Il Partito Comunista dei Lavoratori ritiene che la sanzione subita dai 49 delegati sindacali e lavoratori dell’Atm, azienda partecipata del Comune di Messina, da parte del Gup con la motivazione di interruzione di pubblico servizio in relazione ai fatti del 6 novembre 2008, si configura come un atto meramente repressivo che non tiene conto della drammaticità che quei lavoratori stavano vivendo dopo tre mesi di mancato salario da parte dell’azienda. Una condizione insostenibile per chi vive del proprio salario e ha una famiglia da mantenere (affitti, caro carburante, spese, ecc, ecc). Questo in un contesto come quello siciliano e messinese in particolare dove il disservizio cronico, la carenza di trasporti pubblici, per responsabilità dell’Amministrazione comunale è quotidianamente vissuta dai lavoratori e dalle masse popolari. Un quadro che è destinato ad aggravarsi dopo i tagli agli enti locali e le privatizzazioni del trasporto pubblico locale imposte prima dal governo Berlusconi e adesso dal governo Monti. Ma quanto successo, noi crediamo vada inquadrato in una ambito più generale: il tentativo sempre più manifesto di limitare il diritto di sciopero nel nostro Paese. La legge 146/90 (come modificata dalla 83/2000), che impone limitazioni agli scioperi nei servizi pubblici essenziali, viene sempre più utilizzata dalle aziende per bloccare le lotte e le mobilitazioni in settori investite dai processi di liberalizzazione e privatizzazioni. Inoltre prima con l’art. 8 del Decreto Sacconi dell’agosto 2011, poi con l’accordo firmato da UIL e CISL il 17 dicembre 2011 nel gruppo Fiat si vuole estendere la limitazione dei diritti e delle tutele sindacali non solo nei servizi, ma sempre più anche nel settore manifatturiero.
Proprio per rispondere a questo attacco del governo e del padronato, in solidarietà attiva con i lavoratori e i delegati sindacali combattivi dell’Atm di Messina, il PCL sostiene con tutte le sue forze militanti il diritto allo sciopero (un diritto costituzionale conquistato con la lotta di resistenza contro il fascismo) e la difesa del salario, dei diritti e delle tutele dei lavoratori e delle masse popolari. Questo a partire dalla partecipazione alle mobilitazioni in campo nel Paese.
Giacomo Di Leo e Umberto Pulejo
per il coordinamento provinciale del Partito Comunista dei Lavoratori