Pensavamo di non doverne sentire più. E invece puntualmente veniamo spiazzati, questa volta dal viceministro del Welfare Martone, il quale dichiara, testualmente, che “chi si laurea a 28 anni è uno sfigato”, ed elogia chi, invece, riconoscendo di non poter arrivare ad un titolo di studio, decide di cercare lavoro a 16 anni.
Simili esternazioni sono paragonabili solo ai peggiori momenti dell’ex Ministro Brunetta: è sconcertante notare quanto la gente che governa questo Paese sia distante dalla realtà drammatica dei cittadini e con quanta facilità sia pronta a calpestare la sensibilità di tutti.
Purtroppo questa mentalità risponde alla cultura deviata di una classe di Governo che ritiene l’istruzione pubblica utile solo a rimpolpare le schiere di nuovi sfruttati, mentre investe, per i ruoli di primo piano, su scuole ed università private, che, tramite costi elevatissimi, assicurino ad un ristretto numero di persone in grado di permetterselo, una sicura ed appagante professione.
Le parole superficiali ed irrispettose del viceministro sono di una violenza verbale inaccettabile verso i tantissimi ragazzi costretti a lavorare, spesso da sfruttati, per permettersi studi che puntualmente (per forza di cose) si protraggono nel tempo più del previsto.
Si interroghi piuttosto, Martone, su cosa, con la sua carica pubblica, è in grado di rispondere alle necessità di un Paese che ha del tutto abbandonato le pretese di formazione ed istruzione diffuse e democratiche che la Costituzione prevede, e quanto, al termine del suo mandato, avrà contribuito a migliorare il sistema disumano che proprio chi appartiene alla sua cultura ha creato.
Pasquale Rosania, coordinatore Giovani Comunisti Federazione di Messina