L’esperienza che qui ha preso forma dall’Estate 2011 e che è culminata nella manifestazione del 23 Ottobre, nasce da un nuovo concetto di “spazio pubblico” e vive la tensione di costruire una progettazione comunitaria dei luoghi. L’idea forte che ci ha fatto pensare di ripartire, dopo una lunga pausa, con un appuntamento proprio il Primo Maggio consiste nel ripensare i nostri territori, questione secondo noi imprescindibile dal contesto generale nel quale viviamo.
Riteniamo evidente come celebrare il Primo Maggio in un cantiere da decenni abbandonato insieme alle promesse di prosperità che ad esso si accompagnavano, sia un fatto di per sé emblematico. Questa struttura, sita in uno dei posti più belli del Mar Mediterraneo, sembra, con la sua mastodontica e decadente inutilità, consegnarci un monito ed una lezione che vogliamo ascoltare ed imparare. Abbiamo provato in questi mesi a fare bello ciò che è brutto per dare l’idea di ciò che potrebbe diventare mutando definitivamente la sua ragione d’essere. Tutto ciò, ovviamente, non riguarda una disquisizione meramente “estetica”, ma sostanziale, su quello che questi territori potrebbero offrire ai loro abitanti. Il lavoro di cui è testimonianza l’ex Sea-Flight è un lavoro che ignora, sovrasta, annichilisce il territorio, salvo poi mostrarsi incapace di sostentamento vista la stessa vacuità di cui si pasce, vista l’idea di sviluppo che sottende. Il medesimo ragionamento ha consentito per anni che si dilapidassero incredibili risorse inseguendo l’idea di un ponte che azzerebbe i luoghi piuttosto che metterli in comunicazione, mentre per l’assenza di soldi e, soprattutto, di senso civico gli stessi territori si sgretolavano anno dopo anno causando vittime e distruzioni.
A questo punto, in occasione del Primo Maggio, proponiamo un’idea diversa, in cui la cura dei luoghi, il recupero della storia e delle tradizioni ad essi legati, gli scambi con altre culture, siano occasione di “lavoro” non a termine, non depredatorio e depauperante, bensì in armonia con ciò che lo circonda. Auspichiamo che quest’area fatiscente divenga “cantiere” inteso in modo totalmente nuovo, di idee, di ricerche, di forme d’intervento, di trasformazione per divenire parte del luogo, luogo esso stesso di sperimentazioni ed idee anche di un modo altro di intendere il “lavoro”. In tal senso proponiamo questa giornata, in cui si intrecceranno istallazioni ed opere d’arte, musica popolare e laboratori di creatività per bambini, teatro e performances, dibattiti e riflessioni, incontri tra culture e socializzazione, ovvero tutta quella ricchezza che vogliamo offrire ed offrirci fuori da logiche di mercato, ma all’interno di una differente idea di futuro, lavoro, risorse ed economia.
Siamo qua e siamo vivi.
Collettivo Quasivive