Piano Mortelle/Tono e cementificazione

“L’operazione della Mortelle/Tono si inserisce ancora una volta il quel tipico modello parassitario che continua tutt’oggi, e con effetti visibili a chiunque, a caratterizzare le scelte delle nostre amministrazioni: aggredire il territorio a beneficio degli interessi di pochi e a danno dell’interesse generale, quello dei cittadini e della Comunità”. Esordisce così Lillo Oceano, segretario generale della Cgil di Messina, in un intervento sul Piano della Mortelle/Tono.
“Da anni a Messina si propone – e si vorrebbe continuare a proporre – come unico modello economico quello della cementificazione che, come appare ormai chiaro a tutti, da un lato ha convogliato le poche risorse esistenti in progetti che non hanno creato lavoro buono né hanno portato sviluppo, dall’altro ha minato la sicurezza oltre che il valore paesaggistico della nostra area. L’unica finalità evidente, con la complicità di chi amministra la cosa pubblica, è quella di accumulare profitto anche al prezzo della incolumità di noi tutti, di una sicurezza che viene scambiata con l’arricchimento ed il vantaggio di pochi. Bastano poche settimane per dimenticarsi dei drammatici eventi idrogeologici che ci hanno colpito, ci si dimentica, o si trascura, il rischio sismico e le stime dei tecnici secondo i quali solo il 25% degli edifici di Messina resisterebbe ad un sisma di magnitudo 7 della scala Richter. Quello che l’amministrazione comunale sta portando avanti oggi è l’ennesimo progetto di depredazione del territorio senza prospettive. Come altri hanno infatti evidenziato, non si propone una valorizzazione dell’area Mortelle/Tono attraverso insediamenti turistici a basso impatto ambientale, compatibili con quel turismo moderno e di qualità, lontano dallo sfruttamento intensivo in voga negli anni ’60 ma, come altrettanto chiaramente ha evidenziato anche l’Ordine degli architetti, siamo in presenza della solita espansione edilizia. Si calcola che nella sola Sicilia si consumano ogni anno 10 ettari di suolo, quanti ne consuma l’intero Regno Unito. É giunto però il momenti di cambiare radicalmente direzione ragionando non su come immettere nel mercato migliaia di metri cubi di immobili ma su come fare a per mettere in sicurezza gli edifici, su come ripristiniamo gli alvei dei torrenti, non tombinandone altri, anzi scoprendo quelli che sono stati tombinati e che costituiscono vere e proprie bombe a orologeria. Messina e il suo territorio, come rilevano tutte le forze del lavoro che non a caso proprio in queste ore stanno dando vita ad una iniziativa unitaria per chiedere alle istituzioni di cambiare passo, ha bisogno per tornare a vivere di un progetto serio e lungimirante di sviluppo. Cosa che uno sfruttamento incontrollato del territorio, punto di forza concreto della nostra area, evidentemente non è. Un progetto serio e lungimirante di sviluppo che può ben essere incentrato anche sul turismo ma che non può prescindere dal rispetto dell’ambiente e del paesaggio, dalla realizzazione di un sistema efficiente di trasporti e collegamenti, di servizi, di interessi. Tagliata fuori dai circuiti ferroviari moderni, bloccato qualunque progetto di collegamento rapido con l’aeroporto di Reggio e con quello di Catania, con strade e autostrade disastrate, e senza un sistema di trasporto pubblico cittadino, si rischia seriamente di costruire blocchi di cemento e di rovinare per sempre la migliore risorsa sulla quale oggi puntare. Finita, da tempo per altro, l’era dei grandi insediamenti industriali, oggi l’economia del nostro Paese può puntare dritto sul turismo di qualità (oltre che su ricerca e conoscenza) che Messina ha tutte le potenzialità per potere intercettare. Potenzialità, tuttavia, non strumenti perché oggi gli strumenti mancano. Occorre quindi chiedere e ottenere dal Governo, non importa se amico o meno, il potenziamento e lo sviluppo delle infrastrutture, dei collegamenti ferroviari e aerei, occorre individuare strategie e sinergie tra produzioni locali e cultura, occorre promuovere quelle risorse del territorio non delocalizzabili e migliorane la fruibilità, non deturparle. Occorre attingere alla progettazione europea e alle sue risorse piuttosto che a quelle non disinteressate di project financer locali ai quali si offrono risorse e capitali pubblici per la realizzazioni di significative plusvalenze private. Non si possono sopportare ulteriormente le miopi e, a volte, interessate azioni di una classe politica capace soltanto di promuovere interessi economici di mero accumulo di profitto, slegati da qualsiasi idea di crescita e sviluppo e a discapito dell’interesse generale. Chi ha reale volontà di investire capitali e imprese per promuovere crescita e sviluppo deve essere orientato dalle scelte pubbliche verso attività produttive, capaci di generare lavoro buono e benessere diffuso e compatibile con la salvaguardia dell’ambiente, della sicurezza di ciascuno e nel rispetto delle generazioni future. Tutto questo ovviamente ha tempi, costi e fatiche diverse da quelle oggi prospettate da questa politica che sta svendendo le risorse del nostro territorio, bene comune anche delle generazioni future, ad interessi ristretti ed egoistici. Alle quelle forze della città che hanno, invece, davvero a cuore il futuro di Messina chiediamo e proponiamo di impegnarsi in una Progettazione, in un’idea di sviluppo positivo, capace di coniugare valorizzazione del territorio e lungimiranza, lavoro e opportunità per tutta la comunità e non per i pochi, soliti noti.