"Con la ricapitalizzazione lo scorso dicembre della Società ‘Stretto di Messina’, per 61, 3 milioni di euro, si sarebbero potuti acquistare 6 treni per ovviare alla situazione sempre più drammatica dei pendolari siciliani". Lo spiega, in una interrogazione al premier Mario Monti e al ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, Giapiero D’Alia, presidente dei senatori Udc e coordinatore regionale del partito in Sicilia. "Numeri alla mano – continua D’Alia – un treno pendolare completo, doppio piano, con una capienza di 1000 posti costa circa 10 milioni di euro; un locomotore utilizzato per trasporto passeggeri pendolari, media percorrenza, ne costa 3; una carrozza utilizzata per gli stessi scopi 1".
"Precisando che le operazioni di ricapitalizzazione della società sono operazioni già previste e per i quali i soci avevano da tempo assunto l’impegno (i versamenti, a valere su un aumento di capitale deliberato nel 2003, sono stati corrisposti da Anas per 53,3 milioni e Rfi per 7,9 milioni di euro) e’ anche vero – si legge nell’interrogazione – "che l’azione appare irragionevole, vista la volonta’ politica di non procedere con l’opera. Significativo su questo fronte il definanziamento di 1,7 miliardi da parte del Cipe, che ha preferito spostare le risorse su altri interventi".
"Purtroppo la mancanza di un pronunciamento ufficiale sul destino del Ponte – conclude il senatore dell’Unione di Centro – consente ancora alla ‘Stretto di Messina’ di continuare la sua mission al punto da pubblicare nel dicembre scorso un bando per ottenere un mutuo bancario da 12 milioni". D’Alia invita a fare chiarezza su tutto questo ed “alla luce delle risultanze emerse da più parti sulla non fattibilità della struttura, chiede se non sarebbe opportuno accantonare definitivamente l’opera e sciogliere la ‘Stretto di Messina’".