Perché chiudere l’Azienda trasporti municipalizzata (Atm)? A Messina l’argomento è sulla bocca di tanti ma nella volontà politica di pochi. L’Atm è quel buco nero che la politica vuole cancellare per paura di doverne, prima o poi, pagarne le conseguenze…giudiziarie. Perché bisogna necessariamente discuterne? Lo ha spiegato – ha tentato di spiegarlo, in verità – il consigliere comunale di Sicilia Vera, Ivano Cantello con il bistrattato “ATM – Piano di riorganizzazione dei servizi di mobilità urbana”. Cantello che non ha peli sulla lingua né padrini politici da tutelare (quasi tutti i partiti hanno bazzicato nelle stanze del Consiglio d’amministrazione dell’Atm) sostiene una cosa sacrosanta: “l’avvio entro sessanta giorni dall’esecutorietà della presente delibera, delle azioni di responsabilità ai sensi delle normative vigenti, nei confronti dei soggetti amministratori per i danni derivanti da perdite patrimoniali causate nel corso delle rispettive gestioni dell’Azienda speciale, nonché nei confronti di chiunque si sia reso responsabile, di azioni dannose per la stessa Azienda, tanto nell’ambito della gestione ordinaria, quanto nell’ambito delle operazioni straordinarie”. Perché tutto questo? E’ semplice, altrimenti si rischia di assistere alla fine della nave Concordia: mentre tristemente affonda, il capitano fugge! Però Cantello rischia così di passare come se fosse un marziano a Messina, un diverso tra tanti sciacalli. Il caso Atm, che è poi solo uno dei tanti casi che stanno portando al dissesto di Palazzo Zanca ci fa comprendere come gli interessi dei cittadini sono mal tutelati dalla politica. Nei Palazzi istituzionali raramente trionfa la verità e quasi mai questa rappresenta la realtà delle cose. Come vi abbiamo spesso dimostrato con i fatti ci sono luoghi di Messina dove a decidere le sorti della comunità vengono nominati non i più onesti bensì i più raccomandati. Tanto da trasformare il Palazzo non nel salotto della verità, ma della spregiudicatezza, della cattiveria. E allora ci fa piacere che, per esempio al Comune, ci viva uno come Cantello piuttosto che altri. Ci fa piacere che il consigliere di Sicilia Vera metta nero su bianco su certe spinose vicenda come l’Atm: “che la votazione del presente atto e quindi l’avvio di ogni procedura che interessi l’Azienda speciale ATM, sia subordinata alla realizzazione di un piano di ristrutturazione del debito, redatto ai sensi delle normative vigenti, e da comunicazioni ai creditori, ove si evinca la volontà di rilancio dell’Azienda, e le proposte inerenti le modalità di pagamento dei debiti”. E meno male che adesso si sono pure svegliati gli eterni addormentati del Piddì di Peppe Grioli e Felice Calabrò. Era ora che battessero un colpo da oppositori – loro che per natura sono per la non belligeranza con i potenti – dopo i soccorsi in aula per tenere in piedi la litigiosa maggioranza di centrodestra: se in qualche seduta avessero davvero fatto con le azioni opposizione oggi non dovremmo più occuparci delle scabrose storie della Giunta Buzzanca. Il vero problema è che l’Atm come Messinambiente o l’Ato3 interessa solo per fare business alla faccia della comunità. Ma sono finiti i tempi del magna magna della politica la crisi dei conti di Palazzo Zanca impone a tutti regole severe. Ma come si fa a dirlo al Pdl? Pensavamo che bastasse un articolo ma oggi scopriamo che l’onorevole Enzo Garofalo non ci legge – a noi, però, dice l’esatto contrario – ma lo capiamo il povero onorevole Garofalo stretto tra un partito che scompare e un addetto stampa che ha la testa nello Scirocco. Ma Garofalo è liberissimo di sostenere in pubblico di non leggere IMG Press ma allora perché inondarci di comunicati stampa se poi non ha piacere della nostra compagnia? Ci liberi dalla sua presenza almeno sul pc e lo faccia pure il suo addetto stampa sciroccato. E l’Atm, chi salverà l’Azienda trasporti municipalizzata? I sindacati? La Procura della Repubblica? La politica? No, Ivano Cantello, il marziano di Palazzo Zanca. L’unico a credere ancora che la politica è fatta da tanti piccoli esempi virtuosi ma soprattutto di giustizia: chi sbaglia deve pagare. Non essere salvato dalla politica e dimenticato dalla Legge!