Ecco, caro diario. Il mio dovere l’ho fatto. Sono stato solerte e beneducato come di solito faccio. Sono stato garbato ma anche deciso. Sono stato riconoscente ma ho anche ribadito il mio impegno per l’amata città che sto governando. Sono stato diplomatico ma anche caparbio nel rivendicare i risultati della mia gestione di Messina. E adesso, qui nel privato, davanti alla splendida vista sul Viale San Martino che i miei amici Franza si sognano pure, tiè (allego gesto apposito con braccio), posso pure sfogarmi. Questo Franzantonio Genovese non me la doveva fare. Dirmi in faccia al mondo con Angelino Alfano alle porte, che il degrado della mia amata città è “gravissimo”! Non capisco quale sia il complotto che sta dietro alle sue parole. Ma come! Io mi sono opportunamente defilato quando in Consiglio Comunale hanno fatto quella bagarre su lottizzazioni, approdi, Tir e porti turistici o come diavolo si chiamano. Io che mi sbatto da mattina a sera per inaugurare asili nido a Giostra, strade al Cep, centri culturali a Camaro… Io che devo combattere con quella masnada di lobbisti che bloccano piazza Cairoli e con le truppe di turisti che – per carità, ben vengano – occupano il suolo pubblico delle Chiese e i pubblici bus diretti a Taormina senza versare neanche un obolo ai miei concittadini, che non sempre mi amano ma di sicuro impallidiscono come il sottoscritto quando vedono frotte di pellegrini invadere il Bar Billè di Bruno Cilento per andare all’udienza con Giampi D’Alia. Io ho fatto il Miracolo, nel vero e maiuscolo senso della parola, quando milioni di euro si sono riversate a Messina per andare a salutare le spoglie degli Svincoli: una miniera per tutti. Una miniera da Brolo a Ponte Naso. Così, almeno spero, altrimenti chi lo sente, quel petulante di Angelino che gli tratto male il figlioccio Ninetto Germanà? Sono io ad avere il fardello del vero Messia, non Basilio che si dichiara il mio Salvatore sorseggiando thè davanti al mare delle Eolie, manco fosse la reincarnazione di Cristo. Io devo combattere ogni giorno con i miei detrattori dichiarati e con quelli nascosti. E D’Alia che fa? Mi fa la predica sul disagio e sul degrado e sulla mancanza di sicurezza della Mia città! La Mia città, hai capito? È come se io andassi da lui e gli rimproverassi di trascurare Luciano Taranto e Giovanni Ardizzone o la cura delle anime smarrite come Pippo Naro. Caro diario, sono furibondo. Sono così incazzato che ho attaccato il telefono in faccia a Marcello Scurria, ho appena mandato a quel paese Egidio Bernava che sta organizzando un mega festival internazionale del cinema, del teatro e della fotografia e ho sbroccato con Enzo Garofalo dicendo che tanto il prossimo parlamentare sarò io e, se riesco a ottenere i superpoteri da Angelino, farò fuori mezza classe dirigente per promuovere solo donne, che sono più brave e affidabili. Ho pure sbattuto la porta in faccia a Dario Caroniti, perché mi sono rotto le palle di predicare il dialogo con l’anima cattolica quando l’anima cattolica viene a rompere le palle proprio a me. Caro diario, hai presente quando ho vinto le elezioni comunali contro quel poveraccio, si fa per dire, di Franzantonio, che aveva le possibilità di vincere pari a nulla virgola zero? Ecco: ho lo stesso pallore di quel giorno. Solo che allora stavo male ma ero felice. Adesso invece accuso il colpo perché ho consumato tutte le energie per non svenire davanti al cavaliere Pippo Ricciardello: come faccio a pagargli quel cavolo di Svincoli? Sono peggio di una sciroccata profumata di letame. Una folata di cemento. Quasi quasi stringo un patto con quei testardi dei Burrascano: in campagna elettorale son più utili delle corna. E intanto mando un biglietto di ringraziamento al vescovo Lillo La Piana per le parole che non ha detto quando avrebbe potuto infierire. A proposito: ma c’è già stato, monsignore, in qualche periferia? Io, sì, altrimenti come potrei vincere a mani basse? Eh, sì mi auguro che questo stato di disgrazia duri a lungo: sai che zucchero… svincoli o non svincoli.
Peppino