Il clima è cambiato. Le divergenze ovviamente non mancheranno ma le premesse questa volta sono di natura del tutto diversa. E gli esiti potranno essere migliori. Di certo il nuovo round governo-sindacati che si terrà giovedì a Palazzo Chigi sulla riforma del mercato del lavoro servirà a svelenire il clima e a sciogliere il gelo che era calato nel primo incontro che si è tenuto lunedì 23 gennaio. Domani intanto si riuniranno per fare il punto le parti sociali. Il documento in cinque punti che il ministro del Lavoro Elsa Fornero in quell’occasione lesse spiazzò le parti sociali per le proposte forti contenute. Sindacati e imprese mal accolsero l’ipotesi di riformare la cassa integrazione, di riordinare la giungla dei contratti con l’idea di un contratto unico modellato sul ciclo di vita del lavoratore, con l’invito a non considerare l’articolo 18 un tabu’. Da quel lunedi’ molte posizioni sono state ammorbidite dal numero uno del Lavoro. Che se anche oggi ribadisce il suo no a modificare la riforma delle pensioni, sul mercato del lavoro è ben consapevole che occorre muovesi con piu’ cautela. I cinque punti intanto per richiesta dei sindacati – a partire dalla Cisl – si sono ridotti a quattro: forme contrattuali, flessibilita’, formazione, ammortizzatori sociali. Che la trattativa pero’ parta su altre premesse e all’insegna di un mutato clima ce lo ha chiarito lo stesso ministro nel corso della sua intervista a Ottoemezzo. Il ministro ha fatto una distinzione tra la necessita’ di far fronte alla situazione odierna di emergenza economica e la necessita’ di una riforma strutturale che modifichi le regole di domani. E tutto fa pensare che sulla cassa integrazione in tempi come questi che viviamo di ristrutturazioni aziendali le cose non cambieranno tanto. E che sull’articolo 18 per esempio se vi saranno cambiamenti – i sindacati continuano a dire no – non saranno certamente per quelli gia’ assunti. Chi oggi ha un contratto a tempo indeterminato puo’ contare sul mantenimento delle tutele attuali. Possibilita’ di convergenze invece tra parti sociali e governo ci potranno essere sull’apprendistato, sulla necessita’ di far pagare di piu’ la flessibilita’ ai datori di lavoro, sull’accelerazione dei tempi per le sentenze nelle cause di lavoro. Gli ultimi due punti rimandano dunque ancora una volta all’articolo 18. L’impressione e’ che il governo non insista piu’ per un cambiamento immediato ma piu’ che altro per aprire una trattativa sui tempi e le modalita’ per eventuali modifiche concordate con le parti sociali. Frenata anche sul contratto unico. La vera emergenza da affrontare oggi si chiama disoccupazione: la Fornero e le parti sociali lo sanno benne. Oggi l’Istat ha certificato che a dicembre il tasso di disoccupazione e’ salito all’8,9 per cento, un livello record che riguarda in maniera massiccia e preoccupante i giovani.