Berlusconi fa il falco, Letta media

La tentazione c’è stata. Almeno a parole. Forse frutto del nervosismo o sull’onda crescente dei falchi. Fatto sta, che di fronte allo stato maggiore del Pdl riunito ieri sera a palazzo Grazioli per discutere del (magro) bottino elettorale, Silvio Berlusconi ha ragionato della possibilità di togliere il sostegno a Mario Monti e andare a votare a ottobre. La serata, raccontano, è cominciata così: con uno sfogone dell’ex premier nei confronti del suo successore, soprattutto per quelle punture di spillo su chi avrebbe causato o meno la crisi e le "conseguenze umane" della suddetta. Parole che hanno trovato buona eco in molti dei presenti: tra questi, d’altra parte, la maggiorparte da tempo iscritti al partito del ‘molla il Professore’.

Eppure la serata non sarebbe finita con questa decisione: non solo perché assumersi le conseguenza di un crisi di governo mentre è ancora in atto quella economica sarebbe scivolosissimo.
E nemmeno soltanto in virtù delle misere percentuali conquistate alle amministrative che di certo non determinano un rinnovato slancio verso le urne. A insistere molto perché Silvio Berlusconi placasse il suo istinto ‘assassino’ sarebbe stato anche Gianni Letta. Il quale, peraltro, non da oggi è finito nel mirino di una parte del Pdl che lo accusa di fare troppa ‘intelligenza’ con il governo. Per esempio sulle nomine nelle varie Authority da rinnovare: dossier che ieri è stato sfiorato, che interessa molti esponenti del Pdl e di cui l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha negato di occuparsi.

Il partito, insomma, diviso tra inclinazioni governicide e voglia di autoconservazione, continua a valutare piani B che consentano di tirarsi fuori dal guado in cui è finito e in questa ottica si guarda con interesse a quanto sta accadendo al centro e soprattutto al de profundis del Terzo Polo proclamato ieri da Pier Ferdinando Casini. La parola d’ordine, per ora, resta: tirare la corda con i Professori, essere meno indulgenti e supini rispetto alle decisioni assunte. Frutto di studiata strategia o meno, d’altra parte, il malcontento nei confronti dell’esecutivo finisce comunque per emergere. E così, sebbene Monti stia attento ad blandire Berlusconi dicendo che "ha fatto molto" sulle riforme, 42 deputati del Pdl hanno deciso di tornare a rinfacciargli quelle frasi sulle conseguenze umane della crisi e hanno presentato un’interrogazione parlamentare per richiamarlo al suo "dovere etico e politico" di chiarire a chi si riferisse.

Se tuttavia gli iscritti al gruppone degli antimontiani nel Pdl tende ad aumentare, non si può certo dire che all’interno del partito regni l’armonia su un tema alquanto strategico come quello della legge elettorale. Insomma, non un argomento qualsiasi considerando che dalle modifiche alla stessa dipende in buona parte anche il ‘disegno’ che si ha per il 2013. Oggi un gruppo di deputati che comprende sia ex An che ex Fli (Meloni e Crosetto in testa), sconfessando apertamente quanto fatto finora sulla bozza Violante ma anche voci su doppi turni alla francese, ha presentato una proposta di legge che prevede alcune correzioni al porcellum, tra le quali il ritorno alle preferenze. Ed è proprio su questo punto che si sono registrati pubblici distinguo. Il più pesante quello del capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che ha spiegato "non temo le preferenze, ma non le condivido".