ROGHI, SUICIDI, INSURREZIONI: GLI EFFETTI DELLO STATO PREDATORE

A Radio Londra il seguitissimo Giuliano Ferrara commentando l’infelice invettiva di Antonio Di Pietro sui tanti imprenditori che si sono suicidati per le troppe tasse del governo Monti, forse ha scelto di stare con la minoranza degli italiani. Ma questo non significa che il direttore de Il Foglio possa essere arruolato come tanti altri giornalisti a fans del governo Monti. Tuttavia concordo con luiche cavalcando la tigre della protesta, come fa Di Pietro, si rischia di essere demagogici e qualunquisti, però come si fa a non essere tentati di accostare i recenti suicidi o roghi alla nefasta politica dell’attuale Governo. E’ faticoso convincere i milioni di italiani, che in queste settimane stanno subendo misure impositive straordinarie dal governo dei tecnici, che la colpa non è di Monti ma di altri? Del resto più di un ministro tecnico, si è espresso con frasi arroganti, per tutti la Fornero, che a proposito della riforma del lavoro, ha detto che è stata chiamata al governo non per distribuire caramelle, a fare questo ci pensavano quelli che c’erano prima, i politici. La ministra non poteva essere più chiara, l’ho sempre pensato che questi professori sono stati chiamati per fare il “lavoro sporco”. Certo sarebbe assurdo addossare a Monti tutte le colpe della crisi economica che sta attraversando il nostro Paese, in particolare il super debito pubblico, la colpa maggiore è del sistema impositivo del nostro Stato moloch che da oltre trent’anni attraverso continue tasse vessa i cittadini italiani. Anche se Monti, come sostengono esperti economisti, sta certamente consolidando questo Statopredatore, che ha accumulato in tutti questi anni un debito pubblico stratosferico, probabilmente risalente“ al Regno Sardo- scrive Robi Ronza – quando scaricò sul nuovo Regno d’Italia il grande debito pubblico che aveva accumulato per finanziare le sue guerre contro l’Austria. Da allora a oggi la pressione fiscale relativamente sempre eccessiva non ha mai smesso di accompagnare la storia dello Stato italiano”. In questi anni nessun governo o regime ha potuto o voluto risolvere il problema del debito, perché questo implicherebbe: a) una rigorosa riforma dell’amministrazione centrale dello Stato che è di gran lunga la prima fonte di spese pubbliche improduttive (un ministero inutile, e ce ne sono diversi, costa molto di più di migliaia di piccoli comuni, i quali notoriamente costano pochissimo); b) la rottura del circolo vizioso costituito da aliquote iniquamente elevate che inducono all’evasione fiscale da un lato, e dall’altro da un controllo di polizia esercitato da un corpo ad hoc, la Guardia di Finanza, unico caso al mondo di polizia tributaria con carattere di forza armata e competenze anche in tema di controllo del territorio e persino di ordine pubblico (una particolarità da cui viene conferma ipso facto che lo Stato italiano mette in conto l’eventualità di forme di resistenza al prelievo delle imposte che potrebbero giungere fino alla rivolta)”. (Robi Ronza, Lo Stato il grande predatore, 2.4.12 Labussolaquotidiana.it)
E non sono neanche i funzionari di Equitalia, l’Agenzia delle Entrate, ad essere i responsabili dello stillicidio di suicidi a causa del sistema impositivo fiscale. E come dare al boia la colpa della pena di morte. Pertanto ha ragione Attilio Befera a difendere Equitalia dall’accusa di essere in certo modo moralmente responsabile dei gesti disperati di imprenditori che non possono sostenere il peso oneroso del fisco. Legata alla questione delle troppe tasse da pagare, c’è quello dell’evasione fiscale dolosa e ingiustificata, che va perseguita come qualsiasi altro delitto maricordiamo che c’è anche l’evasione per necessità se non per disperazione. Pertanto, conclude Ronza “ il richiamo al dovere morale dei cittadini di pagare le imposte non accompagnato da un analogo richiamo al dovere dello Stato di non depredarli, rischia di essere farisaico o quantomeno di risolversi in un indebito omaggio a un potere che non se lo merita”. Piuttosto sarebbe opportuno che l’attuale governo e soprattutto il ceto politico di fronte ai gravi episodi dei roghi dei suicidi e delle proteste per le troppe tasse come quelle che sta raccogliendo quotidianamente Il Giornale dovrebbero riflettere seriamente.

DOMENICO BONVEGNA
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