Chiamarle note stampa è riduttivo: sono pagine memorabili da libro Cuore. Interventi di sindacalisti, uomini sandwich e politici che danno una carica di energia e preparano lo spirito dei messinesi alla lotta. Tutti sembrano essere scesi in campo per il bene comune altro che per il Comune o la “pagnotta”. Ma la domanda è: l’equipaggio che fa parte de La corazzata Potëmkin è in grado di risolvere le tante emergenze cittadine se non riesce ad affrontare dignitosamente il proprio quotidiano? Il Comitato di Salute pubblica di Messina in seduta aperta permanente quale copione sta seguendo, a quale genere si sta appellando, di quale Lobby è schiavo? C’è la grana Atm, c’è il degrado cittadino, c’è la Cultura che in vista della festa aiuta a fare clientela elettorale a danno della Cultura, ci sono acqua e spazzatura che fanno penare e poi il caso mai risolto – chissà poi perché – dell’Istituto autonomo case popolari. E il Ponte sullo Stretto dove lo mettiamo? Se davvero lo Stato ne farà a meno di che cosa vivranno quelli che della marcia No Ponte hanno fatto una ragione di visibilità? Per carità, ognuno la lotta la fa a modo suo e nelle maniere più utili che ritiene per la causa, ma le cose vanno dette al netto dell’ipocrisia buonista, piaccia o non piaccia alla “corazzata Potëmkin”. Il Comitato di Salute pubblica tra discussioni accese sui tagli alle Ferrovie o ai Servizi sociali e pesanti rinfacci, non ha mai affrontato la questione centrale della trasparenza nei servizi offerti. O meglio l’affronta con slogan e demagogia che però non servono alla causa dei lavoratori e a cascata alla qualità della vita dei cittadini. La nostra è una politica non fondata sul merito, resa ancora più fragile dalla sciagurata legge elettorale che premia i furbi, i raccomandati, i cortigiani a danno degli onesti che sono pure i più meritevoli. Oggi chi rappresenta per esempio al Comune i cittadini non sono davvero quelli che hanno quelle capacità di leggere carte e delibere ma bensì chi è più furbo a brigare nei patronati o nelle associazioni e dunque possiede voti pesanti. Ma avere un certo numero di voti non equivale per forza a saper amministrare la cosa pubblica o essere utile alla causa Messina. I costi e i debiti sono così elevati che la città non può permettersi più neppure un consigliere di Quartiere scarso, figurarsi l’assessore o il sindaco. Per risanare Palazo Zanca dobbiamo dire addio a una politica di allegra irresponsabilità. E’ inutile parlare di Casta quando teniamo sul libro paga dei somari conclamati e per quanto molti parlamentari siano dei lavativi e raccomandati è difficile lavorare con consiglieri comunali, provinciali e di circoscrizione che, in media, non sanno scrivere una nota di una paginetta. Ecco perché il vuoto ci prende allo stomaco quando rientriamo nella normalità delle cose dopo aver ascoltato i proclami della Messinesità da operetta. Il tempo dei cittadini dello Stretto passa così tra una bolletta della luce e un viaggio della speranza nella segreteria dei finti potenti. Poi della compilazione dei curricula neppure a parlarne. Chi li dovrebbe con giudizio esaminare? Non certo il parente prossimo del caro onorevole o l’amante ufficiale di Sua eccellenza.