Si prende semplicemente atto della relazione redatta e svolta dal Collegio dei Revisori, basata sulla relazione della Corte dei Conti che evidenzia dubbi e perplessità circa la situazione economica e finanziaria dell’ente. In merito alla stessa relazione si è potuto apprendere che quanto riferito dal collegio e quindi, di quanto risolutivo dovrebbe essere l’intervento proposto, trattasi di una sorta di specchio delle allodole o di una sottospecie di libro dei sogni. Risulta infatti quanto mai utopistico e sicuramente al di fuori di una logica fondata su una media ragionevolezza umana, che tutta la vicenda che oggi investe il Comune di Messina possa risolversi con quanto proposta dal Collegio dei Revisori. Infatti, volendo affrontare le problematica e volendo porre in essere un’analisi, si prende atto di quanto il Collegio propone:
1 ) Occorre adottare misure forti e sicuramente impopolari con l’innalzamento delle aliquote di imposte e tasse locali, evidentemente a carico dei cittadini messinesi già gravati da enorme imposizioni fiscali dettate dal Governo Nazionale;
2 ) Quanto previsto al punto 1 dovrebbe riguardare il Dipartimento tributi, il Dipartimento Patrimonio, il Piano di dismissione degli immobili comunali, Piano di evasione tributaria, contrazione della spesa, verifica delle partecipazioni del Comune nelle società partecipate dallo stesso ente che, ad oggi, risultano ben 12 con la relativa verifica dei contratti di servizio.”
Tutto questo ha costituito oggetto di indicazione da parte del collegio dei Revisori con il plauso del Sindaco di Messina, il quale dichiara che è necessario andare avanti su questa strada.
I consiglieri comunali Barbalace, Caliò, Caprì e Zuccarello, pur prendendo atto dello sforzo degli addetti ai lavori, non condividono la scelta fatta dai soggetti attuatori della proposta, considerando quest’ultima poco credibile e sicuramente inadeguata a risollevare le sorte finanziarie del Comune di Messina. Al contrario, considerano la proposta come terapia accanita per allungare un’agonia rispetto alla quale, grazie agli sperperi e alla malapolitica, Messina sembra oramai oltremodo esposta.
Ciò a maggior ragione nella misura in cui non si è inteso fare il benché minimo riferimento a:
a ) cosa fare dei 65 milioni di euro dell’A.T.M.?
b ) come si farà ad avere eventuali prestiti dalla cassa deposito e prestiti?
c ) come si dovranno fronteggiare i debiti fuori bilancio che emergeranno nel 2012?
d )come si fronteggeranno i debiti di Messinambiente dopo l’avvenuta liquidazione, tenuto conto che A.T.O. 3 deve dare ben oltre 10 milioni di euro a Messinambiente stessa?
e) perché non prendere in considerazione l’idea di un condono che consenta non solo di recuperare gran parte delle somme dovute all’amministrazione comunale, ma anche finalmente di censire chi fin’ora non lo è mai stato avendo gioco facile nell’evade le imposte locali.
Inoltre il Sindaco non ha inteso dare risposta ad alcuni quesiti quali:
– sospensione attività di consulenze fino ad oggi mantenute;
– mancata o parziale attrazione di Fondi europei;
– compensi elargiti ai componenti il nucleo di valutazione;
– sforamento del patto di stabilità;
– metodo di recupero di oltre 30 milioni di euro dalla liquidazione di Messinambiente;
– motivazione per la quale solo oggi si pone in essere la discussione tenuto conto che la Corte dei Conti aveva già scritto nel mese di novembre 2011, attenzionando gli uffici competenti sullo stato di pericolo finanziario dell’ente.
I consiglieri comunali Barbalace, Caliò, Caprì e Zuccarello