Nell’era del “frughiamo nelle tasche degli italiani” per tirar su il Paese, c’è un posto in cui il Governo Monti ancora non ha guardato. E’ il mondo del lavoro nero dei cittadini stranieri clandestini, e dei relativi datori di lavoro. Non è un mistero che centinaia di migliaia di clandestini lavorino a nero nei più svariati settori, nè è un mistero che portare nella legalità questi lavoratori porterebbe miliardi di euro di euro nelle casse dello Stato, sottraendo questo denaro all’evasione fiscale.
Si pensi che nel 2007 i contributi previdenziali relativi a lavoratori stranieri ammontavano a quasi 7 miliardi, circa il 4 per cento del totale, ai quali vanno aggiunti oltre 3 miliardi tra Irpef, Iva, imposte per il lavoro autonomo e sui fabbricati. Questi dati si riferiscono al gettito contributivo di più di due milioni di cittadini stranieri regolarmente iscritti all’INPS nell’anno 2007, e considerando che almeno altrettanti stranieri lavorano da clandestini, i conti sono presto fatti.
Si tratta di un tesoro che il Governo Monti non può ignorare e che entrerà nelle casse dello Stato solo con una vera sanatoria. Non parliamo dei provvedimenti farsa emanati finora, come quello del 2009, ad esempio, limitato a colf e badanti: ecco che tutti i clandestini si improvvisano collaboratori domestici e pagano 500 euro solo per presentare la domanda. Da queste sanatorie finte è scaturito solo un vasto giro di malaffare, con finti datori di lavoro che promettevano di presentare la domanda dietro pagamento di migliaia di euro, salvo poi darsi alla macchia, oppure presentavano la domanda pur sapendo di non avere i requisiti reddituali. Queste sanatorie piene di paletti spesso incomprensibili hanno portato a poco.
L’Italia ha bisogno dei lavoratori stranieri, e ha bisogno delle tasse che questi pagherebbero se non lavorassero (come già fanno) a nero. Il Governo Monti deve imparare dall’esperienza dei governi precedenti e non commettere gli stessi errori. Quello che chiediamo e’ una sanatoria “vera” e “semplice”, che consenta agli stranieri clandestini presenti in Italia di ottenere un permesso di soggiorno se trovano un datore di lavoro pronto ad assumerli senza lungaggini e procedure che durano anni in attesa di una chiamata dallo Sportello unico per l’immigrazione: trovi un datore di lavoro, ti fai assumere, inizi a percepire uno stipendio, a pagare le tasse, ottieni il tanto sospirato permesso di soggiorno.
Sarebbe un primo passo per ripensare seriamente alle politiche migratorie scelte dall’Italia negli ultimi vent’anni, che fino ad ora hanno portato solo illegalità, criminalità, evasione fiscale. Disciplinare l’ingresso per lavoro in Italia con i decreti flussi è stata un’esperienza fallimentare, ed è ora di cambiare pagina: un meccanismo di ingresso in Italia che non sia contingentato a un determinato numero di quote annuali (flusso continuo) abbatterebbe quasi completamente la clandestinità di chi lavora, e non delinque. Ciò favorirebbe inoltre un aumento degli introiti fiscali, nella misura in cui il lavoratore regolare pagherebbe le tasse, i contributi previdenziali, ecc.
In un sistema di "finestre" di ingresso in Italia che si aprono per una manciata di minuti l’anno, decisamente concordiamo con l’inutilità di sanatorie una tantum, che non fanno altro che invogliare chi non riesce a vincere la lotteria dei flussi a venire comunque in Italia, in attesa di una nuova sanatoria, fra un anno, fra due anni, o al successivo cambio di Governo. Tutto ciò è indice della necessità di ripensare i meccanismi delle politiche migratorie in Italia. Una sanatoria può essere un nuovo punto di partenza, se a essa segue una riforma del sistema degli ingressi in Italia. E ciò potrebbe avvenire creando un sistema di flussi "continuo" all’interno del quale in qualsiasi momento dell’anno, qualunque datore di lavoro che abbia bisogno di manodopera che non riesce a reperire in Italia possa chiamarla dall’estero. A beneficio dell’economia italiana, delle casse dello Stato, della sicurezza pubblica…
Emmanuela Bertucci, legale Aduc