Mario Monti parla da Reggio Emilia, in occasione della conclusione dei festeggiamenti per i 150 anni dell’unità d’Italia, e coglie l’opportunità per rispondere a chi lo accusava di voler mettere le mani nelle tasche degli Italiani. Il premier alla prima apparizione pubblica in una città italiana, prova a scrollarsi di dosso le invettive sulla stretta fiscale in arrivo, e accusa gli evasori di essere loro, per primi, a mettere le mani in tasca ai contribuenti.
Il presidente del Consiglio, in uno slancio populista, afferma: «E’ inammissibile che i lavoratori sopportino sacrifici pesanti, mentre una porzione importante di reddito sfugge a ogni tassazione, accrescendo così la pressione tributaria su chi non può sottrarsi al fisco». Ovviamente, dopo queste altisonanti parole, riesce anche a riscuotere un plauso caloroso della folla. Cambiano gli attori , ma l’affannosa ricerca del consenso nazional-popolare, quella resta immutata.
Dopo il vertice di Parigi, il Professore si mostrava ottimista affermando che l’economia italiana non rappresentava più un problema per l’Europa. Tuttavia continua la fuga di capitali verso la Svizzera e Unicredit ha già allo studio un piano d’emergenza per un’eventuale uscita del nostro Paese dall’area euro. Qualcosa non torna, Monti inizia a ricordare l’ex premier Berlusconi per certi versi, sia nella demagogia che nel promulgare ottimismo a qualunque costo.
Personalmente ritengo che il premier non sia nelle condizioni di dare lezioni agli Italiani, in quanto, illustre rappresentante delle lobby bancarie; vere responsabili della recessione economica. Rigoroso con i cittadini e talmente morbido e accondiscendente con la casta politica, da ricordare Ponzio Pilato nel modo i cui dribbla le pressanti richieste di una drastica riduzione dei privilegi. Naturalmente il potere economico non può muovere guerra alla politica, perché in fondo sono due facce della stessa medaglia: sono i poteri forti. Gli stessi poteri che naturalmente devono in qualche modo fare gioco di squadra, per tutelarsi reciprocamente.
Fabrizio Vinci, vinci@usa.com