Ivano Cantello, umile consigliere comunale di Messina, è un mito: riesce a dire con grande semplicità e franchezza quello che ci affanniamo a far capire ogni giorno, il più delle volte invano ai mostri sacri della politica come Rocco Crimi, Francantonio Genovese, Mimmo Nania, Enzo Garofalo e Nino Germanà. Cantello, l’ultimo degli ultimi, però, riesce a dire, quello che nessuno osa più dire: “la città deve sapere cosa è accaduto in aula!”. Il problema è che la città spesso non è informata sulla realtà. Colpa di chi? Della politica? Dei notabili? Dei Media? La denuncia di Cantello è preoccupante: sempre più fumo in Consiglio, ma meno attenzioni sui fatti. La situazione è così grave come sostiene Cantello? Analizziamo la situazione. Nel suo perentorio invito c’è una grandissima verità. La città deve sapere significa che allo stato attuale e certificata la crisi politico – economica (Messina è prossima al dissesto!) la comunità risulta essere mancante di qualcosa, e i requisiti che mancano alla nostra città per farne una vera città sono tanti. Troppi per non dover fare un po’ tutti, l’esame di coscienza. Da tempo, a esempio, ai messinesi manca l’orgoglio di appartenenza, il sentirsi fieri di una classe dirigente, la sicurezza del lavoro, il senso di una direzione, la voglia di far bene. Ci si accontenta solo del quotidiano, spesso modesto, precario, sudato e frutto di umiliazioni. La politica poi si nutre di volgarità e scarsi camerieri. E la volgarità non consiste nel dire parolacce o insultare – chi non la pensa come loro – con beceri epitaffi. La volgarità della politica è ben più sostanziale: è quella della schiavitù, dell’assenza di alternative per cui votare – dal consiglio comunale al Parlamento -. E’ l’abuso del potere elettorale e politico che è volgare: dei mestieranti che si professano statisti. E spiace che molti di questi signori/e appartengano al meglio che possa offrire (?) il salotto buono cittadino. Se si ha un’idea irrispettosa della gente, è facile assecondarla nei suoi lati più stordenti. Per questo c’è un che di patetico nella scarsezza politica che dilaga tra maggioranza e opposizione. Inutile fare nomi, tanto tutti li conoscono, questi paladini del mediocre, questi mendicanti del favore! Ecco perché uno puro come Cantello ci piace: le sue indignazioni, per fortuna non le uniche per la verità in Aula, aiutano a capire l’altra chiave del Sistema. Se tutti fossero stati un po’ come Cantello e non dei fedeli cagnolini del potere, in cambio di chissà quali favori, oggi non saremmo messi così male: il Comune avrebbe avuto qualche possibilità di salvare il salvabile e noi di non dover pagare un conto salatissimo. Ma purtroppo chi comanda non è disposto a fare concessioni alla città. Di solito alle proteste risponde: me ne fotto! E noi messinesi, se avessimo un pizzico di dignità, dovremmo ricordarlo nel segreto dell’urna quando i mostri sacri della politica vengono a promettere favori in cambio del voto: grazie tante, ma ce ne freghiamo di voi!