Egregio Direttore,
da qualche tempo in qua mi vado chiedendo: ma esiste davvero la “democrazia”? e se sì con quale modalità dovrebbe essere esercitata? diretta o rappresentativa? Perchè quest’ultima modalità mi sembra aver clamorosamente fallito almeno nel nostro Paese, dove i partiti – che dovrebbero essere il sale di ogni democrazia – l’hanno praticamente ammazzata esercitando (formalmente “in nome del popolo”) un potere quasi assoluto, trasformandola in “partitocrazia” distributrice di favori e privilegi a se stessa e ai suoi entourages.
E il popolo è rimasto fuori dalla porta, come spettatore passivo, impossibilitato a intervenire su qualsiasi decisione importante e chiamato solo a ratificare formalmente col voto l’establishment vigente (lo si vede anche dalla vergognosa legge elettorale attuale, che nessuno a quanto pare è veramente intenzionato a cambiare!) Qualche risposta confortante e qualche spiraglio di speranza mi ha dato la lettura (sui due ultimi numeri del settimanale L’Espresso) di due illuminanti articoli di Massimo Cacciari e di Michele Ainis i quali, pur condividendo con me il pessimismo sulle attuali condizioni della nostra ingessata e agonizzante democrazia, intravedono una qualche possibilità di uscita. Il primo ricordando (come già Gaber nella sua canzone) che DEMOCRAZIA E’ PARTECIPAZIONE, e che PARTECIPAZIONE E’ SINONIMO DI CONFLITTO, senza il quale non c’è CONFRONTO, e non mera procedura di scambi e compromessi (mi sovviene in proposito il famigerato “compromesso storico” di non troppo antica memoria, peccato originale fonte di tanti mali). Il secondo ravvisando nella PROTESTA e nella DENUNCIA, nella promozione di REFERENDUM e nella presentazione di numerose PROPOSTE DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE il segnale del risveglio di un popolo, di una nuova coscienza popolare, che vuole partecipare attivamente ai momenti decisionali e riprendersi quei diritti democratici che la partitocrazia gli ha fraudolentemente carpito. Altro che “antipolitica”! Si tratta di Politica sana, di democrazia vera, di “democrazia diretta” che mi auguro insieme a tanti possa alfine affermarsi anche nel nostro Bel Paese.
Giovanni Dotti