Cari lettori, certamente facciamo una riflessione di parte della quotidianità messinese ma cerchiamo di dare voce a chi non ne ha: i cittadini. Ci proviamo come meglio possiamo, con i nostri difetti, i nostri pregiudizi, i nostri limiti ma è così difficile restare in silenzio mentre la città crolla. Dovremmo tutti noi che ci occupiamo di informazione, ascoltare sempre le loro emozioni, la rabbia, i desideri, le richieste di aiuto, i progetti. Ma una procedura tipica della politica locale è questa: succede un incidente, uno scandalo, una spesa un po’ troppo elevata imputabile al Sistema? Invece di relegare il medesimo nel percorso giudiziario, lo si eleva a oggetto di culto. Cioè si premiano coloro che di quell’incidente, quello scandalo, quella spesa un po’ troppo elevata sono i protagonisti. Ci sono nobili salotti specializzate nel tessere encomi e ci sono prestigiose stanze rivolte a “parlare” di questi argomenti scottanti. Sempre con le migliori intenzioni, ovviamente. Sempre a fin di bene. Sempre per educare il cittadino e deplorare i reprobi. Come ci insegnano le storie di molti professionisti creativi. Basta chiamare un portavoce del SISTEMA MESSINA e il più è fatto: condire il tutto con uno spruzzo di ipocrisia e servire in tavola. Da questa prassi consolidata, emerge un’immagine schizofrenica della città peloritana che crede in tutto e nel contrario di tutto. E con onestà individuare buoni e cattivi diventa l’impresa, quasi titanica. Il vero problema è capire per esempio chi ha sprecato risorse a Palazzo Zanca e chi invece ha fatto risparmiare il contribuente; chi è davvero esperto in qualche cosa e chi un conclamato cialtrone petulante. Già, come orientarsi tra tanti paladini, giuristi e statisti? Poi, con quel che costano ai cittadini… insomma è quel qualcosa che a noi sfugge ma che spesso consente loro di uscire indenni dalla palude della Giustizia. Gli argomenti più cult degli ultimi giorni sono gli Svincoli, l’Atm, i centri commerciali. Sorvoliamo sui primi perché ne abbiamo parlato fin troppe volte senza ricevere adeguate informazioni (i soldi per saldare le spettanze dell’impresa del cavaliere Pippo Ricciardello dove sono?) e riflettiamo sugli altri due nodi: il direttore generale dell’Azienda trasporti di Messina, Claudio Conte, è stato rinviato a giudizio con altre cinque persone, tra dirigenti e impiegati, nell’udienza preliminare scaturita dall’inchiesta che lo scorso novembre ha travolto l’Atm. L’inizio del processo è fissato per il 15 ottobre davanti al giudice monocratico. L’inchiesta ha ipotizzato una truffa ai danni della Regione e dell’Agenzia delle Dogane che, secondo l’accusa, avrebbero erogato all’Azienda trasporti un maggiore contributo attraverso falsi consuntivi sui chilometri percorsi dagli autobus. Per altri sei indagati il Gup Maria Vermiglio ha disposto il non luogo a procedere con le formule "perché il fatto non costituisce reato" e "perchè il fatto non sussiste". Disposti anche prescrizioni parziali. Truffa aggravata e falso le accuse contestate a vario titolo. Siamo certi che al processo dimostreranno la loro innocenza, ma se ove fosse provata l’accusa della Procura ci sarebbe da scrivere che all’Atm è sorprendente: se aiutati, possono trovare risorse inaspettate. Come sorprendenti sono le vie del traffico nella Zona sud. Come far passare in silenzio l’esasperazione e le paure dei residenti che stanno vivendo ormai da tempo sulla propria pelle le gravissime problematiche legate alla viabilità e alla sicurezza del territorio. Non c’è ora del giorno, anche festivo, che non sia caratterizzato da code interminabili. Per completezza del discorso, teniamo a precisare: non siamo contro l’apertura di insediamenti commerciali, purché portino economia e impiego e non caos viario e lavoro nero. Ecco perché chiediamo sempre e comunque il rispetto delle regole e cioè l’applicazione di tutte quelle norme che riguardano l’impatto sul territorio ai progetti (cd impatto ambientale), il corretto ed effettivo studio dei flussi di traffico indotto, dotazione dei parcheggi, sufficienza delle vie di accesso. Senza regole per strada e nei Palazzi istituzionali si raggiunge solo l’obiettivo di legalizzare porcherie, di cedere all’inganno, alla raccomandazione, di far gonfiare la spesa. Magari è per questo che i sono molti i messinesi che esprimono sfiducia nei confronti delle Istituzioni, a causa delle inefficienze evidenti nella gestione della cosa pubblica. La voglia di tuffarsi nell’euro è una pessima consigliera.