Contro il finanziamento pubblico ai partiti. Non mollare!

E’ stato ufficialmente reintrodotto il finanziamento pubblico ai partiti. Lo ha votato la Camera dei deputati e, a tavolino, ci sono i numeri perchè il testo approvato sia anche licenziato dal Senato. Una reintroduzione che fa piazza pulizia dell’ipocrisia su cui si basava la spartizione dei soldi fino a oggi, ufficialmente erogati come rimborso elettorale dopo che gli italiani avevano bocciato con referendum il finanziamento di per sè. Infatti lo chiamavano rimborso, ma erano molti piu’ soldi di quanto i partiti avessero speso in campagna elettorale, e quindi un finanziamento di fatto. Grazie ai partiti si governa e amministra il Paese, ma non è obbligo da nessuna parte che questi partiti debbano essere finanziati per il fatto stesso di esistere. I risultati di questo metodo sono sotto gli occhi di tutti, ed è ridicola la famosa chiacchiera a cantilena che ci viene ripetuta: se non ci sono i soldi pubblici ci sarebbero quelli privati e chissà cosa farebbero i partiti per averli. Ridicola perchè i soldi pubblici i partiti li hanno avuti e hanno fatto lo stesso le porcherie di cui sono piene le cronache giudiziarie dei nostri media. Quindi, tanto vale, che se le porcherie comunque ci sono, si risparmino almeno i soldi dei contribuenti e, magari, se c’è volontà politica in questo senso, si mettano limiti e regole stringenti per i finanziamenti e condizionamenti dei privati (Usa docet). Inoltre si potrebbero prevedere agevolazioni per “il fare” ma non per “l’essere”: costi minori per sale dibattiti, per le spedizioni postali, per l’Iva, etc. Ma quello che diciamo è fantapolitica. La realtà è quella che oggi tutti conoscono. E non se ne viene fuori. Per cui, prendiamo atto e cerchiamo di aiutare noi stessi e chi riesce ad ascoltarci a farsi meno male. Lo diciamo noi Aduc che non percepiamo alcun finanziamento pubblico e non partecipiamo al CNCU (Consiglio nazionale consumatori e utenti, presso il ministero dello Sviluppo Economico) dove la maggior parte delle associazioni siede e si spartisce le prebende dello Stato, oltre a quelle che prendono da Regioni, Comuni, banche, gestori di grandi servizi, etc. Certamente saremo in prima linea quando e se verrà lanciata la raccolta firme per un referendum abrogativo della nuova legge in divenire, ma non ci facciamo grandi illusioni. Altri referendum ci sono stati in passato e i risultati sono quelli che oggi non impediscono agli attuali padroni dei partiti e del Parlamento di fare ciò che credono. L’importante è non-mollare, costruire con chi è disponibile, a partire dalle teste di coloro che domani potrebbero amministrarci non come quelli di oggi.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc