Per non sembrarvi troppo di parte vi concediamo pure la possibilità che le strade della lotta di classe a Messina portano tutte al Governo. Ma per favore, la verità, vi prego, su quella allegra compagnia che ieri presidiava Piazza Cairoli. C’era il sindaco Peppino Buzzanca (msi – an – pdl) con tanto di scorta, c’era il fido consigliere Marcello Scurria (già pds – diesse e poi piddì) ma c’erano pure i due amici – rivali dell’Ato3 Ciccio Curcio (diccì – pds – diesse – pd) e Franco Barresi (pci – pds – diesse – pd). Stagioni di grandi trasformazioni nello scenario politico locale, con la Messina civile completamente narcotizzata. A vedere quel quadretto sembrava di assistere a un nuovo spot elettorale in vista delle prossime elezioni: la città paralizzata dalle lotte intestine nei palazzi che inizia il cammino che porterà allo spegnimento di quel che resta dell’opposizione al centrodestra, semmai ce ne fosse rimasta una che sia dura e pura. Cosa manca al quadro? Attualmente c’è grande incertezza sui numeri: quanto davvero vale Buzzanca dopo i disastri politico – amministrativi? Quanto pesano a sinistra i nomi di Scurria, Curcio, Barresi? E l’incertezza è all’origine di confusione. Il problema è questo: quanto vale, effettivamente, il fare gruppo mentre la città si scioglie sotto il peso di una politica sempre più distante dalla gente? Infatti, tanto per non andare lontani ieri, a Piazza Cairoli, quel bel gruppetto era solitario. Se non ci fosse stata la scorta non avrebbero potuto neppure giocare a briscola in cinque… Facciamo subito una distinzione chiara: un conto è la diffusione del consenso sui media amici, un conto gli effettivi punti su una ipotetica scala di gradimento. Qui la situazione è nebulosa. Nonostante i dati non siano pubblici, iniziano a girare notizie incontrollate: il sindaco di Messina è in caduta libera; la sua tenuta nei Palazzi istituzionali è vicina al minimo storico; il terremoto giudiziario che travolgerà Barcellona Pozzo di Gotto farà danni anche a Palazzo Zanca. Per carità voci e nulla di più. Però le voci fanno rumore e generano tensioni, depressioni, crolli e cali di autostima.