COME DOVREBBERO RIFORMARSI I PARTITI

Il “Governo dei tecnici” con la sua cura da cavallo ci sembra che per guarire la malattia stia ammazzando il malato, cioè tutta la società civile. Ciò a nostro avviso accade perché questo governo ha le mani legate, è ostaggio dei partiti politici che da dietro le quinte ancora decidono il bello e cattivo tempo e gli fanno fare quello che vogliono (senza assumersene tuttavia direttamente la responsabilità). Siamo nell’ipocrisia più evidente! La democrazia langue, l’arroganza e la prosopopea dei partiti è immutata, la società civile soffre e giustamente si indigna. Ma basta indignarsi? Per riacquistare fiducia e credibilità ci permettiamo di avanzare ai nostri rappresentanti politici alcune proposte, in modo che i Partiti da “padroni” (come attualmente vengono percepiti dall’opinione pubblica) tornino a svolgere il ruolo di veri “rappresentanti” dei Cittadini italiani, cioè di tramite tra questi e le Istituzioni, come previsto dalla Costituzione della Repubblica. Ruolo che una sana DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA esige se vogliamo uscire dall’attuale “dittatura dei partiti” (“partitocrazia”) che tanti danni ha arrecato e continua ad arrecare al Sistema Paese, danni a tutti noti che non stiamo qui a ricordare.
Le PROPOSTE che indirizziamo ai partiti politici vanno nel senso di una DEMOCRAZIA PIU’ ONESTA E PIU’ PARTECIPATA, se non proprio “diretta”:
– abolizione immediata del finanziamento pubblico ai partiti;
– autofinanziamento degli stessi mediante tesseramento ed oblazioni volontarie e palesi, con rendicontazione sottoposta a controlli esterni da parte di organismi tecnici non politici qualificati “super partes”;
– ripristino delle sanzioni penali per il reato di “falso in bilancio”, causa di tanti comportamenti illeciti, corruzione, evasione fiscale, costituzione di “fondi neri”, esportazione di capitali all’estero nonché di concorrenza sleale;
– netta riduzione (almeno dimezzamento) degli emolumenti a tutti gli eletti nelle Pubbliche Istituzioni (la politica dovrebbe essere intesa non come una professione lucrativa ma come un servizio temporaneo in favore della collettività) ed a tutti i “nominati” dai partiti politici nei vari Enti e Società a partecipazione pubblica ;
– modifica (assolutamente prima delle prossime elezioni politiche) dell’attuale vergognosa legge elettorale, che permette alle segreterie dei partiti di candidare e di far eleggere chi vogliono calpestando la volontà degli elettori;
– abolizione dell’immunità parlamentare per reati non strettamente connessi alla attività politica (giudizio da affidare ad una Commissione di Magistrati esterna al Parlamento);
– riduzione drastica (almeno dimezzamento) del numero dei Parlamentari, dei Consiglieri Regionali, Provinciali e Comunali ed eventuale riduzione dei seggi proporzionalmente al numero dei non votanti;
– esclusione dalle liste elettorali di personaggi di dubbia moralità, tanto più se inquisiti o condannati per gravi reati, in particolare contro la Pubblica Amministrazione, il patrimonio, la persona e la morale, specialmente se già eletti in precedenti mandati;
– per le candidature obbligo di presentare curricula professionali con allegati titoli di studio non fasulli, esperienze ed attività lavorative attuali e pregresse (anche ai fini di possibili future “nomine” in Enti pubblici e Società partecipate) da sottoporre al vaglio “meritocratico” di una Commissione di Probiviri o meglio degli iscritti con “votazioni primarie”;
– vincolo di mandato per tutta la durata della legislatura in ogni Assemblea elettiva (Parlamento, Regioni, Province e Comuni), onde evitare quei casi vergognosi di “saltimbanchismo” avvenuti contro la volontà degli elettori;
– limitazione temporale a due o massimo tre mandati nei succitati organismi elettivi ed imposizione di un tetto d’età, per consentire il fisiologico ricambio della classe politica dirigente (ed anche evitare il consolidarsi di “cricche” politico-affaristiche);
– divieto dell’esercizio di “pluri-incarichi” e dello svolgimento di attività professionali lucrative contemporaneamente al mandato elettorale (onde evitare conflitti di interesse e permettere lo svolgimento a tempo pieno e senza impedimenti dell’incarico istituzionale);
– introduzione di meccanismi di “democrazia diretta” sia all’esterno (es. Referendum “propositivi” e non solo abrogativi, con abbassamento significativo del numero dei proponenti ed abolizione del “quorum”, come in Svizzera) sia all’interno dei partiti (con la promozione di dibattiti, convegni, votazioni interne, congressi più frequenti, ecc.) per dar voce a chiunque voglia attivamente partecipare alla vita pubblica anche se non ricopre cariche istituzionali;
– maggiore rappresentanza femminile e giovanile nelle liste elettorali, per favorire l’apporto di nuove energie vitali nelle Pubbliche Istituzioni;
– punire l’assenteismo degli eletti con la decadenza dall’incarico dopo un certo numero di assenze anche giustificate, facendo subentrare in loro vece i primi dei non eletti.
Se almeno parte delle nostre proposte venisse attuata, siamo certi che la nostra democrazia subirebbe un salto di qualità e che i nostri politici riacquisterebbero la fiducia degli elettori e quella dignità che al loro ruolo compete.

Giovanni Dotti e Martino Pirone