambientale Giovanni Randazzo.
Non c’è il minimo dubbio, in materia di rifiuti a Messina, un’intera sindacatura è passata invano, e adesso tocca ripartire da zero.
Perché in cinque anni la giunta Accorinti, avrà pure incrementato la percentuale di raccolta differenziata dal 3 al 18 %, ma ha per il resto trascurato l’ordinaria gestione dell’igiene cittadina.
Infatti come ben sanno i messinesi, la città negli ultimi anni è stata sempre sporchissima.
È anche vero però, che oltre all’incapacità gestionale del’Amministrazione Accorinti l’intero sistema ha scontato una situazione regionale, con il governo Crocetta, che con un’inanità senza precedenti, garantiva lo status quo, legato all’esclusivo utilizzo delle discariche.
Ma neanche adesso, in verità, da parte del Governo Musumeci, si percepiscono cambi netti di direzione. Ben venga l’incentivazione degli impianti di compostaggio e della raccolta differenziata, ma tutto il resto dei rifiuti che non si riesce a riciclare, di fatto, è destinato a finire in discariche, pubbliche sì, ma sempre discariche, oppure inviato all’estero.
C’è da aggiungere, sempre a proposito del Piano regionale, che in questo momento spingere la raccolta differenziata verso la frammentazione delle frazioni di rifiuto è assolutamente inutile, per mancanza di una adeguata filiera del riciclo. Basterebbe puntare a una raccolta ridotta a tre frazioni: organico compostabile, inorganico secco indifferenziato e residuo sporco.
Ed a livello cittadino?
E’ di pochi giorni fa la notizia della volontà della Regione di incentivare l’uso delle compostiere domestiche, di condominio, di isolato, di quartiere.
Il Comune di Messina deve sposare questa proposta con coraggio. Si devono assolutamente intraprendere tutte le iniziative affinché la frazione organica compostabile, pari a circa il 40% dei rifiuti venga smaltita autonomamente, utilizzando appunto compostiere che possono trasformare in compost il rifiuto organico prodotto da ciascuna famiglia. A implementazione e a supporto andrebbe prevista l’incentivazione di compostiere di condominio, di zona. Inoltre ogni spazio verde dovrebbe avere il proprio impianto di compostaggio.
In questo modo si responsabilizzerebbero i cittadini e si ridurrebbe del 40% circa la raccolta dei rifiuti.
La restante parte dei rifiuti è rappresentata da due grandi categorie: quella composta dall’inorganico, secco, indifferenziato (plastica, vetro, metallo etc.) e quello composta dal residuo sporco (tutto ciò che non trova collocazione nelle altre categorie). Le due frazioni andrebbero raccolte porta a porta, settimanalmente la prima e a giorni alterni la seconda. E’ evidente che a questo punto tutti i cassonetti della città dovrebbero sparire, il servizio stradale potrebbe essere razionalizzato e maggiore personale sarebbe disponibile per la mera pulizia della città e per le attività di post-trattamento dei rifiuti.
La frazione inorganica secca e indifferenziata potrebbe essere separata a valle, presso l’impianto di Pace, mirando alla separazione di quelle frazioni che sul mercato delle materie prime seconde hanno maggiore margine di resa, e accatastando all’interno di capannoni industriali il resto, offrendo a privati, eventualmente interessati, la possibilità di valorizzarla ulteriormente.
La terza ed ultima frazione dovrebbe riguardare l’indifferenziato sporco, cioè tutta quella parte di rifiuto che non può andare con l’organico e sporcherebbe l’inorganico secco. Questa frazione, oggi come oggi, non può andare che in discarica, con gravi costi economici e per l’ambiente. Purtroppo in assenza dei termovalorizzatori, presenti ovunque in Italia del Nord e in Europa, questa frazione ha poche alternative e a questa si aggiunge tutta quella parte inorganica che non trova soluzioni per il riciclo e riuso.
Per questo i maggiori comuni dell’Isola da soli o in consorzio dovrebbero fare un’adeguata pressione sul Governo Regionale per la realizzazione degli impianti di termovalorizzazione.
Del resto ovunque, anche laddove la raccolta differenziata funziona bene e c’è il tessuto industriale che permette il riuso e il riciclo di parte del rifiuto raccolto, esiste una frazione che comunque va alla termovalorizzazione, che rappresenta la migliore alternativa alla discarica, che è, senza dubbio, la peggiore delle soluzioni per lo smaltimento dei rifiuti.