COME EVOLVERà IL CAPITALISMO?

Egregio Direttore,

difficile dare una risposta a questo quesito, anche dopo aver letto diverse opinioni, tra le quali quelle oltremodo lucide e razionali del filosofo e storico inglese marxista, 95°enne, ERIC HOBSBAWM, riportate in una illuminante intervista al settimanale L’ESPRESSO (n.19/2012) di questa settimana che invito i suoi affezionati lettori a leggere e meditare e di cui mi permetto di tracciare una breve sintesi.
CAPITALISMO: opera attraverso crisi e successive ristrutturazioni, non possiamo sapere quanto sia grave quella attuale; spostamento del centro di gravità dai vecchi paesi occidentali (nazioni che E.H. pensa siano in un rapido declino) verso quelli emergenti (del Bric: Brasile, Russia, India, Cina); nonostante la gravità della crisi l’economia mondiale continua a crescere, però fuori dall’Occidente; il Capitalismo non è un sistema unico e coerente ma ci sono tante varianti; per i paesi del vecchio capitalismo il problema è come mantenere gli standard del benessere esistenti (cioè il Welfare); sta emergendo il fenomeno del “Capitalismo di Stato”, buono per creare infrastrutture ma meno per creatività e innovazione, ma che a differenza del privato può gestire egregiamente il Welfare (per questa forma di Capitalismo E.H. prevede un grande futuro, anche perché non è legato all’obbligo di una crescita senza limiti e al consumo di risorse naturali, che vanno verso l’esaurimento – tema caro agli ambientalisti-);
LIBERISMO ECONOMICO: non è vero che il capitalismo di “libero mercato” sia necessariamente legato alla libertà e alla democrazia, ne vediamo oggi le conseguenze disastrose per le masse popolari (sconfitta storica di quella che lui chiama “teologia del libero mercato” e fine dell’economia liberale come è stata conosciuta negli ultimi decenni);
CAPITALISMO e SOCIALISMO non sono necessariamente due vie contrapposte e alternative come le abbiamo concepite finora, Marx spiegava solo che il sistema capitalistico un giorno sarebbe stato superato;
FINANZA e INFORMAZIONE: due mezzi potenti nelle mani di una élite globale che decide tutto nel campo dell’economia, ma la borghesia non è scomparsa. La Finanza è necessaria per il Capitalismo, ma non è indispensabile
LOTTA DI CLASSE: il vecchio proletariato si è spostato dai vecchi paesi a quelli emergenti, è là che dovrebbe esserci la lotta di classe (ma non la vediamo ancora);
RIVOLUZIONI: improbabili, anche se secondo le antiquate credenze della sinistra la crisi dovrebbe produrle (non si vedono, a parte qualche protesta degli indignati);
GLOBALIZZAZIONE: il vero problema è la “asimmetria” della glob., come pure quello della non glob. della politica, ancora frazionata nei centri di potere degli Stati nazionali, con conseguenze negative per l’economia e l’ambiente in generale;
ECONOMIA MISTA (Pubblico e Privato): falliti i tentativi del XX secolo (URSS) di eliminare il settore privato, come pure il tentativo ultraliberista di lasciare andare l’economia senza regole e senza alcun intervento esterno, cosa resta per appianare le diseguaglianze sociali prodotte dal Capitalismo attuale? Non si può pensare ad una crescita solo dell’economia: abbiamo un “obbligo morale” di cercare di costruire una società con più uguaglianza.
MARX: rimane il suo metodo di analisi della società e la sua previsione che i lavoratori devono organizzarsi in quanto partito di classe. “La sinistra attuale non ha più niente da dire, non ha un programma da proporre; quel che le rimane rappresenta gli interessi della classe media istruita e non sono certo centrali nella società”. Ho cercato di riassumere il pensiero di questo illustre pensatore anche perché lo trovo in sintonia con quanto dico e scrivo da tempo, e invito i Suoi lettori (in particolare l’esimio prof. Barone, Bontempi, Madasi e altri) a cimentarsi su questi importanti argomenti di alta speculazione storico-filosofica, che poi tanto teorici non sono in quanto interessano lo sviluppo di tutta la nostra moderna società.

Giovanni Dotti