IN MARCIA CONTRO BUZZANCA!

La Messina che non vuole alzare bandiera bianca protesta contro la diversa democrazia del sindaco Peppino Buzzanca. Questo è lo spirito che porta la gente in piazza: il bisogno di credere in qualcosa che oggi sembra impossibile. I cittadini chiedono rispetto, servizi, trasparenza. In una parola buona amministrazione. In questi anni vi abbiamo raccontato che quanto messo in campo da Buzzanca oggi, Francantonio Genovese prima di lui era diverso: ma non è che Salvatore Leonardi o Franco Providenti avessero pure loro brillato in qualità politica… Quella messinese è una condizione di vita da non augurare a nessuno: servi di un potere bipartisan che si nutre delle risorse della comunità solo per soddisfare la Lobby dello Stretto. Abbiamo conosciuto persone valide che sono cadute nell’illusione che bastava gridare al vento un’idea perché si realizzasse, nella convinzione che fosse sufficiente affiggere una bandiera al balcone, perché il messaggio che ne è intrinseco si diffondesse nell’aria. Il Sistema Messina ha divorato idee, valori, opinioni e buoni propositi. Il Comune come l’Università, il Policlinico come l’Ato3 o l’Amam. E nella città del “lei non sa chi sono io” le uniche cose certe sono le lettere anonime: dalla gestione del sindacato a quella dell’Ateneo. Ci sollecitano per esempio, a illuminare “l’allegra gestione ‘familiare’ di Scienze della Formazione, la facoltà in cui ci si chiama tutti per nome perché parenti, a dispetto dei processi penali già in corso…”. Cercheremo di fare luce perché IMG Press non ha cambiali in bianco con nessuno, capito? Il campo delle gestioni universitarie è, tra tutti, il più complesso per vedere sbocciare un barlume di legalità. I baronati e la spesa sanitaria insieme hanno sempre scatenato l’organizzazione di canoni e tradizioni poco sormontabili. Il Rettore di turno scontenta sempre qualcuno, anche più di uno e qualche volta ci scappa il morto. Come la vicenda – mai chiarita – del professore Matteo Bottari insegna, i risultati sono spesso imprevedibili. Dolorosi, tragici. A scuola ci convincevano a non entrare in classe perché prendere in mano un megafono e portare avanti uno striscione con migliaia di coetanei era cosa buona e giusta. Non si poteva entrare a scuola, come se niente fosse, mentre qualcuno progettava di sconvolgere i già precari equilibri della nostra terra, o ancora mentre il nostro governo progettava tagli all’istruzione, riforme su riforme o chissà cos’altro. Poco importava se, tornando a casa, gli striscioni venivano abbandonati sulle strade, se nessuno dei futuri maggiorenni aveva idea delle elezioni imminenti o ancora se uno qualunque dei manifestanti fosse in grande di sintetizzare il contenuto della riforma tanto criticata. Messina gioca con il fuoco non solo a scuola ma anche nei servizi sociali, nella raccolta dei rifiuti, nel cementificare grosse porzioni di territorio e nel redigere i Bilanci. Il peggio arriva, quando eletti amministratori, rettori, primari, deputati o sindaci si inizia a credere che quello sia l’unico modo per far sentire la propria voce. Un’assurdità! Tutti sanno che le grandi battaglie per risanare conti e palazzi sono state combattute faticosamente, in tempi non brevi, con coraggio e impegno incessanti. Bisogna macchiarle di sudore quelle poltrone. Agire con coerenza. E’ così difficile? Ci saranno più infermieri o no? Maestre d’asilo o no? Nidi per l’infanzia? C’è una Messina che non solo non ha il lavoro, ma nemmeno lo conosce, lo cerca, ci crede, ci spera. La colpa è della cattiva politica che promette aiuti in campagna elettorale a tutti salvo poi usare il tappeto rosso per gli amici degli amici. Le società che lavorano con Palazzo Zanca sono tutte in crisi, eppure non siamo a conoscenza di azioni di responsabilità verso coloro che non hanno saputo portare a buon fine il mandato a loro affidato. Le azioni legali il sindaco, invece, le promuove verso chi è ostile al Sistema causando ulteriori spese legali, inutili, che altro non fanno che aggravare le casse comunali. Bisogna produrre una trasformazione culturale, e dobbiamo iniziare dal Comune. Un bravo amministratore deve convincere i cittadini che non ci sarà un solo euro che riscuoterà dalle tasse che non verrà usato in maniera assolutamente trasparente, per soddisfare proprio le pretese e i diritti degli stessi cittadini. Il tutto – sia chiaro – sia lecito. Basta far doni ai cialtroni!