“Contro il dissesto idrogeologico e per superare i problemi che ha causato alla popolazione del messinese non servono nuovi consulenti esterni ma un corretto utilizzo delle risorse disponibili per la messa in sicurezza del territorio e per la prevenzione”. Lo ha detto Mariella Maggio, segretaria generale della Cgil Sicilia, a proposito dei 15 esperti nominati dal presidente della regione, in qualità di commissario delegato per l’emergenza, il cui costo ammonta a circa 400 milioni. L’occasione è stata un dibattito sul tema del dissesto del territorio e degli interventi necessari, organizzato dal sindacato a Messina,a due anni dalla frana di San Fratello, a tre da quelle che hanno fatto 37 vittime a Giampilieri, Scaletta Zanclea e Itala e a pochi mesi dalla tragedia di Saponara, con altri 4 morti. Una disamina a tutto campo che ha visto gli interventi di esperti, sindacalisti nazionali, rappresentanti delle istituzioni e le conclusioni di Serena Sorrentino, della segreteria nazionale Cgil. In Sicilia, è emerso dal convegno, il 70% dei comuni è a rischio idrogeologico e sono in situazione critica 17 mila edifici, tra cui 59 scuole e 5 ospedali. Il rischio sismico riguarda invece 1.500.000 edifici. A fronte di questo e delle tragedie che si sono verificate in questi ultimi anni a causa di frane e alluvioni “l’intervento pubblico non ha ancora imboccato la strada della prevenzione- ha sottolineato Maggio- e della correzione delle storture che hanno contribuito a devastare il territorio”. A proposito dei nuovi consulenti, Maggio ha aggiunto che “si tratta di una scelta incomprensibile, di uno spreco di risorse, alla luce anche delle professionalita’ gia’ esistenti all’interno della Regione e del dipartimento Protezione civile, figure altamente professionalizzate con i contratti peraltro in scadenza”. Maggio ha aggiunto che “è oggi fondamentale superare la logica dell’emergenza mettendo in pista un’ordinaria e costante azione di tutela e conservazione del territorio che può attuarsi solo con una nuova impostazione politica, un fronte su cui ad oggi non si registrano novità”. “Dalla messa in sicurezza del territorio e dagli interventi per la prevenzione- ha sottolineato- possono venire peraltro opportunità di lavoro significative. Penso a esempio al lavoro forestale per la tenuta e il ripristino dei boschi e per le manutenzioni (argomento che è stato poi al centro dell’intervento della segretaria nazionale della Flai, Stefania Crogi)- ha specificato -e agli interventi nel campo dell’edilizia (tema poi ampliato dal segretario nazionale della Fillea, Walter Schiavella). Ecco perchè –ha sottolineato Maggio- ci sarà anche questo tema tra quelli al centro della marcia per il lavoro che la Cgil sta organizzando assieme agli altri sindacati e alle associazioni imprenditoriali per l’1 marzo”. Contrastare il dissesto del territorio per la Cgil significa “superare l’inefficienza amministrativa che continua a dispetto delle morti,combattere senza quartiere l’abusivismo edilizio e le illegalità che hanno pesantemente contribuito alla devastazione del territorio”. La Cgil chiede allora che “vengano destinate risorse adeguate per la messa in sicurezza e che vengano spese tempestivamente quelle disponibili per le zone colpite. Si usino subito i 100 milioni di euro stanziati per Scaletta, Giampileri e Nebrodi- ha detto Maggio- ma anche si acceleri e qualifichi la spesa del programma operativo Fesr, per migliorare l’assetto idrogeologico. Per quanto sia una cifra esigua si parta subito- ha aggiunto- con gli 11 interventi individuati il 22 gennaio dal Cipe e finanziati con 12 milioni e 756 mila euro,ai quali aggiungono 5 milioni 800 mila euro del Programma attuativo regionale”. La Regione, dovrà inoltre procedere, chiede la Cgil, a “costituire quanto prima l’autorità di bacino distrettuale, quale sede di coordinamento degli interventi”. Uno strumento quest’ultimo indicato dalle direttive comunitarie 2000/60 e 2007/60 “ sulla cui attuazione anche il governo nazionale- ha sostenuto la sindacalista- sconta ritardi”. Quest’ultima prevede anche la costituzione dei distretti idrografici, quale luogo centrale della ricerca e della partecipazione dei soggetti interessati, e piani di gestione.
“Per cercare di andare avanti- ha detto Maggio- l’autorità di bacino è stata inserita in un ddl regionale di iniziativa popolare sulla tutela, il governo e la gestione pubblica dell’acqua, che la Cgil ha presentato insieme ad altri soggetti e che ci auguriamo venga approvato rapidamente”. Tra le richieste del sindacato, inoltre, la definizione di una nuova mappa del rischio idrogeologico; il ripristino del piano del ministero dell’ambiente sulla difesa del suolo cancellato da Tremonti; la destinazione di risorse in via prioritaria agli interventi per il riequilibrio dell’assetto idraulico e geologico e alle manutenzioni come pratica ordinaria; la redazione di piani urbanistici compatibili con territorio e ambiente e lo stop nei piani regolatori “dell’esasperata ricerca dell’espansione edilizia a tutti i costi, anche a quello della devastazione del territorio e del suo equilibrio e delle tragedie che ne conseguono”.